"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 20 giugno 2007

Parlando di Pace: dom Helder



Il vescovo brasiliano dei poveri

Helder Camara (1909-1999)

"Come cristiano - diceva - non posso accettare la violenza armata. Sono convinto che solo l'amore può costruire. Forse altri, come Camillo Torres, partendo dallo stesso Vangelo, sono arrivati ad opposte conclusioni. Io li rispetto, ma non ne condivido il pensiero".
L'ho conosciuto da vicino anche a lungo in Brasile e in Italia: chi ha vissuto con lui non può che condividere questa voce di popolo. Nato nel 1909, prete nel 1931, si impegna con numerose iniziative per i più sfavoriti (sindacato delle donne operaie, cooperative) e manifesta una grande capacità organizzativa. Nel 1936 segretario nazionale dell'educazione cattolica a Rio de Janeiro, dove diventa vescovo ausiliare nel 1952. La Conferenza episcopale brasiliana, di cui è il primo segretario per 12 anni, nasce nel 1952 per sua proposta e con l'appoggio del nunzio mons. Carlo Chiarlo. Tre anni dopo stimola la convocazione a Rio della prima Conferenza dei vescovi latino-americani, da cui nasce il Celam (Consiglio dell'episcopato latino americano).

A Rio diventa "il vescovo delle favelas": in una Chiesa ancora bloccata in schemi coloniali, un Vescovo giovane, dinamico, dal cuore grande, che supera ogni formalismo per essere vicino ai poveri. Al Congresso eucaristico internazionale nel 1955 a Rio, da lui organizzato, il legato pontificio card. Gerlier di Lione gli dice: "Perchè non mette il suo talento organizzativo a servizio dei poveri, per risolvere i problemi delle favelas qui a Rio, la città più bella, ma anche la più spaventosa del mondo?" Questa la scintilla che spinge ancor più dom Helder verso l'impegno molto concreto per i poveri, al di fuori di ogni convenzione e sempre appellandosi all'esempio di Cristo.

I suoi appelli accorati attraverso radio , stampa e televisione, scuotono le coscienze; le sue proposte e iniziative gli attirano l'astio e il sospetto dei militari al potere (dal 1962) e delle classi alte: i mass media lo esaltano per la testimonianza personale e la capacità di trascinare le folle; ma lo battezzano "il vescovo rosso", senza che nulla possa offrire pretesto a questa etichetta. Ho tradotto in italiano, mettendo assieme suoi discorsi che mi diede in una visita a Recife, il primo libro di dom Helder, "Terzo mondo defraudato": ricordo bene che già allora rifiutava inviti a Cuba e commistioni con correnti politiche (anche di cattolici) che esaltavano la "liberazione" promessa dai "movimenti di liberazione" in America Latina.

"Come cristiano - diceva - non posso accettare la violenza armata. Sono convinto che solo l'amore può costruire. Non ho alcuna fiducia nell'odio. Questo ho capito dal Vangelo e questo predico. Forse altri, come Camillo Torres, partendo dallo stesso Vangelo, sono arrivati ad opposte conclusioni. Io li rispetto, ma non ne condivido il pensiero". Dopo il 1964, quando Camara diventa arcivescovo di Recife, tutto questo acquista dimensione mondiale. Il piccolo e infuocato dom Helder all'inizio degli anni settanta è candidato ufficiale al "Premio Nobel per la Pace": il 10 febbraio 1974 riceve nel Palazzo comunale di Oslo il "Premio alternativo della pace" (circa 150 milioni di lire).

Incominciano i viaggi in America e in Europa, in Giappone e in Africa e dom Helder porta ovunque la sua straordinaria capacità di infiammare l'uditorio, in tutte le lingue, anche quelle che conosceva davvero poco: ma era un oratore che affascinava solo al vederlo, con i gesti, il tono della voce, il sorriso, la varietà delle espressioni che il suo volto rugoso assumeva. Qualcuno l'ha definito "un grande attore", banalizzando un santo. Camara portava in scena solo la sua vita, la sua passione per i poveri: quando piangeva e commuoveva tutti raccontando la miseria nelle periferie del terzo mondo, era davvero un momento magico in cui appariva l'uomo di Dio; quando denunziava i crimini del capitalismo internazionale e nazionale, assumeva il tono autentico di un profeta biblico, da non confondere con un agitatore politico. La liberazione, secondo Camara, viene da Cristo, non dalla rivoluzione socialista.

Note:

Biografia
http://www.heldercamara.it/camara/biograf.php3

Il sito dedicato a dom Helder Camara
http://www.domhelder.com.br/italiano/pg.htm

Intervista di Oriana Fallaci a dom Helder Camara
http://www.gruppokaos.it/pagine/Documenti/Chiesa/camara.htm

Il Centro Internazionale dom Helder Camara
http://www.heldercamara.it


Dom Helder Camara ha detto di sé:

"Quando aiuto i poveri dicono che sono un santo, quanto chiedo perché sono poveri dicono che sono un comunista".



1 commento:

ska ha detto...

Sì, certo, il vescovo rosso....la realtà è che le alte sfere vaticane dimenticano che Gesù aiutò i poveri e i derelitti, ma che la loro povertà non era una virtù in quanto tale. Gesù proponeva una rivoluzione sociale affinché quei derelitti non fossero più tali. Se a qualcuno l'associazione col socialismo dà fastidio, è un suo problema: fermo restando che le idee e le ideologia possono diventare politica.