"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 28 giugno 2007

Ho 12 anni faccio la cubista






Due considerazioni prima di iniziare: a) Per recensire questo libro, non basterebbe scriverne altri due; b) una sola parola, scioccante.

Non è un trattato di sociologia. Non è un approfondimento psicologico. Non è il solito parlare stereotipato e pregiudiziale a proposito dei giovani. E’ un’inchiesta giornalistica vera e propria, i cui protagonisti attivi sono i giovani in prima persona, attraverso le loro discussioni nei blog e forum, o nelle 5 conversazioni, rese dall’autrice in forma romanzata, con cinque ragazzi tra i 12 ed i 15 anni: cinque spaccati di vita.

Qui si parla di quelli che un tempo erano definiti bambini, appena affacciatisi nella fase adolescenziale, i futuri uomini del domani; le etichettature sociali, le griglie di riferimento, vanno riscritte! La loro maturità (troppo precoce e forzatamente ostentata), il loro cinismo, l’attaccamento al denaro, l’ossessione per il sesso.. tutto li rendono, fuorché bimbi. Si parla (e qui si entra nella vera inchiesta giornalistica) dei pomeriggi trascorsi – ma sarebbe meglio dire sprecati – nelle discoteche pomeridiane, a sentirsi grandi, a fare uso di qualsiasi sostanza stupefacente, a collezionare rapporti sessuali, esibendo il proprio essere trasfigurato, trasformato nella ricerca o meglio nella tentata copia dei modelli propinati dai media; tutto così palesamente discordante e sgraziato in un corpo ed una mente di 11, 12 anni!

Essere una baby cubista, ambire a diventare una capo cubista, soldi facili, da spendere in ricariche e magliette firmate tanto agognate, essere visibili, apparire, più belle e più donne che mai; l’uomo, un oggetto da conquistare, una tacca in più da far valere nei conteggi con le amiche. E’ davvero tutto qui il complesso degli ideali di questa generazione?

Attenzione, sotto la lente di ingrandimento non è finito solo il sesso femminile, ma anche l’opposto, quell’uomo, che a già 12 anni si “arricchisce” portando sempre più clienti possibili alla disco, un’attività di PR svolta nella propria scuola, ed anche nelle altre, sfidando altri PR, invadendo territori, generando faide ed un giro quasi “mafioso”; senza contare poi la loro attività di procacciatori di baby cubiste: proprio da loro parte il primo impulso, sono loro i primi a stuzzicare con adulazioni e la promessa di facili guadagni le compagne di scuola, che sperdute nel medesimo vuoto di valori e punti di riferimento, acconsentono entusiaste.

Dai racconti dei 5 protagonisti, ma ancor più dalle fedeli trascrizioni dei blog di centinaia di ragazzi, emerge un altro fattore comune: la pessima vita familiare, da non confondere con un disagio economico. E’ un disagio sociale, relazionale, che coinvolge genitori, fratelli e sorelle, un manipolo di estranei, per i quali c’è solo ripudio, voglia di ignorare ma non essere ignorati: urlano, nei blog e nelle loro riflessioni interne, la loro voglia di avere vicino un padre, una madre, per confrontarsi, confidarsi, ma spesso, troppo spesso, sono appelli che cadono nel vuoto.


Simone Caldarone

Dalla rivista Leggere:tutti

Numero 20 – giugno 2007

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Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa
Storie di bulli, lolite e altri bimbi
Marida Lombardo Pijola


Casa editrice: Bompiani - Etas - Fabbri - Sonzogno
Collana:
AsSaggi di narrativa
Anno pubblicazione:
2007
Prezzo:
12,00
Genere:
scienze sociali
Pag: 227

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