Uno studio choc pubblicato dal quotidiano inglese The Guardian: il rebus biocarburiIl cambio di destinazione provoca l'aumento dei costi delle derrate
                                                 Troppi campi dedicati al biofuel
                                                 Meno prodotti agricoli, sempre più cari. Aggiungete carenza d'acqua
disastri naturali e sovrappopolazione: è la ricetta per il disastro
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
                                                                                                                                                             
LONDRA - 
Da anni viviamo con l'incubo del riscaldamento globale. Ma un'altra minaccia, ancora più immediata, potrebbe essere la fame globale: sempre meno prodotti alimentari disponibili, sempre più cari, contesi da una popolazione terrestre sempre più grande, in un periodo già reso critico da risorse idriche sempre più scarse e da un clima sempre più imprevedibile. "La fine del cibo", riassume il titolo del Guardian di Londra, puntando il dito contro un fenomeno che sta accelerando il deficit alimentare: sempre più terre, in America e in Occidente ma anche nel resto del pianeta, finora utilizzate per coltivare prodotti agricoli, adesso vengono adibite alla coltivazione di biocarburi, come l'etanolo e altri carburanti "puliti", sia per ridurre l'inquinamento atmosferico, sia per ridurre la dipendenza dall'energia petrolifera di un esplosivo e instabile Medio Oriente. E' questo, sostengono gli esperti, il fattore scatenante dell'aumento dei prezzi del cibo. Aggiungendovi il declino delle acque, i disastri naturali e la crescita della popolazione, ammonisce il quotidiano londinese, si arriva a "una ricetta per il disastro".                                   
Lester Brown, presidente della think-tank Worldwatch Institute e autore del best-seller "Chi sfamerà la Cina?", presenta così la questione: "Siamo di fronte a un'epica competizione per le granaglie tra gli 800 milioni di automobilisti del pianeta e i due miliardi di poveri della terra". Come in quasi tutte le sfide tra ricchi e poveri, non è difficile immaginare chi la stia vincendo.                                                                             
 
                                       Esortati dal presidente Bush a produrre entro dieci anni un quarto dei carburanti non fossili di cui necessitano gli Stati Uniti, migliaia di agricoltori americani stanno trasformando il "granaio d'America" in una immensa tanica di biocarburi. L'anno scorso già il 20 per cento del raccolto di granoturco Usa è stato usato per la produzione di etanolo, i cui stabilimenti raddoppiano di anno in anno. Una politica analoga è in corso un po' ovunque, dall'Europa all'India, dal Sud Africa al Brasile. Diminuendo la terra destinata alla coltivazione di grano, il prezzo del frumento è aumentato del 100 per cento dal 2006, e ciò sta portando ad aumenti da record dei prezzi dei generi di prima necessità: pane, pollo, uova, latte, carne.                                   
Ad accrescere le preoccupazioni del dottor Brown c'è il boom demografico ed economico di Cina e India, i due giganti in cui vive il 40 per cento della popolazione mondiale: anche perché cinesi ed indiani stanno abbandonando la loro tradizionale dieta ricca di verdure a favore di un'alimentazione più "americana", che contiene più carne e latticini. Non tutti condividono gli scenari catastrofici. "Il Brasile ha 3 milioni di chilometri quadrati di terra arabile, di cui solo un quinto è attualmente coltivato e di cui solo il 4 per cento produce etanolo", dice il presidente brasiliano Lula. Ma le Nazioni Unite calcolano che la richiesta di biocarburi aumenterà del 170 per cento solo nei prossimi tre anni. Ci sarà abbastanza cibo per tutti? O presto verrà il giorno in cui dovremo scegliere tra una pagnotta e un pieno di biocarburi per la nostra auto?                                                                                   
(
30 agosto 2007)
fonte: 
http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/ambiente/cibo-nel-mondo/cibo-nel-mondo/cibo-nel-mondo.html...

Gli         speculatori finanziari prendono di mira i beni alimentari
       Tratto         da Movisol www.movisol.org/07news130.htm 
         
22 agosto 2007 (MoviSol) - I prezzi delle materie prime         alimentari stanno crescendo rapidamente, anche a causa dei consigli dati         da Goldman Sachs e altri speculatori, ad investire nei beni di origine         agricola, zucchero, mais, grano e caffé.                
       I nodi vengono gradualmente al pettine. Un broker specializzato in         questo tipo di investimenti, intervistato da Bloomberg.com ha detto che         "pur in presenza di un         tracollo globale, i beni agricoli non saranno influenzati poiché la         gente continua a mangiare. Acciaio, ferro, nickel possono anche soffrire         [un calo dei prezzi]. Ma la gente         andrà comunque nei negozi per comperare pane e patate."                
       Dunque, gli stessi speculatori e direttori di hedge fund (tra i quali         Marc Faber e l'ex socio di George Soros, Jim Rogers), che si sono resi         responsabili dell'attuale collasso finanziario, sono dietro alla corsa         al controllo delle risorse alimentari del pianeta, causando un aumento         stratosferico dei relativi prezzi. In una e-mail del 16 agosto scorso,         Faber ha scritto che i prezzi delle risorse agricole sono         "attraenti", e ha consigliato i suoi clienti a investire in         esse. Si sta già parlando, nell'ambiente dei broker, di un raddoppio         del prezzo dello zucchero previsto nei prossimi mesi.                  
         
