"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 11 ottobre 2007

IMPORTANTE: Il protocollo di luglio 2007 in pillole

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lunedì 08 ottobre 2007


Pillola rossa o pillola blu?


Pillola rossa 1: le quote e gli scalini

Il protocollo prevede, si dice, un meccanismo più flessibile del rigido "scalone" Maroni. Uno scalino in più sì, per avere la pensione di anzianità a 58 anni dal 2008 (invece che i 57 anni attuali), ma poi flessibilità grazie alle quote, somma dell'età anagrafica e degli anni di contributi versati.

Molti hanno iniziato a fare calcoli, valutando ad esempio di poter andare in pensione con 58 anni di età e 37 di lavoro (quota 95), o magari, con le quote successive, con 59 di età e 38 di lavoro (quota 97).

Errore, niente da fare.

Il protocollo stabilisce che si matura il diritto alla pensione (che ancora non vuol dire "andare in pensione", date le finestre di cui si dirà) con 35 anni di anzianità contributiva, alle seguenti età:

58 anni dal 1° gennaio 2008

60 anni dal 1° luglio 2009

61 anni dal 1° gennaio 2011

62 anni dal 1° gennaio 2013

Si noti che questa tabella è diversa da quella pubblicata dai giornali. Lo è per svelare l'imbroglio.

Di fatto gli scalini sono in realtà quattro autentici scaloni, fissati a 58, 60, 61 e 62 anni.

Attenzione!, l'età anagrafica è vincolante. Non si può andare in pensione a quota 95 a qualsiasi età. Chi avrà 36 anni di lavoro con 59 anni di età nel 2009, ne aveva 35 all'età di 58 nel 2008. Dunque, aveva già avuto la possibilità di andare in pensione. Unici "beneficiati" quelli che raggiungeranno i 59 anni con 36 di contributi tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2010, condizione che riguarderà al più qualche migliaio di lavoratori. Ridicola in ogni caso l'entità del beneficio: un massimo di 6 mesi per chi ha avuto la fortuna di nascere il 1° luglio!

Si eleva l'età di pensionamento di due anni, arrivando così ai famosi 60 anni dello scalone del vituperato Maroni in un solo anno e mezzo.

Dal primo gennaio del 2011 la soglia è di 61 anni (come previsto dalla Maroni). Per la "quota 96" contrabbandata, per cui un sessantenne potrebbe andare in pensione a condizione che abbia 36 anni di contributi, niente illusioni: non si può. Di anni deve averne 61 (si riveda la tabella).

Questo consente il vero *oltrepassamento* della legge del governo Berlusconi, che prevedeva nel 2013 una verifica dei conti per decidere se innalzare o meno l'età pensionabile a 62 anni. Il protocollo di luglio decide invece il passaggio automatico a 62 anni dal 1° gennaio 2013. Maroni *superato*.



Pillola rossa 2: finestre per tutti

Nel linguaggio comune la finestra è un'opportunità, nel sistema pensionistico è una fregatura.

Le finestre servono a ritardare la data della pensione rispetto alla maturazione del diritto. Ad esempio, con quattro finestre chi matura il diritto alla pensione nel 3° trimestre dell'anno va in pensione alla fine del 4° trimestre, con un ritardo che va quindi da un minimo di tre ad un massimo di sei mesi. Con due finestre, come quelle previste dalla legge Maroni, il ritardo va da un minimo di sei mesi ad un massimo di un anno.

È evidente dunque che il sistema delle finestre è di per sé truffaldino, dato che posticipa comunque il godimento di un diritto maturato.

Nel protocollo in evidenza c'è un piccolo miglioramento, il passaggio da due a quattro finestre per chi ha 40 anni di contributi, per nascondere un *notevole peggioramento:* l'introduzione delle finestre a chi oggi non ce l'ha, né le avrebbe avute con la Maroni, cioè a chi va in pensione di vecchia - gli uomini a 65 anni e le donne a 60.

Questo significa che ai 65 o 60 anni si dovranno aggiungere altri 3-6 mesi di lavoro.



Pillola rossa 3: i lavori usuranti, o la negazione pratica di un diritto


Si prevede in teoria la esenzione dall'aumento dell'età pensionabile di chi svolge attività usuranti, parziale, perché comunque l'innalzamento a 58 anni varrà anche per gli usurati.

Le categorie sarebbero una platea prevista di circa un milione e 400mila persone. Diviso in 35 fasce anagrafiche, si ottiene che circa 40.000 lavoratori all'anno dovrebbero poter così anticipare la pensione.

Ma nel protocollo sta scritto che a prescindere dai requisiti, tali lavoratori saranno contingentati in 5.000 all'anno, fino al 2017. Una commissione dovrà definire le graduatorie.

A 7 lavoratori su 8 verrà spiegato che hanno sì un diritto, ma *inesigibile* per vincoli di bilancio. Un diritto è tale se si può esigere, e non se è sottoposto ad una commissione che dirà ai più: siete usurati, ma non abbastanza; datevi da fare che forse il prossimo anno tocca a voi.



Pillola rossa 4: la revisione dei coefficienti


Gli effetti della legge Dini del 1995 si fanno sentire più di quanto si potesse immaginare. Le pensioni calcolate con il sistema contributivo saranno tra qualche anno la maggioranza, fino a diventare progressivamente la totalità e saranno vere pensioni da fame. Un lavoratore giovane può attendersi un tasso di sostituzione (pensione rispetto alla retribuzione) sotto il 50%, rispetto al 70-80% (a seconda delle categorie) del sistema retributivo.

