"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 12 settembre 2007

CLIMA - Pecoraro: "Perdiamo un terzo delle coste

Il ministro alla Conferenza sul clima: "Temperatura cresciuta 1,4 gradi in 50 anni
Quattro volte più della media del pianeta che è di 0,7 gradi in 100 anni"

Per l'Italia riscaldamento record"

Napolitano: "Essenziale che l'Europa parli con una sola voce"


Il ministro dell'Ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio


ROMA
- "La temperatura in italia è aumentata quattro volte in più che nel resto del mondo: 1,4 gradi negli ultimi 50 anni mentre la media mondiale è di 0,7 gradi nell'intero secolo". Con questo dato allarmante il ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio ha aperto la sua relazione alla conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, in corso a Roma.

Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha seguito l'apertura dei lavori della conferenza, sottolineando che "il problema del cambiamento climatico e del futuro dell'ambiente è uno dei più gravi e complessi problemi globali del nostro tempo".

"Per influenzare intese e sforzi coordinati che devono realizzarsi a livello mondiale per fronteggiare il problema del cambiamento climatico innanzitutto è essenziale che l'Europa parli con una sola voce", ha detto Napolitano. "Quindi è necessario che si porti davvero avanti quella politica europea integrata dell'ambiente e dell'energia che è stata avviata nel Consiglio Europeo in primavera, e che l'Italia faccia la sua parte".

La necessità di una politica globale è stata ribadita anche da Pecoraro Scanio "La prima cosa da fare è ridurre le emissioni. E' una politica globale ma ognuno deve fare la sua parte" ha detto il ministro, aggiungendo che "le piogge diminuiscono (14 giorni di pioggia in meno ogni anno al sud), gli episodi di siccità si moltiplicano, la desertificazione sta diventando un problema non solo per la sicilia, ma anche per la pianura padana". E aumenta il rischio idrogeologico nell'appennino meridionale e in parte di quello settentrionale, oltre che nelle alpi occidentali: le zone più a rischio sono in Calabria, Campania, Liguria e nelle Langhe". Infine le coste: secondo il ministro sta arretrando un terzo delle coste sabbiose del nostro Paese.

Pecoraro Scanio ha poi affrontato la questione delle emissioni. "Oggi solo in termini di anidride carbonica vengono emessi a livello mondiale tra 26 e 28 miliardi di tonnellate l'anno. Con il trend attuale" ha spiegato il ministro, "nel 2050 ci saranno 90 miliardi di tonnellate di Co2 in giro per l'atmosfera. Il pianeta con le foreste e gli oceani è in grado di assorbire oggi solo 12 miliardi di tonnellate, il 40 per cento. In futuro le capacità di assorbimento diminuiranno, perché più aumenta il riscaldamento più i sistemi naturali che catturano l'anidride carbonica si indeboliscono. Nel Mediterraneo lo scorso inverno l'assorbimento della Co2 è sceso del 30 per cento perchè la temperatura del mare era di due gradi sopra la media. E' urgente tagliare le emissioni perché il processo ci potrebbe sfuggire di mano e diventare incontrollabile".

"L'Italia ha accumulato dieci anni di ritardo e per colmare questo gap non basta la prima inversione di tendenza nelle emissioni dei gas serra che, secondo le stime dell'Apat, c'è stata nel 2006", spiega Pecoraro Scanio. "E' stato un segnale importante ma occorre un impegno massiccio. Nei dieci anni che ci separano dalla firma del Protocollo di Kyoto l'Italia invece di ridurre, come era nei patti, le emissioni dei gas serra del 6,5 per cento rispetto al 1990 le ha aumentate del 12,1 per cento. Non siamo in regola con il piano nazionale di allocazione dei permessi di emissione: non conviene da nessun punto di vista, né da quello politico né per quanto riguarda il nostro peso internazionale, né per il sistema economico".

Combattere i cambiamenti climatici, precisa il ministro, "significa innanzitutto attuare il Protocollo di Kyoto entro il 2012 e procedere alle ulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra indicate dall'Unione europea, pari ad almeno il 20 per cento entro il 2020 e al 60 per cento entro il 2050 coerentemente con le indicazioni dell'Intergovernmental panel on climate change".

(12 settembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/clima2/conferenza-roma/conferenza-roma.html

...

1 commento:

Franca ha detto...

E l'Enel vuole ritornare al carbone!