"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 11 giugno 2007

Quando la Notizia non fa notizia..



11/06/2007

Notizie Silenziose

Al giornalista alle prime armi si insegnava a distinguere l’avvenimento che fa notizia dalla cronaca da stringere nelle piccole curiosità. Ma i tempi sono cambiati. Sfogliando giornali e Tv delle ultime settimane si scoprono storie gustose e pallide tracce dei problemi che determinano le scelte politiche e confortano o avviliscono la speranza dei lettori normali.

Forse la normalità dei lettori sta cambiando. Notizia da prima pagina la voglia di gelato dei senatori Buttiglione e Soliani: invitano la buvette di Palazzo Madama a non lasciarli a gola secca. Golosità divertente, ma non fa notizia, niente prima pagina, la condanna del senatore Marcello dell’Utri. Due anni di prigione appena confermati dalla Corte d’Appello di Milano, pena condivisa con Vincenzo Virgo, boss della mafia di Trapani: tentata estorsione aggravata. Due amici con le idee chiare. Solo il cronista di buona memoria ricorda che Dell’Utri deve anche scontare 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Sentenza della Palermo 2004. E poi 2 anni e 3 mesi per frode fiscale e fondi neri Publitalia (cassaforte degli spot Mediaset) che nel 1999, ormai fuori dalle carceri di Torino, hanno convinto Dell’Utri a mettersi al sicuro in Senato e nel parlamento europeo per evitare l’umiliazione delle sbarre.

Decisione non solitaria: Berruti, ex capitano della Guardia di Finanza, dopo aver scoperto le macchie nere nella contabilità Mediaset (oggi Fininvest) ne è diventato funzionario ben pagato ma talmente insicuro da dribblare la solita prigione nascondendosi in parlamento con la maglia Forza Italia. E non dimentichiamo la vittima solitaria delle toghe rosse: Cesare Previti, marchiato dalla Cassazione, paga il malfatto sbrigando un lavoro anche se alla sera va a dormire nell’attico di piazza Farnese. Un anno dopo le Camere non hanno trovato il tempo per discutere le sue dimissioni è ancora onorevole. E ogni mese riceve lo stipendio di rappresentante del popolo. Di quale popolo sarebbe utile sapere. I pensionati coi soldi alla gola devono portare pazienza anche perché nessuno ricorda la sorridente confessione di Previti in tribunale: non ha corrotto i magistrati del lodo Mondatori. Solo normale evasione fiscale. Qualche miliardo, in fondo cos’è?
Fa notizia la decisione di Chavez di negare la frequenza a RadioTvCaracas: scaduto il contratto, il presidente del Venezuela non la rinnova. Ma RadioTvCaracas va in onda sul satellite e via cavo, antenne e fili che avvolgono il Venezuela. Arriva su ogni videotelefonino con l’aiuto delle antenne di Miami. Perde un po’ di pubblicità, ma i mille affari dei proprietari non ne risentono. Non è la scelta giusta: guai a spegnere la voce con la quale non si è d’accordo, non importa se la Tv del dissidio era il retropalco del colpo di stato che per 36 ore lo ha chiuso in prigione nel 2002. Chavez ha sbagliato perché un pugno sul tavolo alza altri pugni anche se la libertà di informazione è garantita da giornali, radio e Tv altrettanto golpiste. Radio, Tv e giornali che hanno nutrito il caos economico dello sciopero petrolifero mettendo il Venezuela alle corde. Nessuno li ha spenti. Continuano con mano pesante. Un rapporto dell’Organizzazione degli Stati Americani ne precisa le tentazioni. Nel gennaio 2007 Globovision (la più dura) ha mandato in onda 59 programmi contro il governo, 7 con ospiti che lo difendevano. RadioTv Caracas 21 contro, zero a favore; Venevision (del cubano Cisneros, amico di Bush), 38 contro e 7 pro. Per non parlare dei grandi giornali. El Nacional 112 articoli contrari, 87 favorevoli; El Universal 214 contrari ed 80 abbastanza teneri.

Tanto per capire i titoli degli interventi: Chavez mostro delle Americhe, Chavez, Hitler latino, senza contare l’invito alle università private di aprire un fronte di rivolta nelle piazze.

I nostri giornali e le nostre Tv ci hanno raccontato tutto, come è doveroso fare ma senza ricordare che negli Usa di Bush gli inviti a rovesciare il governo aprirebbero le porte di Guantanamo. Ma i contratti dell’egemonia privata non sono scaduti e le catene più poderose, Tv e giornali, mantengono libertà d’insulto. Globovision fino al 2014. Meno male che se ne parla con la libertà di criticare o flagellare Chavez, ma perché non completare la notizia – almeno due righe – con la storia di Televisa e TeleAtzeca, proprietà di magnati dai tanti affari ai quali il governo messicano ha concesso il 90 per cento delle frequenze lasciando senza voce centinaia di piccole radio e Tv? In questi giorni l’alta corte ha respinto la decisione del ministro dichiarandola anticostituzionale, eppure al governo democratico di Calderon (democrazia che per certe pieghe allarma il nostro sottosegretario Donato Di Santo) nessun nostro opinionista dà almeno un buffetto. Nessuno nelle due americhe e in Europa ha fatto caso alle strane coincidenze Venezuela-Messico.

Fa invece notizia la confessione di Bush a Benedetto XVI: le sue proposte al G8 sono state un trionfo del quale beneficerà l’intera umanità. Tanto per capire: fra 50 anni spegneremo un po’ di ciminiere. Chi ci arriverà, vedrà.


