"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 9 febbraio 2008

Energia, rifiuti e dis-informazione

Prendo lo spunto da questo post di Franca, che vi invito caldamente a leggere, per fare alcune considerazioni personali.

Le conseguenze di una sciagurata gestione del nucleare sono ancora sotto gli occhi di tutti coloro che le vogliono vedere – anche di quelli che il 26 aprile 1986 non erano ancora nati o erano troppo piccoli per ricordarsene (è l’anniversario del disastro di Cernobyl); ciò nonostante qualcuno ancora si affanna a proclamare che l’Italia, per mettersi al riparo da carenze energetiche, deve recuperare il tempo perso e buttarsi sul nucleare. Buttarsi, proprio. Non solo e non tanto perché comunque in Italia è stato votato un referendum in proposito e la popolazione si è espressa CONTRO (ma questo al moderato Casini, tanto per citarne uno, non interessa), ma anche e soprattutto perché NON E’ VERO, come invece ci propinano TUTTI, mezzi di informazione democratica e pluralista compresi, che non abbiamo alternative.


Fare una cosa solo perché la fanno (meglio: l’hanno fatta…) i nostri vicini d’oltralpe non denota il massimo dell’intelligenza, né di quella creatività che, quando fa comodo a qualcuno, viene citata come dote tipicamente italiana.

Non tutti siamo fisici nucleari, non tutti siamo biologi o scienziati di qualsivoglia specie. Verissimo. Su certi argomenti è meglio lasciar decidere a chi se ne intende, posso anche essere d’accordo. Ma se non devo esprimermi io, che sono un nessuno qualsiasi, non mi pare proprio che Casini, tanto per citare uno già citato, sia più esperto-del-settore di me: è laureato in giurisprudenza, no? Non in energie più o meno eco-compatibili… Avrà probabilmente degli scienziati che lo illuminano, per dare pareri così categorici...

Allora ho fatto una piccolissima ricerca in rete (ci ho messo dieci minuti perché il mio computer è lento e l’ADSL un miraggio) e vi propongo due brani. Nientedimeno che di un premio Nobel e di un Ente Pubblico Nazionale, giusto per “volare basso”…

Energia rinnovabile. La parola a Carlo Rubbia

Gianluca Cazzaniga

Intervista al premio Nobel italiano, che in Spagna ha fatto fortuna con il fotovoltaico termodinamico.

Quali sono le soluzioni energetiche per i prossimi 5-10 anni?
L’obiettivo più importante è sviluppare risorse adeguate per le rinnovabili Risorse che devono essere direttamente o indirettamente legate al solare, per far sì che diventi la seconda fonte rinnovabile più importante. Oggi abbiamo ancora troppo poco solare: tutto il fotovoltaico del mondo rappresenta una sola centrale nucleare..
È un problema tecnologico?
È un problema di investimenti. Manca forse un po’ di coraggio, e la gente crede di poter continuare ad andare avanti aumentando il costo della benzina o fermando il traffico alcune domeniche.
Qui si tratta di prendere il toro per le corna e fare un grosso cambiamento: il solare. Soprattutto nelle regioni mediterranee e nel Sahara, dove la quantità di energia utilizzabile è straordinaria.

A che punto è l’Italia?
L’Italia era partita bene quando ero all’ENEA. Ma oggi è dietro ad altri paesi come la Spagna, ad esempio. La Spagna ha una grande industria nel campo del solare termodinamico e dell’eolico, mentre in Italia queste cose sono totalmente bloccate. Anche perché non esistono delle leggi sufficientemente valide da permettere agli industriali di sviluppare le cose in maniera competitiva.

Lei è un consigliere speciale del presidente della Commissione Ue. Quali consigli gli sta dando?
Noi stiamo discutendo di queste cose, e crediamo che la linea promossa dalla Germania durante la presidenza di turno dell’Ue (primo semestre 2007, ndr) sia quella giusta: andare coraggiosamente come Europa nella direzione delle rinnovabili.
Oggi anche gli americani hanno riscoperto l’interesse per le rinnovabili: anche HillaryClinton indica nel suo programma le idee che abbiamo sviluppato in Europa. Noi abbiamo un vantaggio: siamo partiti prima degli altri. Ma dobbiamo fare attenzione: la competizione si sta sviluppando, ed è importante che l’UE mantenga la preminenza nell’industria delle rinnovabili. Presto o tardi sono convinto che tutti si diranno: “Dobbiamo ampliare le rinnovabili!”. La questione è: chi arriverà per primo e la venderà agli altri?

