Potevo non parlare di lavoro, in questi tempi precari ed infidi? Certamente no.
Ma siccome non voglio dire tutto io - come faccio di solito... -, per ora posto soltanto la lettera che ho scritto a Bertinotti dalle parti di maggio (non posso essere precisa sulla data perché nel frattempo ho dovuto resettare il computer e mi ha perso tutta la posta... misteri dell'etere!) e si riferisce ad una collusione/collisione avvenuta dopo la puntata di Ballarò di fine marzo.
"Compagno Bertinotti, non sono un caso umano!
Mi scuso innanzitutto per il ritardo con cui mi rifaccio viva… sono appena rientrata da Roma ed in possesso del computer.
Sono la donna che ha avuto l’ardire di interpellarLa sulla questione dei lavoratori “anziani” subito dopo Ballarò di martedì scorso – mi rivolgo a Lei perché è stato mio interlocutore casuale, ma questo discorso riguarda tutto lo schieramento dell’Unione.
Capisco che il faccia a faccia con Berlusconi (prima delle elezioni, Ndr) La possa aver innervosito… si figuri quanto noi del pubblico, testimoni obbligatoriamente silenziosi di cotanta sfacciataggine...
Il nostro scambio di vedute è stato necessariamente breve, probabilmente mi sono anche espressa in modo poco chiaro… vorrei invece che fosse intelleggibile quello che intendo dire.
Non sono l’unica a vivere una situazione precaria. Ho tra i quaranta ed i cinquant’anni, più di dieci anni di esperienze di lavoro - che qualcuno definisce anche molto qualificanti - e mi ritrovo oggi ad accontentarmi (beata me che ce l’ho!) di un lavoro part-time nell’artigianato.
Stipendio? Sui cinquecento euro al mese. Ripeto però, non sono l’unica della mia generazione – il fatto che su dieci diciamo “lavoratori anziani” presenti in sala tre fossero nella stessa situazione mi pare indicativo e se le statistiche non si fanno così, è pur sempre un segno… Dei rimanenti sette, sarebbe stato interessante sapere quanti si accontentano di un lavoro non gratificante – almeno altrettanti. Noi siamo quelli che vengono buttati fuori dal lavoro perché troppo cari. Non si tratta solo (SOLO???) degli operai le cui fabbriche chiudono. Ci sono fior di professionisti che all’improvviso si ritrovano a piedi perché un giovane laureato – con contratto di formazione o simili – costa molto meno. Questo significa che è un problema trasversale, che non investe una categoria di lavoratori ma una generazione. I giovani sono un problema strategico e noi siamo un doloroso caso umano…. Ma non scherziamo.
Lei, ed altri a sinistra, affermate che ora è la generazione vecchia ad aiutare quella più giovane – siamo oltre: adesso sono i nonni che aiutano i figli a mantenere i nipoti – perché i nonni in pensione ci sono arrivati, per quanto spesso abbiano cifre ridicole (con buona pace di Berlusconi), mentre i figli sono stati derubati di tutte le promesse che sembrava stessero per realizzarsi. E adesso capiamoci bene. NON E’ e non deve essere una guerra tra poveri, cosa di cui mi è sembrato volesse accusarmi (tali guerre servono solo a chi ha il potere per mantenerlo). Non è più grave togliere le speranze nel futuro a noi, rispetto a non averne mai date ai giovani. SIAMO TUTTI NELLA STESSA ROVINOSA SITUAZIONE, i giovani vengono assunti in modo precario e noi ci accontentiamo di lavori saltuari ed altrettanto precari. I nostri figli, quelli che giovani ancora non sono… chissà. Certo se vince la destra sarà un’ecatombe, ma siccome sono ottimista ed altrettanto certa che gli Italiani il cervello lo abbiano e lo sappiano usare…
Esistono dei settori specifici, nelle agenzie di collocamento, che si occupano dei cosiddetti “over 40”: ciò significa che non si tratta di casi isolati.
Quando una ditta chiude, non ci sono ammortizzatori sociali che tengano – di più, noi non vogliamo essere accompagnati alla pensione, vogliamo continuare a dare quello che possiamo e fare grande l’Italia. Vogliamo guardarci allo specchio e sapere che CONTIAMO, non ci rassegniamo a coltivare il nostro orticello.
Lei parlava di “riciclarsi”. Benissimo, siamo disponibili – io per lo meno lo sono, e saprei anche in che campo orientarmi. Ma… mi mancano i fondi. Allora, invece di gravare sull’INPS a fondo perduto (e privare gli attuali giovani delle loro future pensioni, perché l’INPS non ha fondi illimitati…), perché non istituire/incrementare finanziamenti agevolati per gli over 40 che vogliono rimettersi in campo, magari con progetti alternativi alle attività imprenditoriali classiche, sfruttando settori come l’arte, il turismo, la cultura… che non inquinano e che certo in Italia non mancano? E’ solo un’idea che ho tratto dal mio vissuto e dall’aver parlato con alcuni “colleghi di sventura”, ma forse varrebbe la pena di provare.
Non vogliamo restare abbarbicati alle nostre scrivanie a rubare il lavoro ai giovani, non siamo in concorrenza con loro. Siamo in concorrenza con questo sfascio di paese malgovernato e depredato all’osso. Vogliamo TUTTI INSIEME vivere meglio.
Con stima, nonostante sentirmi definire “doloroso caso umano” mi abbia… avvelenato."
Rispetto ad allora, l'unica cosa cambiata è la stima. Andata persa perché nel frattempo l'onorevole è diventato Presidente della Camera e con i comuni mortali - che adesso chiama "cittadini": reminescenze della Rivoluzione Francese? - non parla più. Tant'è vero che non ha mai risposto...
1 commento:
La lettera oltre che bellissima è VERA.
Descrive perfettamente la realtà contemporanea in tema di lavoro.
Se vuoi, possiamo riscriverlo insieme: quattro mani, due generazioni, un problema.
Certo il Berti non avrà la soluzione, però ci vuole un pò di solidarietà con chi si è giustamente avviperito.
Saluti e... andateci piano con i post... che avete messo il turbo?
Alcuni argomenti, magari a voi cari, potrebbero non avere il giusto risalto.
Per le comunicazioni vi consiglio (ma posso o sembro antipatico??) creare dei link specifici, se possibile.
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