Non fa invece notizia la bomba ecologica che Argentina e Cile stanno innescando sulla frontiera delle Ande. I canadesi della Barrick Gold, con il battimani dei governi, cominciano a scavare la miniera d’oro e argento più grande del mondo. Come capita agli indios dell’Amazzonia, anche gli indios Mapuche vengono scacciati come fantocci. I loro leader si rivolgono alla signora Bachelet, presidente del Cile, per far capire che i 17 anni di transizione democratica dopo la notte di Pinochet, sono in realtà 17 anni di transazione d’affari con le solite multinazionali. Impatto ambientale terrificante.

Per estrarre oro e argento è necessario sciogliere nell’acqua 17 camion di cianuro al mese, 370 litri d’acqua al secondo: dovranno sgorgare ininterrottamente fino a quando la miniera sarà esaurita. Altro che 2050. L’acqua scenderà fino al mare bruciando ogni battito di vita. E la riserva più limpida dei due continenti verrà sacrificata per arredare vetrine di gioiellieri e caveaux delle banche.

A proposito di G8. Fa notizia la stupidità dei disobbedienti che fermano treni e frantumano vetrine nella protesta contro la visita di Bush a Roma. Insultano Moro, mandano pallottole al cardinale di Genova. Qualcuno li ha informati che Bush è quasi un ex presidente, popolarità scesa al 21 per cento prima della visita in Europa? Spero proprio non sia così, ma sembrano infiltrati di chi ha interesse a denunciare i disordini. Spot comodi alle prediche di Calderoli.

Sempre per restare nel G8 non fanno invece notizia le udienze dei processi genovesi dove sono imputati i famosi 70 agenti. Dirigenti di polizia che negano ogni evidenza a proposito della notte degli orrori nella scuola di Bolzaneto: pacifisti non violenti come gli idioti di sabato a Roma, pestati e umiliati. La loro pericolosità veniva da armi bastoni usciti dai cortili delle caserme. Mentre in tribunale va in scena il teatro di quell’Italia Fini-Berlusconi, i giornali si distraggono. Da caso nazionale i processi diventano cronaca cittadina relegata nelle pagine genovesi del Secolo XIX, Repubblica, Corriere Mercantile. E radio e Tv non lo raccontano al resto d’Italia. Qualcuno ha paura, ma di cosa?
Se si allarga lo sguardo non fanno notizia i 50 morti al giorno in Iraq, le vittime ormai senza numeri del Darfur, le prove che Romania e Polonia hanno aperto carceri segrete alle operazioni sporche della Cia.


Per fortuna fa notizia il processo contro Pollari e spioni Usa: rapimento dell’iman egiziano ridotto ad uno straccio dalla tortura ed impedito di testimoniare a Roma. Fa invece notizia un certo tipo di notizia: il via vai tra prigione e villa californiana della ragazza Hilton, ubriaca al volante ma erede di tutti gli alberghi del mondo.
Un’analisi di una commissione Onu 2004, fa capire che il pericolo di trasformare lettori e telespettatori in eserciti di guardoni, viene alimentato per distrarre dai problemi reali folle ormai sconcertate dal prevalere del privato sugli interessi pubblici.. Sono più importanti le immagini di lady Diana agonizzante o i corpi dei civili bruciati dalle bombe al fosforo, guerra irachena?

I vecchi cronisti avrebbero saputo cosa rispondere; i nuovi giornalisti cominciano ad essere allevati in modo diverso. L’importante è incuriosire: audience e pubblicità vivono di questo. Le magagne di ogni giorno fanno solo sbadigliare.

Sempre nel rapporto Onu, Paulo Panagua, professore venezuelano critico su Chavez, guarda con preoccupazione. Elenca i grandi gruppi, sempre gli stessi ma adesso riuniti nel noleggio di un satellite: Rede Globo brasiliana; Televisa, Messico; Clarin, Argentina; Venevision, venezuelana e Univision nordamericana, entrambe nel portafoglio di Cisneros. Il legame con la Cnn di Murdoch salda un gruppo che sta pensando a sbarcare in Europa: comprare e associarsi per uniformare. Aznar, ex premier spagnolo, amico fraterno di Berlusconi, si occuperà per Murdoch del vecchio continente.

Perfino uno dei bastioni dell’informazione economica indipendente Usa – Wall Street Journal – sta per cadere nelle mani dell’inarrestabile Murdoch. La famiglia Bancroft, erede di una dinastia di editori che appartengono alla storia degli Stati Uniti, prova a resistere ma Murdoch è fiducioso: alla fine venderà. Venderà ad un protagonista che della libertà della comunicazione ha un’idea un po’ speciale: giornali e Tv devono servire gli affari di chi li possiede.

Non è necessario andare lontano. La provincia italiana si è arrangiata da sola. In queste ore Parma vota il sindaco che da dieci anni viene scelto dagli imprenditori interessati a ricostruire la città. Sono anche proprietari di un giornale e Tv e garantiscono al loro prescelto marce trionfali per l’intero mandato fino a quando un sosia adeguato ai tempi verrà insediato dalle stesse mani nello stesso posto se la gente normale non si sveglia.

Come spiegano in questi giorni i liberal americani preoccupati per il destino del Wall Street Journal, gli editori considerano i media strumenti utili a gonfiare gli affari. Informare? Un gadget. La gente deve bere e votare. Invitarli a pensare fa male all’edilizia e chissà a quante cose. Ormai certe cronache preferiscono strisciare le notizie. Il pessimismo del vecchio Pulitzer, padre del giornalismo libero americano, un secolo dopo sembra realizzarsi. Chi ascolta o legge non deve credere a niente.. Per esempio la vecchia e nuova P2. Un po’ di case editrici e tante Tv devono averne fatto tesoro.

mchierici2@libero.it


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