ostaggio dimenticato
Enzo Baldoni, scomparso in Iraq |
La moglie accusa: "Non è stato fatto niente per riportare il corpo a casa"
ROMA
«Non è stato fatto abbastanza, anzi, penso che non sia stato fatto niente, per far sì che il corpo di Enzo potesse tornare a casa. Mio marito è stato dimenticato». A tre anni esatti dalla morte del giornalista umbro, Enzo Baldoni, ucciso dai suoi rapitori del sedicente «Esercito islamico dell’ Iraq», è la moglie Giusi Bonsignore a parlare con l’amarezza nel cuore ricordando la vicenda di suo marito del quale non sono stati ancora recuperati resti. È il 26 agosto del 2004, sono da poco passate le 23, quando Al Jazeera comunica di aver ricevuto un video, con le immagini, poi definite agghiacciantì dall’ambasciatore italiano a Doha, dell’esecuzione di Enzo Baldoni, giornalista freelance e collaboratore di Diario, sequestrato il 20 agosto in Iraq.
L'amarezza della moglie
«Sono passati tre anni - ha affermato Giusi Bonsignore - e mi sembra che fin dall’inizio questa questione sia stata accantonata. Avrei voluto vedere un intervento più deciso. Anche solo un intervento, ma non ho visto nulla. Ora tutta la famiglia sta aspettando. Io aspetto e mi aspetto, ogni giorno, di sentire qualcuno che mi dica: stiamo facendo qualcosa».
«Continuo a pensare che non sia difficile arrivare a Enzo - ha concluso la moglie del giornalista -. Ma il fatto è che è stato dimenticato e con lui la sua vicenda. Chi potrebbe fare qualcosa forse ha altro da fare e non reputa il recupero della salma di mio marito una cosa importante. Non penso che sia così complicato arrivare a lui dato che abbiamo anche avuto riscontri anche con il dna positivo». «C’è qualcuno che il corpo di Enzo ce l’ha e ha permesso di fare questo riscontro - ha proseguito Bonsignore - Nessuno mi ha mai detto più nulla. Quando dico che Enzo è stato dimenticato spero di sbagliarmi e che invece ci sia qualcuno che si stia adoperando per ottenere il rientro perchè ritengo doveroso riportare le spoglie di mio marito in Italia».
Il sindaco di Preci: "Enzo, un uomo di pace"
E a chiedersi «se veramente lo Stato italiano ha fatto tutto il possibile per salvare Enzo Baldoni quando era possibile» e se «veramente si sta facendo tutto il possibile perchè non svanisca quella minima possibilità e speranza del ritrovamento dei resti di Enzo» è anche il sindaco del piccolo comune umbro di Preci, Alfredo Virgili che, in questi giorni, ha fatto affiggere sul territorio di Preci manifesti «in ricordo di Enzo Baldoni, uomo di pace e solidarieta».
«In tanti, il padre di Enzo per primo, ci siamo fatti questa domanda - sottolinea Alfredo Virgili - Il fatto che di Enzo Baldoni non se ne parli più lascia qualche dubbio su quanto si stia facendo. C’è una famiglia che non può piangere il suo caro davanti ad una tomba, perchè una tomba per Enzo non è stata mai possibile averla. Sembra che oggi ci siamo dimenticati che i resti di Enzo non sono mai stati riportati alla famiglia». Tra i progetti dell’amministrazione comunale anche quello di dedicare un monumento al giornalista ucciso. «Un segnale importante da lasciare a Preci - ha detto il primo cittadino -, amministrazione particolarmente legata alla figura di Enzo Baldoni e alla sua famiglia. Una figura che ha segnato pagine importanti nel conflitto in Iraq».
Giovedì scorso, inoltre, Baldoni è stato ricordato con una messa, celebrata nella chiesa di Preci e alla quale ha preso parte la famiglia. «Noi ci siamo dati e ci stiamo dando da fare per ritrovare la salma di mio figlio - ha affermato il padre di Enzo, Antonio Baldoni -, ma qui sembra non si faccia mai giorno. Ci dissero che avevano trovato un rammento di osso. Poi abbiamo fatto la prova del dna che sembrava positiva. Da allora non abbiamo saputo più niente e c’è qualcosa che non ci convince. Se il dna era compatibile ci devono dare delle risposte perchè non è possibile vivere in sospeso».
Vinti: "Un esempio per le nuove generazioni"
Ad augurarsi che «il giornalismo coraggioso di Enzo Baldoni sia di esempio per le nuove generazioni» è stato il capogruppo di Prc-Se in Regione, Stefano Vinti, che ha voluto rinnovare il suo invito alle autorità, «affinchè facciano tutto il possibile per arrivare al ritrovamento del suo corpo martoriato, ed ai sindaci dei comuni umbri, perchè intitolino a suo nome una via o una piazza nella propria città». Vinti ricorda Enzo Baldoni definendolo «un giornalista coraggioso che si era recato in Iraq, un paese martoriato dalla guerra per capire e raccontare le sofferenze di un popolo che alla guerra stava pagando un enorme tributo di sangue».
