"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 29 giugno 2007

MA DAVVERO I FEDELI CHIEDERANNO IL LATINO?


E intanto le chiese sono semivuote...

Caro Papa Benedetto XVI, la Sua idea di ripristinare le messe in latino è straordinariamente affascinante. Da un punto di vista culturale, letterario e religioso. E anche, paradossalmente, da un punto di vista folkloristico. In quanto a rendere popolare una messa in latino, sarà dura. Missa latinorum si, ma solo su richiesta dei fedeli. Ma davvero Lei, Santità, pensa che gli uomini e le donne del mondo cattolico avranno voglia di sorbirsi un mattoncino di sermone nella lingua dei padri se le chiese sono già semivuote di suo? Certo il fascino di una messa in latino, non potrà sfuggire ai tremendamente colti e snob, per il resto sarà buio pesto. Perché la gente le messe non le capisce e non le vuole sentire neppure nella lingua madre, figuriamoci in latino.

autore: la bucaniera

data: 28.06.2007

fonte: http://www.abruzzoreport.com/news/default.asp?id=3804


..... Come vorrei che stasera il Suo segretario "particolare" Le annunciasse l'Ultima Cena. In aramaico. mauro


5 commenti:

Chico ha detto...

Fortuna che lo Spirito Santo non muore, così almeno non può rivoltarsi nella tomba per questa geniale idea del nostro beneamato Benedetto decimosesto.

Chico
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http://marzianiconisandali.blogspot.com

elena ha detto...

Una tantum, potrei anche dire che il problema non mi tocca. Infatti, sono abbastanza fortunata - se mai dovessi decidere di sentirmi una messa - da ricordarmi un po' di latino. Ma siccome la vedo dura... che mi venga la voglia, intendo, potrei "fregarmene". Invece no. Perché le spalle girate ai fedeli e l'utilizzo di una lingua così estranea al mondo (ma non poteva scegliere l'esperanto???) li vedo come un tentativo - neanche troppo nascosto - di far passare il fatto che i sacerdoti sono gli unici che hanno il diritto di intercedere con Dio, insomma voi popolino ignorante, di che vi impicciate?
Poi c'è un'altra considerazione: un sacco di cattolici vanno in chiesa e seguono "a memoria" (questo non è che sia vero perché lo dico io... è vero perché i risultati di questa "incoscienza" si vedono nel mondo e nella vita di tutti i giorni), senza pensare a quello che dicono e soprattutto a quello che significa. Dirlo in latino sarà un ottimo alibi per esercitare la memoria... e basta.
Certo, poi ci sono i cattolici "seri", quelli con la "C" o magari anche tutte le lettere maiuscole: ma a loro, servirà proprio il latino? Se vogliamo tornare alle origini, davvero torniamo all'aramaico!
Oppure... è ancora peggio, questo dubbio: che ci facciano parlare di una "futilità" come questa per distogliere la nostra attenzione dai problemi più seri?

Anonimo ha detto...

Dall'inizio alla fine... sei stata grande Ele!

Equo ha detto...

Non credo che le cose siano tanto semplici...la Chiesa ha la vista lunga. Non dimentichiamo che una delle prime persone ricevute in udienza privata dal papa dopo la sua elezione fu:
Marcel Lefebvre (Tourcoing, Francia, 29 Novembre 1905 - Martigny, Svizzera, 25 Marzo 1991) è stato un Arcivescovo Cattolico francese, tradizionalista ed oppositore delle riforme del Concilio Vaticano II, in particolar modo dell'accantonamento della Messa di rito tridentino e della celebrazione della Messa in lingua volgare piuttosto che in latino.
Sacerdote dal 1929, membro della Congregazione dello Spirito Santo dal 1932, Vescovo dal 1947 e Arcivescovo dal 1948, fu Vicario Apostolico (1947-55) e primo Arcivescovo (1955-62) di Dakar, delegato per le missioni dell’Africa francese (1948-59), Vescovo di Tulle (1962) e Superiore Generale (1962-1968) della sua congregazione.
Nel 1962 fu nominato da Papa Giovanni XXIII membro della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II; durante il Concilio assunse un atteggiamento fortemente critico nel confronti del rinnovamento liturgico, della collegialità episcopale, dell’ecumenismo e della libertà religiosa(...)
Nonostante un'ammonizione formale (17 Giugno), il 30 Giugno 1988 Lefebvre ordinava non tre, ma quattro Vescovi, e compiva così un atto scismatico (a norma del canone 751 del Codex iuris canonici), avendo egli apertamente rifiutato la sottomissione al Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti. Di conseguenza, sia Lefebvre, sia i Vescovi da lui consacrati, incorrevano ipso facto nella scomunica latae sententiae ("sentenza già data", ovvero vi si incorre nello stesso momento in cui si compie il gesto).
La sua scomunica da parte della Chiesa fu formalizzata il giorno dopo, 30 Giugno, a firma del cardinale africano Bernardin Gantin. Subito dopo, il 2 Luglio 1988, Giovanni Paolo II, formalizza la scomunica...
Ora si va al recupero della parte più "tradizionalista" della Chiesa, come tassello ad una unione interna che prevede anche la riunificazione con la Chiesa Nazionale Cinese e altre frange più o meno scismatiche, per presentarsi in una posizione di forza al tavolo delle trattative per il "riassorbimento" della Chiesa Ortodossa... I Valdesi, invece, li bruciamo di nuovo appena possibile... Scusate la lungaggine.

Anonimo ha detto...

Scusatissimo Equo ;) e grazie per avermi riportato a riflettere su un tema così ampio e attuale, come l'ecumenismo.
Infatti per quanto rigurarda il tanto sbandierato ecumenismo, c'è il timore da parte di buona parte del protestantesimo che il dialogo si svolga sotto "l'ala protettrice" del Cattolicesimo che appunto, abbia interesse ad "assorbire" e non a condividere realmente.