"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 25 agosto 2007

A Monterosso i fedeli sono con il parroco-papà


Ma don Sante Sguotti dovrà lasciare

Loren e Mastroianni in "La moglie del prete"

PADOVA (25 agosto) - «Un po' di tensione c'è, ma tutto sommato mi sento anche tranquillo». Don Sante Sguotti risponde al cellulare e la sua voce è ancora un po' emozionata, dopo la semi-confessione della sua paternità di venerdì sera in chiesa davanti ai parrocchiani di Monterosso, un paesino di 800 abitanti del padovano.

«Cosa ho provato ieri sera? cerco di essere distaccato - dice il prete - sia da chi mi applaude sia da chi mi attacca». I fedeli di Monterosso però sono tutti schierati con lui, e la sua storia d'amore con una donna, una quarantenne separata che un anno fa gli ha dato un figlioletto, non sembra impressionare più di tanto. «L'affetto fa piacere, è normale - osserva il sacerdote - ma non è qualcosa di assoluto, può essere la risposta di un momento. Io del resto ho sempre lasciato libera la gente di farsi un'opinione, non ho cercato di trascinare nessuno, né di pormi a paladino di chissà quale battaglia».

Ieri in chiesa i ragazzi portavano magliette con lo slogan «don Sante è mio padre». «Perché - spiega il prete - probabilmente riconoscono che hanno ricevuto del bene. Mi hanno sorpreso, perché non mi aspettavo una risposta di questo tipo». Tuttavia, dopo l'invito perentorio del vescovo Mattiazzo a dimettersi, e la conferma della sua nuova vita, don Sante dovrà lasciare la comunità di Monterosso. Lui comunque non vuole anticipare nulla e rimanda alla conferenza stampa già convocata per la prossima settimana. «Aspettiamo martedì», si limita a concludere.

Ma non solo i fedeli di Monterosso sono con il parroco-papà. Con lui ci sono anche sacerdoti come don Albino Bizzotto, l'anima del gruppo «Beati i costruttori di pace». Si dice stufo dei «preti "corpo speciale"» e contento che il sacerdote di Monterosso abbia reso pubblica davanti ai parrocchiani la sua paternità, «anziché agire in segreto, come hanno fatto e continuano a fare altri sacerdoti». «Su questa vicenda - afferma don Albino - la mia posizione è chiara: meglio le cose aperte e quindi anche discusse che non le vicende segrete e tacitate». Per quanto concerne l'affettività e la sessualità, conclude don Bizzotto, «i preti sono persone esattamente come tutti gli altri».

link ad altro articolo: E' padre di una bimba di tre anni il parroco che veglia sulle vacanze valdostane dei papi.

fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=7715&sez=HOME_INITALIA

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PRETI SPOSATI, VIETATO SOLO A ROMA

Torna sugli scudi l'annosa questione del celibato dei preti, un tabù solo nella chiesa di rito latino: nelle chiese cattoliche orientali si può. Timida apertura del cardinale brasiliano Claudio Hummes (nell'immagine)

di Mimmo de Cillis

Martedi' 5 Dicembre 2006

Lo chiamano, con una definizione fredda e a volte dispregiativa, “clero uxorato”. E’ la realtà dei preti sposati, di quanti credono che il sacramento dell’ordinazione sacerdotale sia conciliabile con quello del matrimonio. Una realtà multiforme, presente nelle diverse confessioni cristiane, nella chiesa ortodossa come in quella protestante. E anche in quella cattolica, ma solo nei cosiddetti “riti orientali”, quelli regolati con il Codice del diritto canonico delle chiese orientali, appunto. Nelle chiese greco-cattolica, siriaca, armena, copta, antiochena, melkita, etiope, e in tutte comunità cattoliche dell’est Europa, si distingue la figura del monaco (non sposato) da quella del prete che può regolarmente sposarsi e avere figli. Sono chiese che hanno lo stesso papa di Roma e sono pienamente riconosciute dalla Santa Sede.

Nella chiesa di rito latino (quella occidentale), invece, la questione è ancora tabù. Il “no” è stato ribadito di recente alla riunione cardinalizia convocata da Ratzinger dopo l’ennesima evoluzione del caso Milingo. Ad aprire (e poi subito chiudere) una porticina ci ha pensato anche il cardinale brasiliano Claudio Hummes, un francescano appena giunto a Roma per ricoprire il nuovo incarico assegnatogli dal papa, quello di prefetto della congregazione del clero, uno dei dicasteri della curia romana. Il cardinale era stato preceduto in Italia da un’intervita rilasciata
al quotidiano di San Paolo Estrado do S. Paulo in cui aveva dichiarato una semplice verità: “Il celibato non è un dogma”. L’affermazione, certo priva di qualsiasi carattere rivoluzionario, aveva però assunto valore per il momento in cui era giunta, e perché si tratta della prima intervista del nuovo capo-dicastero. Vista
l’interpretazione data dai mass-media, per una “possibile nuova apertura del Vaticano” al matrimonio dei preti, il cardinale ha precisato ieri che “la questione dell'abolizione del celibato sacerdotale non è attualmente all'ordine del giorno delle autorità ecclesiastiche”. Affermando poi che “un allargamento della regola del celibato non sarebbe stato una soluzione neppure per il problema della scarsità delle vocazioni che è da collegare piuttosto ad altre cause, a cominciare dalla cultura secolarizzata moderna”.