«Per poterlo fare compiutamente - ha proseguito Vinti -, Enzo Baldoni non si sottrasse ai pericoli nei quali poteva incorrere ed anzichè seguire l’esempio di tanti suoi colleghi che parlavano di quel conflitto comodamente seduti nella hall di un hotel a cinque stelle, scelse una strada completamente diversa. Il contatto fisico con la gente, le escursioni nei luoghi più colpiti ed esposti, le visite agli ospedali, fra i feriti e gli intrepidi medici ed infermieri che facevano i conti con i pochi mezzi che avevano a disposizione nel tentativo disperato di salvare più vite possibili. Alla fine questa sua generosità e disponibilità l’ha pagata a caro prezzo, ma rimanga ai suoi cari, ai quali rinnoviamo la nostra sincera solidarietà, la consolazione che la sua vita non è stata spesa invano».
La notizia dell’uccisione di Baldoni colse tutti di sorpresa il 26 agosto di tre anni fa e fece gelare anche le ultime speranze che la famiglia e la Croce Rossa italiana avevano cominciato a nutrire. Erano, infatti, passate solo poche ore dalla scadenza dell’ultimatum dato dai terroristi all’Italia per ritirare i propri militari. La Farnesina comunicò subito la tragica notizia della morte del giornalista di Diario alla famiglia ed inviò l’ambasciatore in Qatar per verificare le tragiche immagini in possesso di Al Jazeera.
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/25126girata.asp
...
26 agosto 2004: Enzo Baldoni è stato ucciso
Al Jazeera: "Abbiamo un video"
I terroristi: "L'Italia se ne doveva andare dall'Iraq"
Nelle ultime ore erano sembrati aprirsi spiragli di trattative
ROMA - Enzo Baldoni è stato ucciso. I suoi rapitori hanno inviato alla tv satellitare Al Jazeera un video con l'esecuzione del giornalista freelance sequestrato il 20 agosto scorso. "Sono immagini agghiaccianti", ha detto l'ambasciatore italiano a Doha che ha potuto. "Abbiamo ricevuto il filmato che mostra Enzo Baldoni dopo essere stato ucciso", ha detto un giornalista di Al Jazeera alla Reuters, aggiungendo di non volerlo mostrare "per rispetto della famiglia". Il filmato mostrerebbe una serie di immagini confuse che si concludono con una colluttazione, forse l'ultima reazione dell'ostaggio. Baldonisarebbe stato ucciso con un colpo di arma da fuoco.
La tv ha anche detto che Baldoni sarebbe stato ucciso per il mancato ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. "L'Esercito Islamico in Iraq ha annunciato di aver compiuto l'esecuzione dell'ostaggio italiano rapito in Iraq - ha detto al Jazeera, citando un comunicato - su ordine del suo legittimo tribunale". Baldoni, prosegue il comunicato, è stato ucciso perché "l'esecuzione risponde al rifiuto del governo italiano di ritirare i suoi soldati dall' Iraq entro 48 ore". La procura di Roma chiederà al Qatar di poter acquisire il video.
La notizia dell'assassinio di Baldoni arriva all'improvviso e gela le speranze che nelle ultime ore sia la famiglia che la Croce rossa italiana incominciavano a nutrire. L'ultimatum lanciato dal sedicente Esercito islamico dell'Iraq al governo italiano era scaduto oggi alle 16, ma qualche spiraglio nella trattativa per la sua liberazione sembrava essersi aperto.
C'erano alcuni elementi che inducevano all'ottimismo. Per esempio la natura di quell'ultimatum. Gli esperti, fin dal primo momento, avevano ritenuto non ultimativa la scadenza e considervano le 48 ore solo un termine per altre richieste. Tutti si aspettavano Quello che si aspettavano gli uomini dei Servizi era un secondo video, con nuove indicazioni.
Non solo. Anche i familiari erano ottimisti sui canali che sembravano aprirsi. Ancora oggi la moglie di Baldoni, Giusy Bonsignore, aveva espresso "piena fiducia nell'operato della Croce rossa italiana e del suo commissario straordinario Maurizio Scelli". "Sappiamo quanto la Croce Rossa Italiana abbia fatto e stia facendo per alleviare le sofferenze del popolo iracheno. Confidiamo nella sua azione per poter riabbracciare presto Enzo", aveva detto. E anche il commissario straordinario della Cri Scelli si era detto "preoccupato, ma ottimista".
Invece tutto inutile. Inutili le trattative, inutile l'appello di ieri del ministro degli Esteri Franco Frattini su Al Jazeera per difendere il "giornalista coraggioso", andato in Iraq "per aiutare".
Restano però molti interrogativi. Non solo su dove esattamente si siano inceppate le trattative, ma anche sulla ricostruzione della cattura di Baldoni. Il settimanale Diario per il quale il giornalista freelance lavorava solleva molte perplessità sulla versione fornita dalla Croce rossa con cui Baldoni viaggiava quel giorno. In un'inchiesta che verrà pubblicata nel numero in edicola domani, Diario accusa l'organizzazione di essere stata reticente su alcuni passaggi importanti.
Non si sa nulla per esempio, sostiene il settimanale, delle ore della mattina di venerdì 20 agosto quando Baldoni era a Kufa insieme alla Cri prima che quest'ultima tornasse a Bagdad. Non si sa se, quando e con chi Baldoni avesse deciso di lasciare la città. Non si capisce perché in un primo tempo la Croce rossa abbia detto che Baldoni non era mai arrivato a Najaf, cosa smentita dalle immagini televisive della troupe della Rai che era con loro.
Fonte: http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/esteri/iraq31/jazeera/jazeera.html
leggete anche: http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/cronaca/enzobaldoni/ritratt/ritratt.html
e
http://franca-bassani.blogspot.com/2007/08/dimenticato.html
Ciao Enzo... noi ti ricordiamo ancora.
...
Nessun commento:
Posta un commento