Ferito un addetto alla security. E il comico piange |
Roberto Benigni (Omega) |
COSENZA — Era a Cosenza per il suo show, ieri sera, Roberto Benigni. In giornata aveva incontrato il sindaco di Roma, Walter Veltroni, pure lui in Calabria per le iniziative contro la criminalità. Poi la sera, appunto, sul palco. Con un colpo di scena: sei spari contro un addetto alla security dell'artista esplosi da un 45enne cosentino bloccato mentre tentava di entrare senza biglietto. L'uomo, Claudio Azzinnaro, già noto alla polizia per piccoli reati, non si è dato per vinto: è tornato a casa, ha impugnato una calibro 32 con matricola abrasa, è tornato nella piazza dove si esibiva Benigni e ha scaricato il caricatore contro l'uomo della security, ferendolo con 4 colpi alle gambe. Azzinnaro è stato arrestato. Mario Fiore Diego, 22 anni, l'uomo ferito, non è in pericolo di vita.
Benigni, sentiti i colpi dal palco, prima ha fatto un paio di battute («Anche questa è un'esplosione di gioia». E, al sesto sparo: «Ma che è l'inferno anche qui?»). Poi, quando ha saputo del ferito, si è messo a piangere. E ha interrotto lo show, riprendendolo una decina di minuti dopo, superato lo shock. Un episodio che ha concluso una giornata strana, per la Calabria. Contro la mafia senza cortei, marce, slogan. Nessuna mobilitazione per la giornata della legalità, organizzata dal Forum nazionale dei giovani, dopo la strage di Duisburg, in Germania (sei le vittime della faida di San Luca). Solo dibattiti e iniziative cui hanno preso parte il sindaco di Roma e candidato alla segreteria nazionale del Pd Veltroni, invitato alla manifestazione dalla senatrice Rosa Villecco Calipari e dal regista calabrese Mimmo Calopresti, e il ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro.
Veltroni ha iniziato il suo tour da Cosenza per poi spostarsi a Reggio Calabria, ed ha parlato della Calabria che «non deve essere considerata la regione della strage di Duisburg. Occorre impegnarsi per liberarla dai condizionamenti che la opprimono». Duecento chilometri più a sud, a San Luca, Antonio Di Pietro, ha portato la solidarietà sua e del governo alle gente del paese preaspromontano e ha promesso: «Tra 8 mesi ritornerò per la prima pietra della nuova caserma dei carabinieri». Appaltata nel 1984, la struttura non è mai stata iniziata per le intimidazioni alle ditte appaltatrici. Un'assicurazione, quella di Di Pietro, che rischia però di creare un caso politico. I quattro milioni e mezzo di euro che serviranno per costruire la caserma di San Luca erano però già stati destinati per la realizzazione della caserma di Locri.
A San Luca il paese resta in balia della paura di nuovi agguati e per questo le strade sono deserte. Neanche la visita di Di Pietro ha scosso le coscienze. Il sindaco diessino Giuseppe Mammoliti è l'unico a parlare ed accoglie il ministro come un benefattore. Ma nella sala del consiglio comunale i sanluchesi presenti sono solo dieci e ancor di più si nota l'assenza della politica locale. La giornata di Antonio Di Pietro era iniziata a Locri, dove ha illustrato il piano per contrastare le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. «Ho proposto l'istituzione della stazione appaltante unica, affinché trasparenza e legalità negli appalti siano la norma e non l'eccezione come è stato fino ad ora». Gli fa eco Walter Veltroni che parla di «un'idea semplice ed efficace».
29 agosto 2007
fonte: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/29/spari_benigni_calabria.shtml
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2 commenti:
E' ovvio che il tizio che ha sparato, non è un folle solitario, ma un criminaluccio strumentalizzato dalla malavita (come per esempio vengono strumentalizzati i kamikaze in prossimità dello stesso parallelo terrestre).
Benvenuti nel profondo sud... dove si applica una sola strategia... quella della paura che ordina il silenzio e la sottomissione... producendo ignoranza.
Oppure è vero il contrario: il cerchio parte dall'ignoranza che provoca sottomissione e silenzio.
Sbrogliare gli intrecci tra mafia e politica lì sta la soluzione del problema, ma lì sta anche il problema
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