Per questo autentico massacro sociale, premessa per far decollare i fondi pensione integrativi, la legge Dini prevedeva l'adeguamento dei coefficienti di trasformazione, per avere la garanzia della stabilizzazione dei costi previdenziali calcolati come quota del Pil, per cui ad un aumento numerico degli anziani si risponde con la destinazione ad essi di una quota di Pil (il 14% circa) invariabile.

Per il protocollo a partire dal 1° gennaio 2010 scatta l'adeguamento dei coefficienti, che poi avverrà automaticamente ogni tre anni. Allegata c'è già la tabella dei nuovi coefficienti che a partire dal 2010 ridurrà il valore delle pensioni calcolate con il metodo contributivo del 6-8%. Da qui l'impegno di non portare il tasso di sostituzione sotto il 60%.

Anche se il 60% sbandierato fosse attendibile, avremmo comunque una riduzione della pensione del 15-25% rispetto ad oggi, a seconda che si lavori nel settore pubblico o in quello privato.

Il fatto è che quel 60% *non è affatto attendibile*.

Così come nessuno metterebbe in dubbio l'esistenza di un rigore contro il Milan riconosciuto tale dal leader delle Brigate rossonere; nessuno vorrà mettere in dubbio la certificazione di serietà "riformista", rilasciata da un ultras di questa professione di fede. L'ultras in questione si chiama Nicola Rossi, economista e parlamentare di maggioranza: lo leggiamo sul Corriere della Sera del 31 luglio.

<<...si evince, infatti, in maniera inequivoca che *nessuna garanzia* è stata offerta dal governo ai sindacati semplicemente perché in base alla legislazione vigente non poteva essere offerta circa il livello minimo dei trattamenti pensionistici dei giovani nei decenni a venire>>

La garanzia del 60% semplicemente non c'è. Si è però cercato di venderla come tale.



Pillola rossa 5: pagano i precari


Gli interventi previsti dal protocollo hanno un costo di 10 miliardi di euro in 10 anni. Questo aggravio è stato presentato come quasi insostenibile, ma altre voci di spesa dello Stato dicono il contrario.

Quanto costerà in 10 anni la riduzione del cuneo fiscale, elargito alle imprese? Come minimo 50 miliardi di euro, ma questa cifra è destinata a lievitare notevolmente dato che pare che si vogliano estenderne i benefici a soggetti (banche e assicurazioni) che oggi ne sono esclusi.

E quanto costa il piano decennale delle opere pubbliche, tra le quali troviamo ovviamente i peggiori progetti di devastazione ambientale (Tav, eccetera)? Come minimo i 118 miliardi di euro previsti, ma qui sappiamo che i costi si dilatano con facilità .

Scusate la banalità, i soldi ci sono per le imprese e per opere in larga parte destinate ad alimentare l'affarismo e la corruzione, non ci sono per lavoratori e pensionati.

Ma questo miliardo annuo lo pagheranno in larga parte i cosiddetti Co.co.pro e Co.co.co, che vedranno aumentarsi i contributi di un punto percentuale all'anno, dal 2008 al 2010 per un totale del 3%. Questi "lavoratori a progetto" (attualmente un milione e 780mila persone) sono i "giovani" di cui tutti si riempiono la bocca.



Pillola rossa 6: contratti senza tempo


A pochi giorni dall'accordo sulle pensioni, è seguito quello sulla legge 30.

Per i contratti a termine si cancella ogni causale,affermando dunque la totale libertà dell'impresa di assumere a termine per generiche "necessità aziendali".

Ma il vero piatto forte è la possibilità di rinnovo all'infinito dei contratti a termine, laddove si prevede la loro estensione senza limiti temporali, anche dopo il "tetto" dei 36 mesi tra proroghe e rinnovi. Per compiere questa operazione basterà recarsi presso la Direzione Provinciale del Lavoro accompagnati (indovinate perché) da un rappresentante sindacale.

Dunque, *precari a vita*. In Italia la quota complessiva delle diverse tipologie del precariato ha già raggiunto il 20% della forza lavoro totale e viaggia a gonfie vele.

Nessun limite neppure all'utilizzazione del lavoro interinale, non c'è nemmeno la finzione del tetto dei 36 mesi.



Pillola rossa 7: contratti per tutti i gusti, commissioni per "superarsi"


La legge Biagi ne esce confermata e rafforzata, ogni forma di contratto precarizzante viene o confermata od estesa.

Lo Staff leasing, cioè l'affitto di intere squadre di lavoro presso le agenzie di lavoro interinale, viene addirittura incentivato con erogazioni alle stesse agenzie.

Ai Co.co.pro si chiede di continuare a progettare per tutta la vita.

Per i lavoratori a part time c'è la flessibilità a senso unico: le aziende potranno cambiare l'orario a piacimento e le (quasi sempre) lavoratrici si potranno opporre solo per "comprovati motivi di cura". Vale anche per i cambiamenti improvvisi di turno.

Eliminato il lavoro a chiamata, il cosiddetto Job on call. Per forza, non lo usava nessuno. Si costituirà una commissione per "definire una forma di part-time per brevi periodi che potrebbe assumere la stessa funzione".

Liberamente elaborato. Tratto da *SUPERLUGLIO A PALAZZO CHIGI* *L'odio di classe al governo* di Leonardo Mazzei agosto 2007

fonte: http://intelligence.precaria.org/content/view/394/28/

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1 commento:

Franca ha detto...

E i sindacato continuano a dire che è un buon accordo.
Ma chi rappresentano?