"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 18 ottobre 2007

Decimoputzu e le strategie dell'UE



di Maria Ferdinanda Piva

Il caso sardo è solo la punta di un iceberg? "Migliaia e migliaia di aziende agricole italiane sono indebitate e gli investimenti non sono più remunerati a causa della politica dell'Ue"
Quante aziende agricole italiane sono in situazioni simili a quella delle 5 mila che, in Sardegna, stanno andando all'asta perché non riescono a pagare i debiti nati da finanziamenti agevolati regionali?


Mentre lo sciopero della fame dei contadini sardi si sposta da Decimoputzu a Roma, Gianni Fabbris, responsabile nazionale di Altra Agricoltura, descrive il caso sardo come la punta di un iceberg fatto di situazioni altrettanto drammatiche ma diffuse e polverizzate. Le aziende agricole italiane, soprattutto quelle specializzate che è di moda chiamare "di eccellenza", sono stritolate da due opposte politiche. Prima, gli incentivi a investire, a indebitarsi per specializzarsi e migliorare. Poi, la decisione che le derrate alimentari vanno acquistate là dove sono low cost.

"Nei decenni scorsi, tutta la legislazione ha spinto gli agricoltori verso adeguamenti tecnologici ottenuti attraverso l'indebitamento, soprattutto nelle aree di colture specializzate, in serra e intensive", ripercorre Fabbris. Però, aggiunge, poi dall'altro è venuto il dietrofront, e le cose stanno finendo male: "Da dieci anni a questa parte gli investimenti non sono più remunerati dalla vendita dei prodotti, perché l'Unione Europea è orientata a ridurre il numero delle aziende agricole e a importare le derrate alimentari dai mercati più convenienti. Significa lasciare in secondo piano la produzione e a puntare su commercio e trasformazione. Non a caso la produzione di grano in Italia è diminuita del 45% negli ultimi tre anni, mentre invece è aumentata la produzione di pasta italiana".

E tutto il gran parlare che si fa di Dop, Igp, Made in Italy? "Gran parlare, appunto - risponde Fabbris - Gli investimenti che l'Unione Europea fa in questa direzione sono molto piccoli rispetto a quelli che orientano all'acquisto delle derrate alimentari là dove costano meno. L'Europa vuole tagliare del 40% le aziende agricole italiane entro il 2013: spariranno quelle piccole, indebitate, specializzate; si allargheranno e prospereranno quelle grandi ed orientate verso la produzione a basso costo". Le aziende cerealicole, spiega Fabbris, negli ultimi tre anni hanno ricevuto incentivi europei "assolutamente indipendenti dall'effettiva produzione. Questo significa che non conviene più produrre. Equivale ad una cassa integrazione a zero ore, a un prepensionamento, ad accompagnare verso l'uscita dal mercato. Prossimamente capiterà la stessa cosa anche alle aziende ortofrutticole", Sì, ma ora i prezzi dei cereali si sono messi a salire, addirittura l'Unione Europea ha fatto marcia indietro sul set aside... "E' una delle contraddizioni che l'Unione Europea ha prodotto, e che le stanno scoppiando in mano". (..)

fonte: http://www.greenplanet.net/content/view/19947/1/

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6 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Appello disperato:
Salviamo tutte quelle aziende oneste che lavorano con amore per la propria arte e con onestà, senza usare l'attività per un facile arricchimento, senza speculazioni finanziarie.
Perchè in questa era della globalizzazione sono morte molte forme di artigianato??
Tra i tanti motivi ve ne trovo anche uno più filosofico:
Dette forme di artigianato, lavoravano con dedizione, guadagnando prettamente dalla loro opera e senza "usare" la propria attività per arricchimenti oltremodo. Oggi invece le grandi aziende se ne infischiano (o quasi) della qualità dei loro prodotti e dei loro clienti, ma badano alla quantità per allargare il "giro" affaristico e appoggiandosi sull'azienda, fanno affari in diversi modi.
Un saluto.

Equo ha detto...

Edgar, ti prego! Non essere così ingenuo... Salvare le "piccole aziende" o, peggio ancora, l'artigianato in una società capitalista è una contraddizione in termini: chi non segue la "legge" del massimo profitto è destinato all'estinzione. Se vuoi salvare gli artigiani... cambia la struttura economica imperante sul pianeta :-))

Franca ha detto...

Nell'era della globalizzazione selvaggia, salvare le piccole imprese artigiane. Un'utopia...

Val ha detto...

Su con la vita Edgar.
Oggi la realtà e questa però da domani partiamo dai puntini,puntini di Franca.
Okay Allan Poe?:)

Anonimo ha detto...

Certo Val. (e bravo su Allan Poe!) :))

Concordo con tutti... Bello sapere che sotto sotto, seguiamo gli stessi orizzonti (o meglio, sogniamo gli stessi orizzonti).
Ciao.

Cambia la struttura economica imperante sul pianeta
Cambia la struttura economica imperante sul pianeta
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Cambia la struttura economica imperante sul pianeta
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Klank! Ok, io sono pronto Equo ;)