"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 17 ottobre 2007

Incursioni in Kurdistan iracheno: tutti contro la Turchia

PESSIMA NOTIZIA. CHE SI ACCOMPAGNA ALLA NOTIZIA DELLO 'SFONDAMENTO' DEGLI 89 DOLLARI A BARILE DEL COSTO DEL PETROLIO. CHE C'ENTRA? C'ENTRA, PERCHE' E' STATA COLLEGATA AD UNA POSSIBILE 'PENURIA' PER UN 'POSSIBILE' CALO ESTRATTIVO. QUINDI PAGHEREMO DI PIU' LUCE GAS E QUANT'ALTRO PERCHE' LA TURCHIA FA LA GUERRA AI CURDI.
AL VOLGO ED ALL'INCLITA: IL PROBLEMA NON SONO I TURCHI. SONO I CURDI, OVVIO.



Il Parlamento turco ha approvato con 507 voti a favore e 19 contrari la mozione con cui si concede ai militari turchi carta bianca per un anno per attuare, se e quando lo riterranno necessario, un'operazione in Nord Iraq finalizzata solo a liquidare i campi di montagna da cui muovono i ribelli curdi turchi del Pkk per compiere attacchi armati in Turchia.

Gli unici voti contrari sono stati quelli dei deputati del movimento filocurdo del Dtp (Partito per una società democratica). L'approvazione della mozione è condizione necessaria per un'operazione militare oltre confine, ma non è detto che il governo di Recep Tayyip Erdogan voglia farvi ricorso necessariamente in tempi brevi.

Il presidente americano George W. Bush infatti ha ribadito nelle stesse ore che «non è nell'interesse» della Turchia di mandare truppe nel Kurdistan iracheno.

Reazioni anche da parte irachena. «In base alla Costituzione irachena, alle truppe straniere non è permesso di stare sul suolo iracheno. Comunque, la presenza del Pkk è illegale». «Il governo turco non sta pianificando di combattere nel nord dell'Iraq. Non ci sono tensioni tra il governo iracheno e quello turco». Lo ha detto il presidente iracheno Jalal Talabani, parlando della crisi tra Ankara e Baghdad, a causa della presenza di basi di terroristi curdi nel nord dell'Iraq, che la Turchia vuole attaccare. In una conferenza stampa a Parigi dopo un incontro con il presidente francese Nicolas Sarkozy.

Turchia e Iraq hanno firmato il mese scorso l'accordo di cooperazione antiterrorismo sul quale esisteva già un'intesa di principio e che è rivolto in particolare contro le basi in territorio iracheno delle milizie indipendentiste curde del Pkk.

Baghdad vuole infatti prevenire una possibile offensiva turca e di fatto l'accordo non risolve la questione relativa agli sconfinamenti, o meglio agli «inseguimenti oltre confine», che dovrebbe essere oggetto di un ulteriore negoziato.

Da notare poi che se è vero che un'operazione su grande scala necessiterebbe dell'autorizzazione del Parlamento turco, per manovre più limitate - come ad esempio un'incursione aerea mirata - questo non sarebbe strettamente necessario: il che sembrerebbe indicare che Ankara ha in mente di condurre un'azione in forze.

L'ultima incursione turca in territorio iracheno risale a un decennio fa: anche allora l'obbiettivo furono le basi della guerriglia.

Le ripercussioni politiche di una nuova iniziativa militare sarebbero tuttavia molto gravi e metterebbero Ankara, pur Paese membro della Nato, in urto sia con Washington che con l'Unione Europea, senza contare la destabilizzazione che un'eventuale offensiva provocherebbe in Iraq.

Sullo sfondo rimane però l'eterno timore di Ankara che il Kurdistan iracheno possa - approfittando delle ricchezze petrolifere della regione di Kirkuk, che non a caso Saddam Hussein tentò di arabizzare a forza - ergersi a Stato indipendente scatenando di nuovo la guerriglia del Pkk, che negli ultimi tempi è notevolmente aumentata di intensità facendo decine di morti tra civili e militari.

Di fatto, proprio l'opposizione di Ankara rende per ora vano il piano statunitense di un Iraq completamente federale, che ha come precondizione la legge per la condivisione di tutte le risorse naturali del Paese (di cui le province centrali, a maggioranza sunnita, sono povere), in discussione in Parlamento; un intervento turco rischia però di portare il caos nell'unica regione essenzialmente stabile del Paese, appunto il Kurdistan iracheno, e di alienare l'appoggio dei curdi iracheni a Washington ma anche allo stesso governo di Baghdad.


Pubblicato il: 17.10.07
Modificato il: 17.10.07 alle ore 18.57

fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=69780

...

2 commenti:

Enly ha detto...

Solidarietà al popolo curdo.
Contro la repressione.
Per la libertà e l'autodeterminazione dello stato curdo.

Val ha detto...

Allora ricapitoliamo:Kurdistan iracheno,Kurdistan turco,Kurdistan siriano.
Kurdistan e basta no?
Suerte
Val