Oggi l’industria europea delle rinnovabili è la più competitiva?
La Germania e l’Olanda lavorano molto bene in questo campo. In Inghilterra ci sono dei movimenti interessanti. E soprattutto in Spagna si stanno facendo tante cose. L’Italia purtroppo ha bisogno di darsi una regolata.
17/01/2008

fonte: http://www.fastweb.it/portale/ecolife/ambiente/articolo/?id=FW00191

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Rifiuti: arriva Thor, il sistema di riciclaggio ‘indifferenziato’




Quanto sia oneroso e problematico il trattamento dei rifiuti, lo dimostra la “tragedia” della Campania alla quale media e istituzioni stanno prestando la loro allarmata attenzione in questi giorni. Ma i rifiuti solidi urbani, com’è noto, possono rappresentare anche una risorsa. In questa direzione va Thor, un sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma, che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti e trasformarli in materiali da riutilizzare e in combustibile dall’elevato potere calorico, senza passare per i cassonetti separati della raccolta differenziata.

Un passo oltre la raccolta differenziata e il semplice incenerimento, con cui i rifiuti diventano una risorsa e che comporta un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Thor (Total house waste recycling - riciclaggio completo dei rifiuti domestici) è una tecnologia ideata e sviluppata interamente in Italia dalla ricerca congiunta pubblica e privata, che si basa su un processo di raffinazione meccanica (meccano-raffinazione) dei materiali di scarto, i quali vengono trattati in modo da separare tutte le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili.

Come un ‘mulino’ di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità.

“Un combustibile utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico”, aggiunge Paolo Plescia, ricercatore dell’Ismn-Cnr e inventore di Thor, “compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse. Infatti, le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato dalla raffinazione meccanica dei rifiuti solidi urbani, una volta eliminate le componenti inquinanti sono del tutto analoghe a quelle delle biomasse, ma rispetto a queste sono povere in zolfo ed esenti da idrocarburi policiclici”. E’ possibile utilizzare il prodotto sia come combustibile solido o pellettizzato oppure produrre bio-olio per motori diesel attraverso la ‘pirolisi’. L’impianto è completamente autonomo: consuma infatti parte dell’energia che produce e il resto lo cede all’esterno.

Il primo impianto THOR, attualmente in funzione in Sicilia, riesce a trattare fino a otto tonnellate l’ora e non ha bisogno di un’area di stoccaggio in attesa del trattamento; è completamente meccanico, non termico e quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione, anzi può essere acceso solo quando serve, limitando o eliminando così lo stoccaggio dei rifiuti e i conseguenti odori. Inoltre, è stato progettato anche come impianto mobile, utile per contrastare le emergenze e in tutte le situazioni dove è necessario trattare i rifiuti velocemente, senza scorie e senza impegnare spazi di grandi dimensioni, con un costo contenuto: un impianto da 4 tonnellate/ora occupa un massimo di 300 metri quadrati e ha un costo medio di 2 milioni di euro.

L’impianto può essere montato su un camion o su navi. In quest’ultimo caso, la produttività di un impianto imbarcato può salire oltre le dieci tonnellate l’ora e il combustibile, ottenuto dal trattamento, reso liquido da un ‘pirolizzatore’, può essere utilizzato direttamente dal natante o rivenduto all’esterno.

“Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale”, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di gestione, e in particolare le spese legate allo smaltimento delle scorie e ceneri per gli inceneritori, o della gestione degli odori e dei gas delle discariche, entrambi inesistenti nel Thor. Quanto al calore, i rifiuti che contengono cascami di carta producono 2.500 chilocalorie per chilo, mentre dopo la raffinazione meccanica superano le 5.300 chilocalorie”.

Un esempio concreto delle sue possibilità? “Un’area urbana di 5000 abitanti produce circa 50 tonnellate al giorno di rifiuti solidi”, informa il ricercatore. “Con queste Thor permette di ricavare una media giornaliera di 30 tonnellate di combustibile, 3 tonnellate di vetro, 2 tonnellate tra metalli ferrosi e non ferrosi e 1 tonnellata di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile”. Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore durante il processo di micronizzazione. Il prodotto che esce da Thor è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel mulino, dalle 8000 alle 15000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche, e, inoltre, non produce odori da fermentazione: resta inerte dal punto di vista biologico, ma combustibile”.

