La multinazionale svizzera Novartis ha perso.
La Novartis aveva trascinato in giudizio il Governo Indiano per far dichiarare illegittima la normativa che consente alle industrie indiane di produrre a basso costo equivalenti generici e di qualità dei farmaci essenziali e salva-vita, finanziariamente accessibili per i Paesi in via di sviluppo.
Fino al2005 l 'India non riconosceva brevetti sui farmaci; a partire dal 2005 l 'Organizzazione mondiale del commercio ha richiesto ai Paesi in via di sviluppo di rispettare le nuove norme sui brevetti; l'India ha allora approvato una legge che prevede alcune misure di salvaguardia, come quella secondo cui i brevetti sono concessi solo sui farmaci realmente innovativi e non a quelli che aggiungono piccole modifiche di facciata ai principi attivi già in commercio, tecnica usata per «allungare» artificiosamente la vita dei brevetti, tenere alti i prezzi e i guadagni.
Questo significa che le compagnie che vogliono brevettare banali semplici miglioramenti a un principio attivo già in commercio, al fine di estendere ulteriormente il loro monopolio sui farmaci esistenti, non potranno farlo in India.
Il ricorso della Novartis, pur riguardando nello specifico solo l'antitumorale “Glivec” aveva l’obiettivo di scardinare questa legge sui brevetti.
Se la Novartis avesse vinto, anche in India i brevetti sui farmaci sarebbero stati concessi con più facilità e la concorrenza dei medicinali generici si sarebbe ristretta portando a un nuovo aumento dei prezzi di terapie salva-vita come quelle contro l'Hiv.
I farmaci generici "made in India" sono cruciali per il trattamenti di malattie mortali nei paesi più poveri; infatti, i Governi dei paesi in via di sviluppo e le agenzie umanitarie come Unicef ola Fondazione Clinton dipendono largamente dall'India per l'importazione di farmaci di qualità finanziariamente accessibili. L'84% dei farmaci che Medici senza Frontiere prescrive in tutto il mondo vengono dall'India che così potrà continuare ad essere la «farmacia» dei paesi poveri.
Oltre 400 mila persone nel mondo avevano sottoscritto la petizione per convincere la Novartis a ritirare la causa; in Italia Beppe Grillo, Dario Fo e Walter Veltroni.
Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri, pur sostenendo che «senza brevetti non si fa innovazione», auspica «un compromesso» tra multinazionali e paesi in via di sviluppo. Questi ultimi devono poter produrre farmaci generici a basso costo, a patto che non li esportino, «magari in Occidente».
Esultano le organizzazioni umanitarie che si battono per l'accesso ai farmaci dei paesi poveri.
Franca Bassani
fonte: http://franca-bassani.blogspot.com/
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La Novartis aveva trascinato in giudizio il Governo Indiano per far dichiarare illegittima la normativa che consente alle industrie indiane di produrre a basso costo equivalenti generici e di qualità dei farmaci essenziali e salva-vita, finanziariamente accessibili per i Paesi in via di sviluppo.
Fino al
Questo significa che le compagnie che vogliono brevettare banali semplici miglioramenti a un principio attivo già in commercio, al fine di estendere ulteriormente il loro monopolio sui farmaci esistenti, non potranno farlo in India.
Il ricorso della Novartis, pur riguardando nello specifico solo l'antitumorale “Glivec” aveva l’obiettivo di scardinare questa legge sui brevetti.
Se la Novartis avesse vinto, anche in India i brevetti sui farmaci sarebbero stati concessi con più facilità e la concorrenza dei medicinali generici si sarebbe ristretta portando a un nuovo aumento dei prezzi di terapie salva-vita come quelle contro l'Hiv.
I farmaci generici "made in India" sono cruciali per il trattamenti di malattie mortali nei paesi più poveri; infatti, i Governi dei paesi in via di sviluppo e le agenzie umanitarie come Unicef o
Oltre 400 mila persone nel mondo avevano sottoscritto la petizione per convincere la Novartis a ritirare la causa; in Italia Beppe Grillo, Dario Fo e Walter Veltroni.
Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri, pur sostenendo che «senza brevetti non si fa innovazione», auspica «un compromesso» tra multinazionali e paesi in via di sviluppo. Questi ultimi devono poter produrre farmaci generici a basso costo, a patto che non li esportino, «magari in Occidente».
Esultano le organizzazioni umanitarie che si battono per l'accesso ai farmaci dei paesi poveri.
Franca Bassani
fonte: http://franca-bassani.blogspot.com/
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