La pizzeria Da Bruno
Un uomo vicino ai clan che si infiltra in una riunione di vertice dell'Interpol e visita scuole di polizia insieme ai ministri. Lo scrive il settimanale l'Espresso in edicola domani in un nuovo servizio dedicato alla 'ndrangheta dopo la strage di Duisburg e alle infiltrazioni delle 'ndrine in Germania.
Era il 1994 - scrive il settimanale - quando Spartaco Pitanti, oggi 61enne, si presentò a una conferenza internazionale dell'Interpol a Roma. Si parlava delle nuove metodologie per la lotta al traffico di stupefacenti, una riunione di superinvestigatori per smascherare il commercio internazionale di droga. In quella conferenza era entrato grazie al cartellino che aveva appuntato sulla giacca: interprete della "delegazione uzbeka".
Pitanti non era quindi né un poliziotto, né un magistrato. E soprattutto non era mai stato in Uzbekistan nella sua vita. In un certo senso era però un addetto ai lavori. Secondo i carabinieri del Ros e i servizi segreti tedeschi, Pitanti è "uno dei principali organizzatori del gruppo della 'ndrangheta calabrese, e in particolare quella di San Luca, che decidono di investire in Germania comprando ristoranti, pizzerie e alberghi nella zona di Duisburg ed Erfurt". La riunione di Roma per lui era una sorta di corso di aggiornamento. Da mettere a disposizione delle famiglie calabresi.
Nel rapporto informativo stilato tre anni fa dagli investigatori italiani e tedeschi sulla piovra della 'ndrangheta in Germania c'è un elenco infinito di nomi e cognomi che si ripetono, date di nascita di emigranti di criminalità organizzata e soprattutto il resoconto scientifico di come "i clan di mafia, dopo l'entrata in vigore della legge relativa ai sequestri di beni mafiosi, effettuano sempre più investimenti all'estero e in particolare in Germania".
La strage di Duisburg ha acceso i riflettori appunto sui capitali esteri delle famiglie calabresi. Secondo il dossier degli investigatori italiani e tedeschi, agli associati dei clan di San Luca appartengono in Germania 30 ristoranti, due hotel, tre ditte e due palazzine residenziali. Nella lista del rapporto è citato il ristorante "da Bruno", quello della strage. E c'è anche l'hotel Landhaus Misler, quello che ha ospitato gli azzurri ai Mondiali di Germania. Gli investigatori dicono che la rete dei clan della 'ndrangheta e' cresciuta fortemente nell'ultimo periodo, grazie al "forte potenziale di associati che possono essere impiegati per perpetrare qualsiasi tipo di reato.
Inoltre queste famiglie hanno commesso delitti che vanno dal traffico internazionale di stupefacenti e di armi alle estorsioni, ai sequestri di persona e alla ricettazione a livello internazionale di automobili. In particolare i giovani componenti delle famiglie, che naturalmente non hanno precedenti penali, sono il personale più adatto per coprire i fabbisogni delle basi logistiche all'estero". Sempre nel rapporto si legge che dopo l'arrivo in Germania di alcuni capi clan, a maggio del 1996, sono spuntati come funghi ristoranti di ottimo livello. "E come direttori o responsabili vengono impiegati esclusivamente persone legate da legami di parentela o associati al clan". Un ruolo importante lo assume proprio Spartaco Pitanti, toscano di nascita ma calabrese di adozione, nonché “interprete della delegazione uzbeka”.
fonte: http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=73334
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Era il 1994 - scrive il settimanale - quando Spartaco Pitanti, oggi 61enne, si presentò a una conferenza internazionale dell'Interpol a Roma. Si parlava delle nuove metodologie per la lotta al traffico di stupefacenti, una riunione di superinvestigatori per smascherare il commercio internazionale di droga. In quella conferenza era entrato grazie al cartellino che aveva appuntato sulla giacca: interprete della "delegazione uzbeka".
Pitanti non era quindi né un poliziotto, né un magistrato. E soprattutto non era mai stato in Uzbekistan nella sua vita. In un certo senso era però un addetto ai lavori. Secondo i carabinieri del Ros e i servizi segreti tedeschi, Pitanti è "uno dei principali organizzatori del gruppo della 'ndrangheta calabrese, e in particolare quella di San Luca, che decidono di investire in Germania comprando ristoranti, pizzerie e alberghi nella zona di Duisburg ed Erfurt". La riunione di Roma per lui era una sorta di corso di aggiornamento. Da mettere a disposizione delle famiglie calabresi.
Nel rapporto informativo stilato tre anni fa dagli investigatori italiani e tedeschi sulla piovra della 'ndrangheta in Germania c'è un elenco infinito di nomi e cognomi che si ripetono, date di nascita di emigranti di criminalità organizzata e soprattutto il resoconto scientifico di come "i clan di mafia, dopo l'entrata in vigore della legge relativa ai sequestri di beni mafiosi, effettuano sempre più investimenti all'estero e in particolare in Germania".
La strage di Duisburg ha acceso i riflettori appunto sui capitali esteri delle famiglie calabresi. Secondo il dossier degli investigatori italiani e tedeschi, agli associati dei clan di San Luca appartengono in Germania 30 ristoranti, due hotel, tre ditte e due palazzine residenziali. Nella lista del rapporto è citato il ristorante "da Bruno", quello della strage. E c'è anche l'hotel Landhaus Misler, quello che ha ospitato gli azzurri ai Mondiali di Germania. Gli investigatori dicono che la rete dei clan della 'ndrangheta e' cresciuta fortemente nell'ultimo periodo, grazie al "forte potenziale di associati che possono essere impiegati per perpetrare qualsiasi tipo di reato.
Inoltre queste famiglie hanno commesso delitti che vanno dal traffico internazionale di stupefacenti e di armi alle estorsioni, ai sequestri di persona e alla ricettazione a livello internazionale di automobili. In particolare i giovani componenti delle famiglie, che naturalmente non hanno precedenti penali, sono il personale più adatto per coprire i fabbisogni delle basi logistiche all'estero". Sempre nel rapporto si legge che dopo l'arrivo in Germania di alcuni capi clan, a maggio del 1996, sono spuntati come funghi ristoranti di ottimo livello. "E come direttori o responsabili vengono impiegati esclusivamente persone legate da legami di parentela o associati al clan". Un ruolo importante lo assume proprio Spartaco Pitanti, toscano di nascita ma calabrese di adozione, nonché “interprete della delegazione uzbeka”.
fonte: http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=73334
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