"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 22 ottobre 2007

Epifani contro Fiom: «A rischio confederalità»




La Fiom deve rientrare subito nei ranghi. Parole dure, nette, quelle usate dal leader della Cgil, Guglielmo Epifani, al direttivo della sua organizzazione.

«Questo direttivo- ha detto Epifani,
come si legge nella sintesi diffusa dalla Cgil- deve essere la sede di un dibattito senza remore, perchè senza il confronto le divisioni emerse possono rafforzarsi e diventare più difficili da colmare». Nel merito dei comportamenti assunti da aree dell'organizzazione, «confermo di considerare un errore- dice Epifani - la partecipazione alla manifestazione di Firenze del 29 settembre da parte di chi partecipa alla maggioranza congressuale. È una questione di cui dobbiamo discutere senza finzioni e ambiguità. Non c'entrano le legittime questioni di pluralismo e di difesa del dissenso, quale che siano le conseguenze il pluralismo sarà comunque garantito».

La Fiom, ha detto il segretario della Cgil intervenendo al direttivo, «ha compiuto una scelta mai fatta prima esprimendosi per il no e con questa formalizzazione il referendum è diventato di fatto anche una contrapposizione fra una categoria e le confederazioni. Cosa ha determinato una posizione così netta mentre sono stati accettati in passato accordi ben più incidenti sulle condizioni delle persone? Se si accentueranno le divaricazioni con la Fiom ci saranno problemi crescenti fra la categoria e la Cgil. La particolare sensibilità della fiom rappresenta una ricchezza per la Cgil ma guai- osserva Epifani- se si allenta lo spirito di confederalità e se non si affronta subito questo nodo le questioni si aggraveranno».

Ancora, ha sottolineato Epifani, «la cosa più inaccettabile in queste settimane sono state le accuse di brogli. Innescare questa polemica è stata una scelta studiata e costruita tanto dentro che fuori la Cgil. È cominciata all'interno già durante le assemblee, ha avuto il suo culmine con le accuse esterne». Per Epifani, insomma, «era chiaro il tentativo di delegittimare il voto e se i risultati fossero stati meno netti tutta la discussione sarebbe stata sui presunti brogli. È una responsabilità grave, che resta tutta a carico di chi, per sostenere interessi di parte, non ha voluto pensare al bene dei lavoratori e dei pensionati».

Per quanto riguarda il protocollo welfare, il leader della cgil al direttivo ha detto che ora si aspetta che «il parlamento approvi il provvedimento entro la fine dell'anno e che in nessun modo peggiori il testo, nè tenti di alterarne gli equilibri interni. Il parlamento è naturalmente sovrano, ma dobbiamo sapere che, dati i rapporti nella maggioranza, saranno difficili soluzioni ulteriormente migliorative: abbiamo aggiunto le migliori soluzioni possibili nelle condizioni date. In queste ultime ore emergono prospettive più difficili per il governo: se il protocollo non sarà approvato entro l'anno si tornerà davvero indietro riguardo le condizioni di vita e di lavoro della gente che rappresentiamo».

«Per questo- ha proseguito Epifani- ci dobbiamo augurare che il governo non cada, che sia messo in condizioni di proseguire il lavoro, che non prevalgano ipotesi di segno moderato o operazioni di cambi di maggioranza nel segno del trasformismo o addirittura della compravendita dei voti di parlamentari, come si sente dire in questi giorni».

Per quanto riguarda l'esito del referendum sul protocollo welfare «è inequivocabile, è un risultato mai raggiunto nelle precedenti consultazioni, i sì hanno prevalso ovunque, anche se- ha detto Epifani- non sfugge il malessere che esprimono alcune grandi aziende metalmeccaniche, in particolare del gruppo Fiat. Ma il disagio dei lavoratori non è espresso solo dal no al referendum, il disagio, le difficoltà legate ai salari, ai ritmi, alle organizzazioni del lavoro, alla delusione per le politiche del governo di centrosinistra è anche dietro i molti sì». Ma, ha chiuso sul punto «se è necessario interrogarsi sulle ragioni del no, tutti (a cominciare da chi è stato contrario all'accordo) devono interrogarsi sui tantissimi sì». E i tantissimi "sì" al protocollo, ha sottolineato ancora Epifani, «esprimono prima di tutto la condivisione sui contenuti dell'accordo, ma anche la fiducia nel sindacato, volontà di dare ad esso forze e autorità, fiducia nelle possibilità di cambiamento, riconoscimento di aver fatto quanto possibile. ha vinto un'idea alta di responsabilità, autonomia e unità, solidarietà, coraggio di rischiare, un'idea alta di confederalità».

Inoltre, ha proseguito Epifani «il referendum ha avuto un significato importante in sè: la partecipazione al voto di oltre 5 milioni di lavoratori e pensionati ha segnato un'inversione di tendenza nel clima di crescente antipolitica che si andava alimentando».

Insomma, quello che è venuto dopo, «la grande affluenza alle primarie per il partito democratico e la partecipatissima manifestazione di sabato scorso, parte da questa inversione di tendenza» ha osservato Epifani.

La risposta da parte della minoranza arriva da Giorgio Cremaschi di "Rete 28 aprile". Un clima «pessimo», una relazione di «totale chiusura» e di «totale delegittimazione» nei confronti dei sostenitori del no al referendum sul welfare.


Pubblicato il: 22.10.07
Modificato il: 22.10.07 alle ore 20.01

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=69933

...

1 commento:

Franca ha detto...

Dissenso vietato anche all'interno del Sindacato? Che il cielo ci aiuti...