Quali sono le cause         dell'iperinflazione globale delle risorse alimentari?                
       Un gallone di latte al dettaglio, negli Stati Uniti, è         cresciuto di più del 15% in soli sei mesi ($3.29 a gennaio 2007 - $3.80         dollari a luglio 2007). Altri prodotti alimentari hanno subito degli         aumenti del 50%. In Francia, i prezzi del latte sono cresciuti del         5-10%. Nel Paese che è massimo produttore di latte a livello europeo,          la Germania         , il prezzo del burro è cresciuto nel mese di luglio da €0,79 a         €1,19, mentre quello del formaggio fresco del 40%. In Italia          la De Cecco         ha già annunciato un rincaro dei prezzi della pasta del 20% a settembre         a causa del rincaro del prezzo del grano duro del 50%.                
       L'inflazione del latte è indicativa del paniere alimentare, che         contiene anche farinacei, carni, dolciumi, ecc. Il tasso di inflazione         sul cibo per il primo semestre del 2007 negli Stati Uniti supera il         tasso annuo riscontrato nel 2006. Il Bureau of Labor Statistics prevede         una crescita dell'8% in quest'anno nei costi sostenuti per         l'alimentazione; tuttavia, si sa che l'ente statistico è solito         sottostimare. Le organizzazioni di soccorso mondiali stanno riducendo le         proprie forniture di cibo destinato all'assistenza degli affamati, poiché         i loro fondi non sono sufficienti a comprare beni divenuti         improvvisamente più costosi. Ad una conferenza sulla povertà tenuta a         Manila agli inizi di agosto, s'è discusso infatti della minaccia di         aumento delle vittime della fame.                  
         
Perché dunque, c'è         iperinflazione?                
       I media, ormai sottoposti ad un controllo globale, cercano         di far passare una giustificazione che si articolerebbe in due soli         aspetti:                  
         
1) la responsabilità sarebbe della Cina, perché intenta a         sottrarre dai mercati internazionali tutto il cibo disponibile, sia in         termini di volumi, sia in termini di tipologie ("nuove" per i         consumatori cinesi, abituali per noi: yogurt, e altri prodotti caseari);                  
         
2) la speculazione sul bioetanolo starebbe sottraendo dal         mercato alimentare tutto il mais prodotto.                  
         
Tuttavia, anche se l'ordine "biasimate          la Cina         " riflette una realtà, e i biocarburanti sono un ottimo capro         espiatorio, non si sta fornendo un'immagine completa dell'intero         problema. La storia si compone anche di altri aspetti, alcuni dei quali         sono:                  
         
a) Le riserve di grano a livello mondiale sono in constante         declino da molti anni, da prima che prendesse piede l'idiozia dei         biocarburanti. Le riserve di riso sono al loro minimo, considerando un         periodo iniziato negli anni '70. Subendo i trattati GATT/OMC, le nazioni         sono state costrette a porre fine alle loro politiche di accumulo delle         riserve di frumento, per affidarsi invece ai "mercati         mondiali".                  
         
b) I produttori di latte e latticini sono stati posti,         progressivamente e in numero crescente, in condizioni di non poter più         lavorare, osservando un incremento dei costi di produzione e un         abbassamento dei prezzi imposti al loro latte fresco. In Francia, per         esempio, a fronte di 3,8 milioni capi gestiti da circa 100000         allevatori, circa 5000 addetti ogni anno abbandonano l'attività, alla         ricerca di lavori pagati meglio e meno pesanti. Al contempo, in giro per         il mondo sono stati costruiti allevamenti e fattorie che ospitano         lavoratori in condizioni di quasi schiavitù: Haiti e lo stato dell'Hidao         sono due esempi di regioni selezionate per costituire la "fornitura         globale" di cibo.                  
         
Il 12 marzo 2007 il senatore democratico Patrick Leahy del         Vermont ha presieduto un'audizione concernente una "rete di         sicurezza" per gli addetti al settore latticino-caseario, facendo         notare che le fattorie non potranno sopravvivere a meno di prezzi equi         per il latte da esse prodotte. Egli ha constatato che i costi sempre al         rialzo dei carburanti e dei mangimi sono cause di fallimento di numerose         attività.                  
         
c) Le multinazionali del cibo ADM, Cargill, Bunge, Kraft,         ecc. stanno ricavando enormi profitti. Oltre che dall'impostura dei         biocarburanti, i profitti derivano dalla speculazione sui passaggi         commerciali. Di un dollaro pagato dal consumatore finale, il produttore         vede poco e niente. Una pagnotta che al banco del forno costa due euro,         contiene 6 centesimi di frumento. Se un tempo un allevatore riceveva il         60%-70% del prezzo pagato dal consumatore finale per il latte         acquistato, ora riceve il 30%, e mentre scriviamo questa percentuale sta         calando ulteriormente.                  
         
d) Un clima avverso, a fronte di un'agricoltura messa alle         strette, significa carestia. In Australia la siccità quest'anno ha         causato un calo di un miliardo di litri di latte. A livello mondiale,         dei 620 miliardi di litri prodotti, soltanto il 7% è esportato, e la         crescita dei prezzi è stata spettacolare: l'anno scorso il prezzo del         latte in polvere è cresciuto dell'80%, mentre il burro industriale del         50%