"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 24 agosto 2007

Ministri e associazioni mobilitati per salvare Pegah



Manifestazione per i diritti degli omosessuali, foto Themba Hadebe-Ap


ROMA
(24 agosto) - L'Italia potrebbe accogliere Pegah Emambakhsh, la lesbica iraniana rifugiatasi in Gran Bretagna perché nel suo paese rischia la pena di morte e che Londra intende espellere. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, si è detto «assolutamente d'accordo con la proposta lanciata dal ministro Barbara Pollastrini che l'Italia dia asilo a Pegah». «Sono assolutamente d'accordo sulla proposta di asilo politico in Italia per Pegah Emambakhsh avanzata dal ministro Pollastrini», ha detto anche il sindaco di Roma Walter Veltroni.

Oggi alti diplomatici britannici avrebbero ventilato l'ipotesi che le autorità di Londra possano bloccare l'espulsione della donna davanti a un chiaro impegno politico dell'Italia ad accogliere Pegah come rifugiata politica. «È la prima volta che esponenti britannici dimostrano piena disponibilità nel caso di Pegah», ha dichiarato all'agenzia Aki-Adnkrosno Roberto Malini di EveryOne, l'associazione che si batte per salvare Pegah.

L'ambasciata britannica a Roma aveva invitato gli attivisti del gruppo Everyone a un incontro per «esporre in prima persona e più diffusamente le loro opinioni rispetto al caso di Pegah Emambakhah». L'ambasciata, consapevole della grande attenzione dedicata al caso negli ultimi giorni dalla stampa e dall'opinione pubblica italiane, ha spiegato di aver rivolto questo invito «al fine di poter meglio riferire a Londra circa la situazione che ha portato tanti cittadini italiani a manifestare la propria preoccupazione rispetto al caso della cittadina iraniana».

Malini ha anche riferito il disagio di alcuni diplomatici britannici dinanzi all'eventualità di una condanna a morte di Pegah. Oggi il gruppo ha consegnato in ambasciata una documentazione che rivela come in Iran sia stata già emessa ufficialmente contro Pegah una condanna a morte per istigazione all'insurrezione dall'estero. «Abbiamo anche presentato dieci testimonianze che attestano l'omosessualità di Pegah», ha detto Malini.

Londra ha respinto la richiesta di asilo politico di Pegah, sostenendo che la donna non può dimostrare i suoi orientamenti sessuali e di conseguenza il rischio di essere giustiziata nel suo Paese. Il 13 agosto la donna è stata arrestata e portata in un centro di accoglienza in attesa dell'espulsione. «Ci hanno assicurato che questi documenti verranno subito inviati al governo britannico», ha aggiunto Malini.

«Salvare una vita umana è un dovere del governo e di tutte le forze politiche. I Verdi chiedono al ministro Amato di offrire la disponibilità del nostro Paese a ospitare la cittadina iraniana Pegah, condannata a morte perché lesbica», ha affermato Gianpaolo Silvestri, responsabile diritti civili dei Verdi. «Grazie alla norma che prevede l'asilo per chi in patria è discriminato per l'identità sessuale - prosegue il senatore del Sole che Ride - l'Italia ha salvato già diverse persone. Si deve fare di tutto per evitare che Pegah sia lapidata e uccisa solo perché omosessuale».

«Lunedì dovremo essere tutti davanti all'ambasciata britannica a protestare contro l'assurdo balbettio di istituzioni giudiziarie e governative di quel grande paese sulla questione di Pegah Emambakhsh», è infine l'invito di Federico Orlando e Giuseppe Giulietti, presidente e portavoce dell'associazione Articolo21.

fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=7671&sez=HOME_INITALIA

...

1 commento:

Franca ha detto...

Se abbiamo una norma che prevede l'asilo per chi in patria è discriminato per l'identità sessuale, basta applicarla