Eppure la questione dei preti sposati è un di quelle che molta parte della chiesa cattolica e dell’associazionismo di base si aspetta venga ridiscussa nei prossimi anni. Proprio perché non rappresenta una verità di fede, ma una norma disciplinare che, come tante altre, può essere aggiornata e modificata. Ricordando che nelle comunità cattoliche di rito orientale il matrimonio dei ministri di culto è accettato e praticato, nella piena fedeltà al pontefice romano. Ai sacerdoti legittimamente ammogliati, vanno poi ad aggiungersi quanti nella chiesa latina hanno abbandonato le sacrestie per sposarsi, ricevendo l’automatico divieto di esercitare il ministero.
Secondo alcune stime, i preti in questa condizione, ansiosi di ritornare a celebrare messa, sarebbero oltre centomila: 20mila negli Usa, 5.000 circa in Italia, 3.000 in Canada. La Santa Sede, in molti casi (circa 70mila), ha poi offerto una “sanatoria”, rilasciando la dispensa dal sacerdozio e dunque permettendo al prete di cambiare del tutto vita. Ma intanto anche fra i vescovi latini si fa strada l’ipotesi di aprire al matrimonio per gli ecclesiastici: alcuni mesi fa l’arcivescovo di Dijon, mons. Roland Minnerath, figura di spicco della chiesa francese, aveva proposto l’abolizione del celibato in risposta alla crisi delle vocazioni sacerdotali, sempre più forte in Francia (si è scesi dai 566 nuovi preti del 1966 ai 90 del 2004).

Anche sul piano teologico, la sfida è aperta: don Basilio Petrà, ordinario di teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia centrale, nota che solo di recente, dopo le conquiste del Concilio Vaticano II, che aveva “dato dignità ecclesiale e teologica al sacerdozio uxorato”, la “teologia romana” l’ha trasformato in una sorta di “sacerdozio abusivo”, oppure in “un sacerdozio minore, meno perfetto”. Tendenza, questa, rafforzata da Giovanni Paolo II, con l’esortazione apostolica del 1992 Pastores dabo vobis.

fonte: www.lettera22.it/showart.php?id=6224&rubrica=21

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Il celibato, lungi dal rappresentare un aspetto originario del sacerdozio cristiano, esiste in realtà solamente dalla seconda metà dell'undicesimo secolo, circoscritto alla parte occidentale della cristianità. I cinque testi medievali greci e latini, qui tradotti per la prima volta in italiano, esprimono in maniera vivace la loro lucida opposizione allo stabilirsi di questa nuova disciplina. Il libro illustra le fasi della lunghissima incubazione che fu necessaria alla creazione della norma del celibato obbligatorio, un processo sconosciuto al vasto pubblico che tende a considerare il celibato ecclesiastico quasi un dato di natura.

Viene evidenziato come il divieto dell'ordinazione degli uomini sposati sia potuto scattare in seguito alla convergenza di due ideologie: una antisessuale e un'altra antimatrimoniale.

Pur non toccando affatto l'attualità, lo studio dell'Autore induce a mettere in discussione la legittimità e l'utilità dell'obbligo del celibato per i ministri della chiesa cattolica.


L'autore

Francesco Quaranta,

nato a Reggio Calabria nel 1958, si è laureato nel 1982 in letteratura cristiana antica all'Università di Messina. Insegnante di letteratura italiana e storia negli Istituti superiori della provincia di Reggio Calabria e di quella di Roma, attualmente è docente bibliotecario al Liceo-ginnasio "T. Tasso" di Roma. Si è specializzato in lingua copta e siriaca presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. Collabora all'edizione dei settecenteschi Catalogi dell'abate Armellini, promossa dalla congregazione benedettino-cassinese.

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fonte: www.claudiana.it/php/mostrascheda.php?nscheda...

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2 commenti:

Franca ha detto...

Il celibato dei preti non è un dogma. Solo l'oscurantismo del Vaticano prevede questa norma che fa vivere ai preti una vita non vera.
Nelle altre confessioni la figura del prete con famiglia funziona benissimo

Anonimo ha detto...

E' vero Franca!
Leggevo che... anzi no... ora lo copio integralmente dal libro che ho casa di M. Craveri intitolato L'eresia:
"...Nel frattempo il papa continuava nel suo impegno reazionario di negazione di ogni necessità di progresso. Il 14 gennaio 1980 riuniva a Roma i sette vescovi del Sinodo olandese, cinque dei quali progressisti, per chiedere la loro sottomissione. Astutamente faceva partecipare alle votazioni anche prelati tedeschi e belgi, estranei ai problemi degli olandesi, e pertando i voti dei progressisti furono ampiamente superati e l'"eresia" degli olandesi venne condannata.
Ciò diede la possibilità al pontefice di impartire nuove rigide misure sulla pratica della confessione e dell'eucarestia, DI RIBADIRE L'OBBLIGATORIETA' DEL CELIBATO per i sacerdoti e di rendere più restrittivi i requisiti fino allora richiesti per la dispensa dal celibato."

Stiamo parlando del 1980!! Non del Medio Evo!! Incredibile!...Ti viene una rabbia!