"Si riconosca l'opera sociale della Chiesa"
Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco
ROMA - I privilegi fiscali della Chiesa alimentano polemiche in Italia. L'Unione Europea si muove, chiede informazioni, vuole vederci chiaro e sapere se certe esenzioni possono essere considerate illegittimi aiuti di Stato. Nella vicenda interviene oggi l'arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Cei. E lo fa per chiedere che venga riconosciuta "l'opera sociale della Chiesa".
L'arcivescovo di Genova invita tutti a riconoscere le attività svolte a favore dei più poveri e dei più deboli, "mettendo a disposizione le risorse di cui dispone la comunità cristiana". Le risorse a cui fa riferimento il presidente dei vescovi italiani sono sia "quelle umane che quelle economico-finanziarie". Ragione per cui sono giustificate certe esenzioni, che riguardano gli enti no-profit, nati per occuparsi di problemi quali "l'emarginazione, la fragilità, la debolezza, la povertà". Insomma, se "l'impegno della Chiesa ha una forte ricaduta a livello sociale", se "questa presenza e questa azione di sussidiarietà perdura nei secoli e nei millenni", ci deve essere un riconoscimento "a tutti i livelli". Anche sul piano fiscale, dunque.
Bagnasco esorta i politici ad avere "un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non ideologico", e un approccio verso la Chiesa, "senza interessi di parte, espliciti o nascosti". Il riferimento è a tutte le polemiche scoppiate nei mesi scorsi a proposito di certi privilegi di cui gode il Vaticano, soprattutto dopo che nell'ultima Finanziaria del governo Berlusconi venne inserita una norma che prevedeva l'esenzione dall'Ici per gli immobili di proprietà della Chiesa cattolica. Tra questi, anche quelli che svolgono, seppur solo parzialmente, attività di tipo commerciale.
Il Vaticano ha sempre risposto che l'esenzione dall'Ici è del tutto analoga a quella di cui si giovano altri enti no profit, in particolare il terzo settore. Ma questo privilegio, e altre riduzioni di imposta riconosciute ad imprese specificatamente commerciali, hanno spinto Bruxelles a cercare di vederci chiaro. Due giorni fa la Commissione Ue ha deciso infatti di chiedere al governo italiano "informazioni supplementari" su questi vantaggi. Non è stato ancora deciso di aprire un'inchiesta, ma il commissario alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha precisato che in questo caso si tratterebbe di un'indagine "per aiuti di Stato illegali".
(30 agosto 2007)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/economia/ue-chiesa-vantaggi/fisco-bagnasco/fisco-bagnasco.html
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2 commenti:
Non lo so, mi trovo in questa situazione:
Riconosco alla chiesa che sulla carta ha un bel progetto e che quindi è giusto che sia esente come le categorie no-profit... ma in pratica e per esperienza personale, ciò non accade sempre (ma solo eccezionalmente) e quindi... ritengo che non dovrebbero avere privilegi fiscali.
Detto questo si ritorna con:
Ma la chiesa è o non è un'istituzione formata solo da individui che hanno voglia di glorificare Dio con la loro vita sulla terra?
Se non lo è, allora... occorre rivedere qualcosa, non credete?
E' perversa la cosa... è perversa.
La Chiesa, che ha la pretesa di imporre il proprio moralismo anche a chi non è cattolico, dovrebbe imparare ad autofinanziarsi e non contare sui fondi pubblici, cioè di tutti
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