Dal Natale 2006, sei omicidi e sei tentati omicidi. Oggi la strage
Decimati i due clan, uomini in fuga, ora si colpiscono gli amici
Tutto cominciò per una rissa a CarnevaleE San Luca è un paese deserto: si sentono solo urla di dolore
Una veduta di San Luca, paese
sul versante jonico dell'Aspromonte
Naturalmente il sanguinoso scontro fra i clan Pelle-Vottari-Romeo e gli Strangio-Nirta nasconde anche una battaglia per il controllo del territorio. L'Aspromonte non è più terra dei sequestri (clamorosi intorno a San Luca quelli di Paul Getty Jr. e del giovane Casella, la cui madre si incatenò sulla piazza), ma la zona, molto vicina alla costa, resta un passaggio obbligato per i grandi quantitativi di droga.
Oggi San Luca è un paese fantasma. Nessuno per la strada, dalle case dei familiari delle vittime si sentono urla di dolore. In giro ci sono più giornalisti che abitanti: solo un anziano si rifornisce d'acqua nella fontanella della piazza.
Quanto odio: tutto iniziò nel '91 per una banale lite con lancio di uova a una festa di Carnevale. Due persone rimasero uccise e due ferite: Francesco Strangio aveva 20 anni, Domenico Nirta 19. Giovanni Luca Nirta e il fratello Sebastiano rimasero feriti.
Una faida incomprensibile e sanguinosa, difficile districarsi perfino fra i cognomi. Ai funerali di Maria Nirta Strangio andò anche Giovanni Strangio, esponente di una cosca avversa: ci andò armato e fu bloccato e ferito dai carabinieri. Forse cercava il marito della donna uccisa.
L'uccisione di Maria Strangio ha provocato la riapertura della faida, che da quel giorno ha registrato altri cinque omicidi e sei tentati omicidi. L'ultimo è accaduto il 3 agosto scorso, con l'agguato fatto contro Antonio Giorgi, ucciso a colpi di fucile mentre si trovava in un terreno di sua proprietà.
Una faida che ha colpito in modo trasversale: non potendo arrivare ai capi, si cercano i parenti lontani, i collaboratori o i sicari. Una caccia all'uomo privata andata avanti per anni, che gli inquirenti non sono riusciti a bloccare. E San Luca è diventato il paese dei fantasmi: tutti nascosti o in fuga.
Un paese che Corrado Alvaro raccontò come fatto di "pastori più che di contadini". Molti di loro per paura o bisogno sono emigrati in Germania. I pastori sono diventati minatori o operai nella acciaierie della Ruhr. Molti senza rimpianto, altri con la voglia di tornare, da anziani, al paese. Scrive Alvaro in un articolo del 1949. "L'incitamento continuo era di fuggire, abbandonare questo paese maledetto: tutti quelli che siamo fuggiti ce lo siamo sentito dire dal padre e dalla madre".
(15 agosto 2007)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/esteri/duisburg-morti/san-luca-natale/san-luca-natale.html
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