"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 17 giugno 2007

Che cosa è il Talento?




Il talento è la mente profonda

Più lontano tu vai meno conosci.
Senza peregrinare il saggio apprende… Lao Tze


La via del Sé è la via dell’abbassamento della soglia di coscienza? Per parte mia, quando leggo un libro e la mia attenzione diviene labile o sfuma, immediatamente smetto di leggere e mi metto a fantasticare. Una volta, figlio com’ero del pensiero accademico, mi colpevolizzavo.

Mi dicevo: «Dai, fai uno sforzo, sforzati di andare fino in fondo, di capire». Oggi, invece, leggo la disattenzione come il desiderio della mia “tendenza” di andare altrove, di lasciar vagare la coscienza in territori disattenti, dove la “mia ricerca” viene affidata ad un sapere che esclude la mia razionalità.
Se tu leggi un libro, oppure fai una cosa ed hai davanti a te lo scopo, la coscienza diviene più attenta, si restringe, si chiude nell’evento che esamina.

«Quando leggo devo andare fino in fondo, non faccio che considerazioni che riguardano l’argomento che sto studiando». Questo è il motto del lettore scientifico, non di quello che divaga, non del poeta della rêverie, del sogno ad occhi aperti, come direbbe Bachelarld. Quando divento “disattento”, l’Universo, la sua idea, antitesi dell’oggetto, mi appare. Solo ad una coscienza distratta l’Universo può parlare «L’Universo – dice Bachelard – è l’infinito della mia disattenzione».
Diceva Chuang Tze: «Il Tao (il Senso) si oscura se si considerano soltanto piccoli settori finiti dell’esistenza». È stato Richard Wilhelm che ha magistralmente tradotto il termine Tao con “il Senso”. In qualche modo la coscienza è immersa in un duplice, ambiguo bipolarismo. Se sceglie la via dell’attenzione, dell’essere presente solo sull’evento che guarda, è destinata a cogliere solo dettagli, solo particolari. Diviene come per il Ciclope di Odisseo, monocola, chiusa. Si autocondanna ad una cecità del senso della vita.

Ogni giorno ci svegliamo, progettiamo la giornata davanti a noi, lavoriamo, mangiamo, svolgiamo operazioni in cui il “Senso” è quasi sempre il grande assente. Ci sembra di essere stranieri nel Tutto. Anzi, il Tutto non c’è, non ci riguarda. Ci siamo solo noi. Con i nostri ragionamenti, le nostre certezze razionali, la realtà e le sue esigenze. A che ti serve una tendenza interiore, un talento, se tu sai già quali sono i tuoi scopi, i tuoi progetti? È per questo che la scuola non impara dal bambino; ogni insegnante sa già cosa dire, cosa insegnare, cosa raccontare. Sa già l’obiettivo. A furia di obiettivi il Tao, il Senso, non è più nella nostra dimora, non abita più le nostre case. A cosa ci potrebbe mai servire un mondo “popolato di dei”? (Jung).

Quando un paziente mi dice: «A me non succede mai niente, non capita mai niente di straordinario, la mia vita è piatta», io mi chiedo sempre dove stia rivolgendo il suo sguardo. In quale prigione ha messo la sua anima? Con quali sbarre ha chiuso gli orizzonti della sua coscienza? Anch’io, quando non mi succede niente mi preoccupo… mi chiedo: «Con che cosa mi sto chiudendo? Quali eventi o oggetti mi stanno accecando?». Giacché il male più grande che potrebbe capitarci, il destino più infame è proprio quello di perdere il “Senso”, il Tao, di non vedere il suo “valore largo”. Non a caso Lao Tze dice del Tao, cioè del Senso: «Ciò che è grande».
Ragiona, se puoi, in grande, mentre stai esaminando la soluzione di un problema, chiediti sempre se la soluzione che hai trovato non sia la più comoda, quella più a portata di mano.

Dott. Raffaele Morelli – Istituto Riza, Milano

fonte: http://www.riza.it/interna.asp?ln=3&sez=42&info=98

3 commenti:

Equo ha detto...

Morelli no, per piacere! :-(

Piper ha detto...

Si per carità di Dio! Mi associo a Equo... MORELLI NO! E' una di quelle persone che mi piacerebbe vedere mentre fa la cacca. Giusto per capire se tiene le gambe incrociate e la penna in mano anche in quel frangente. Queste persone "perfette", razionali, senza un neo, un difetto, che si autoeleggono come detentori di chissà quale verità...

Equo ha detto...

Ottima descrizione. Di più si può solo dire che è riuscito a banalizzare (e trasformare in popolarità e denaro) anche cose che meritavano ben altro rispetto. Una specie di Sgarbi della psicologia....