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giovedì 30 agosto 2007

La Finanza ha 'scovato' 21mila lavoratori in nero



Più 13% rispetto ai primi otto mesi del 2006. Al Sud il 37% degli irregolari, con un 15% solo in Campania. Recuperate ritenute non versate per 114 milioni di euro, con un incremento del 26%


sicurezza nei cantieri Roma, 30 agosto 2007 - Le Fiamme Gialle nei primo 8 mesi del 2007 hanno 'scovato' oltre 21 mila lavoratori irregolari. L'importante operazione appena conclusa dalla Guardia di Finanza di Firenze, grazie alla quale è stata scoperta un'evasione contributiva di 9 milioni di euro perpetrata da 500 aziende della provincia di Prato, per lo più condotte da cittadini cinesi, offre lo spunto per un'analisi dei risultati conseguiti dalle Fiamme Gialle nel contrasto al «lavoro sommerso», con riferimento ai primi 8 mesi del 2007.

La Guardia di Finanza ha individuato, nel predetto periodo dell'anno, 21.384 lavoratori in nero e irregolari: un risultato superiore di oltre il 13% rispetto a quello conseguito nello stesso periodo del 2006 (18.898). Dal punto di vista territoriale, il «lavoro sommerso» è risultato maggiormente diffuso nelle Regioni meridionali, con il 37% delle posizioni irregolari complessivamente verbalizzate dalle Fiamme Gialle.

Di contro, nel Nord e nel Centro Italia la percentuale di lavoratori in nero ed irregolari si è attestata rispettivamente intorno al 31 e al 32%.


Le Regioni risultate più esposte al fenomeno sono state: nel Nord, la Lombardia (2.337 casi) e il Veneto (1.497 casi); nel Centro, il Lazio (2.819 casi) e le Marche (1.150 casi); nel Sud, la Campania (3.263 casi) e la Sicilia (1.500 casi). In assoluto, la Regione ove sono state individuate le maggiori irregolarità è la Campania (con il 15% dei casi), seguita dal Lazio (13%) e dalla Lombardia (11%).

Molti casi di «lavoro nero» e irregolare sono stati scoperti tra le attività di servizi alle imprese e manifatturiere, le attività alberghiere e di ristorazione, e le costruzioni.

Sotto il profilo dell'evasione fiscale, inoltre, le attività ispettive svolte dalla Guardia di Finanza hanno consentito il recupero di ritenute non operate e non versate sulle retribuzioni erogate «in nero» per oltre 114 milioni di euro, con un incremento del 26% rispetto all'analogo dato dell'anno scorso (più di 90 milioni).

Uno dei versanti operativi rispetto al quale la Guardia di Finanza sviluppa una consistente presenza ispettiva è quello del contrasto al lavoro sommerso, «un fenomeno che riguarda le imprese e i lavoratori autonomi che, pur rientrando nell'economia ufficiale, fanno ricorso a prestazioni lavorative rese al di fuori del prescritto perimetro normativo. Si tratta di una forma di illegalità assai dannosa perchè capace di incidere negativamente su più fronti. Il mancato adempimento degli oneri contributivi e fiscali, infatti, oltre che causare pesanti ricadute sul gettito erariale, consente alle aziende sleali di abbattere in maniera significativa i costi di gestione e, quindi, di offrire prodotti o servizi a prezzi particolarmente concorrenziali", dicono le Fiamme Gialle.

"Il lavoro irregolare, inoltre, risulta di frequente correlato ad altre forme criminali di più ampio spessore, tra cui, più in particolare, l'immigrazione clandestina - uno dei canali di alimentazione del lavoro nero - e le connesse forme di violenza e sfruttamento della manodopera. Molto importanti sono, inoltre, le implicazioni che il fenomeno in commento ha rispetto alle condizioni d'impiego dei lavoratori, spesso costretti ad operare in contesti ambientali privi dei necessari requisiti di sicurezza e salubrità", dice la GdF.

fonte: http://qn.quotidiano.net/2007/08/30/33413-finanza_scovato_21mila_lavoratori_nero.shtml

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