Sono trascorsi 4 anni da quando Marcello Lonzi, 29 anni, morì in circostanze tutte da chiarire nel carcere livornese delle "Sughere".
"Morte naturale" sentenziò la Procura di Livorno, il corpo seppellito in fretta, la madre Maria Ciuffi avvisata solo dopo 12 ore dalla morte di quell'unico figlio, condannato a 6 mesi di carcere per tentato furto (in realtà ballava un po' alticcio all'interno di un cantiere edile!).
Solo alcuni giorni dopo la madre vide alcune istantanee del corpo di Marcello scattate dal medico legale chiamato nel penitenziario. Quelle foto le confermarono i dubbi affiorati alla vista del viso di suo figlio prima della veloce sepoltura: il corpo giaceva in una pozza di sangue, una profonda ferita alla fronte, ecchimosi sul dorso e in altre parti del corpo, macchie di sangue nel corridoio e non solo nella cella dove sarebbe avvenuto il "malore".
Inoltre numerose inesattezze e contraddizioni nella versione riferita dalle guardie.
Marcello era un ragazzo sano e robusto, mai aveva sofferto di cuore, "radio carcere" riferiva di un pestaggio subìto da Marcello da parte degli agenti di custodia, forse aveva dato fastidio.
Da allora una lunga, costosa e spesso frustrante lotta della madre, supportata da amici e compagni, per ottenere verità e giustizia. Solo nel marzo di quest'anno, dopo lungaggini e ostacoli di ogni tipo, è stata riesumata la salma di Marcello ed una nuova perizia ha messo in luce ciò che si sospettava: 8 costole rotte, un polso fratturato ed altre evidenti tracce che il perito di parte imputerebbe a percosse subite.
Non è escluso che il "caso Lonzi", frettolosamente archiviato dall'allora Procuratore della Repubblica dott. Pennisi, venga ora riaperto dall'attuale Procuratore.
Maria è sola e percepisce una pensione di 250 euro mensili.
Crediamo sia importante sostenere la sua battaglia per avere verità e giustizia per suo figlio, ma anche per evitare che altre morti violente causate da "operatori di giustizia" siano coperte dalla solita formula: "arresto cardiocircolatorio" o "cardiorespiratorio".
Per contribuire alle spese legali di Maria, il Centro di Solidarietà Internazionalista Alta Maremma invita tutte/i alla cena sociale che si terrà Giovedì 23 agosto alle ore 20:00 alla Pinetina di Riotorto (LI).
Prezzo 15 euro.
La cena e le spese di organizzazione e gestione saranno sostenute dal Centro di Solidarietà Internazionalista Alta Maremma; il contributo della serata sarà totalmente devoluto a Maria, che ha assicurato la sua presenza.
Non essendo attivo un servizio di ristorante, la cena sarà esclusivamente su prenotazione, chiamando il 339-5001336 entro lunedì 20 agosto. Si richiede la massima serietà (ovvero, chi prenota deve mantenere l'impegno preso).
Durante la serata sarà proiettato il film: " O.P.- L'ordine pubblico durante il G8", realizzato nel 2007 dalla segreteria del Genoa Legal Forum.
CENTRO DI SOLIDARIETA' INTERNAZIONALISTA ALTA MAREMMA
fonte: http://www.reti-invisibili.net/morticarceri/articles/art_12958.html
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"Io sono un difensore e un difensore non può essere un vile, altrimenti meglio che se ne stia a casa" è la prima reazione di Vittorio Trupiano avvocato della madre del giovane livornese morto un anno fa in carcere. Continua Trupiano: "Non posso accettare che si dica che tutte quelle ecchimosi, quei lividi, e quant’altro sono le conseguenze di un tentativo di rianimazione". La stessa madre del defunto è stata avvertita solo 12 ore dopo la morte del figlio. Perché tanto tempo? Cosa aveva da nascondere la direzione del carcere? "La verità è che non si è disposta una nuova autopsia solo per evitare che risultassero evidenti lesioni ossee. Questa storia non può e non deve finire qui –conclude Trupiano- farò tutto il possibile acchè il caso venga riaperto, anche se per ora ha prevalso la ragion di Stato".
Sconsolata la madre di Marcello "Speravo nella giustizia ma mi sono sbagliata. La giustizia funziona solo contro i poveri perché sono loro che finiscono in carcere, loro che muoiono e i poveri detenuti non parlano perché sanno che potrebbero fare la stessa fine di Marcello". Era il suo unico figlio e adesso vuole che la verità venga fuori: "Come mamma ho il diritto di sapere come è morto mio figlio".
3 commenti:
Mi sembra proprio che le foto parlino da sé...staremo a vedere se avranno il coraggio di raccontarci altre balle, e quanto grosse.
Come per Federico Aldrovandi.
Terribile.
Sconvolgente...
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