Un’altra applicazione interessante di Thor, utile per le isole o le comunità dove scarseggia l’acqua potabile, consiste nell’utilizzazione dell’energia termica prodotta per alimentare un dissalatore, producendo acqua potabile e nello stesso tempo eliminando i rifiuti soldi urbani.

Roma, 7 gennaio 2008

La scheda
Che cosa: Thor (Total house waste recycling) sistema per il recupero e la raffinazione dei rifiuti solidi urbani
Chi: Istituto di studi sui materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr
Per informazioni: Paolo Plescia, Istituto di studi sui materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr, tel. 06.90672826, e-mail: paolo.plescia@ismn.cnr.it, p.plescia@assing.it

Ufficio Stampa Cnr Rosanna Dassisti
tel. 06.4993.3588
rosanna.dassisti@cnr.it

fonte:
http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews.html?IDn=1758

Ma perché nessuno ne parla?

E, già che ci siamo...


Greenpeace: «Enel spende più per il nucleare che per le energie rinnovabili»

Pubblicato in Articoli da admin il 20 Luglio 2007

Dopo l’incendio alla centrale di Kashiwazaki-Kariwa, in Giappone, Greenpeace denuncia ancora una volta i pericoli connessi all’uso di energia nucleare. «Le centrali nucleari possono essere attaccate da diversi fronti: naturali o umani. Il rischio di terremoti è reale in Giappone e altrove - dichiara Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia - a questo, oggi, si aggiunge anche l’ombra del terrorismo, che può essere persino peggiore».

Negli anni Greenpeace in Giappone è entrata in azione soprattutto contro operazioni di trasporto pericoloso di scorie nucleari e in occasione di precedenti incidenti. «Inizialmente-scrive Greenpeace in un comunicato- l’industria nucleare giapponese (Tepco) ha mentito, tacendo l’incidente, e poi sminuito le conseguenze dell’accaduto. Non è la prima volta che succede. C’è un parallelo con l’incidente alla centrale nucleare di Kummel, in Germania, lo scorso giugno. In quel caso i responsabili hanno sostenuto che l’incendio non aveva causato problemi. Tuttavia, anche l’autorità nucleare tedesca ha ammesso che l’incendio ha causato malfunzionamenti che hanno messo il reattore a serio rischio».

Il problema non è legato soltanto alle nuove centrali nucleari ma anche e soprattutto agli investimenti che vengono fatti per prolungare la vita di vecchi impianti che sono inevitabilmente insicuri. «Per questo Greenpeace è fortemente contraria agli investimenti nucleari di Enel a Mochovce - spiega Onufrio - dove verranno completati due reattori sovietici di progettazione degli anni Settanta, senza guscio di protezione da eventi esterni. Greenpeace si sta opponendo anche al progetto nucleare sovietico di Belene in Bulgaria, in zona sismica. Queste due operazioni, se andranno in porto, costeranno più di tutti gli investimenti di Enel sulle fonti rinnovabili, un primato imbarazzante», conclude Onufrio.

Foto: http://www.7magazine.it/new.asp?id=996

Le Nazioni Unite riconoscono che 4 milioni di bambini sono sofferenti per il disastro del ‘86. La CCPI l’Organizzazione Internazionale Progetto Bambini di Chernobyl, senza scopo di lucro, provvede agli aiuti umanitari e alle cure mediche.

www.verdi-modica.it/.../2007/07/chernobyl.jpg

Scusate se non metto immagini delle malformazioni causate ai bambini nati dopo il disastro di Cernobyl. In rete ce ne sono abbastanza, se proprio non volete lavorare di fantasia. Ma a me fanno troppo male.

PS: l'accostamento di foto e testi è mia.

...

4 commenti:

Matteo L. ha detto...

E' partita l'operazione libertà! Vieni sul mio blog, leggi l'iniziativa mia e dei miei amici e sostienici, se credi anche tu in quello che ho scritto! E' una cosa seria da non sottovalutare! Grazie e sappi che uniti siamo più forti!

Franca ha detto...

Dunque le soluzioni ci sono se le vogliamo!

Franca ha detto...

P.S.
In genere neanch'io metto foto ad effetto, ma stavolta l'ho fatto perchè qualche volta serve a far soffermare l'attenzione di chi ha troppa fretta...

elena ha detto...

@Franca: non era una critica alla foto che hai messo tu: tra quelle che ho visto in rete, mi sembra tu abbia scelto la meno drammatica... anche se molto esplicativa. Solo che non volevo copiartela, ma non avevo molta scelta, se non quella di "astenermi".
Grazie per la tua costante presenza e per gli spunti che mi offri! :)