lunedì 27 agosto 2007
di Gennaro Carotenuto
Chávez propone la fine dell'apartheid a Caracas, dove ricchi e poveri vivono rigidamente separati e crea, come negli Stati Uniti, il Distretto Federale nella capitale. Con ritardo, ed in maniera stranamente concertata, solo la stampa italiana trova il modo di ridicolizzare anche questa proposta e di non parlare della sconfitta della mediazione di Chávez per liberare la Betancourt e gli altri sequestrati dalle FARC in Colombia. Strano, no?
"Quel buffone di Chávez cambia il nome di Caracas in 'la Cuna de Bolívar y Reina del Guaraira Repano' "! Oggi tutti i giornali, telegiornali, radiogiornali, italiani, MA SOLO GLI ITALIANI, in maniera sospettosamente concertata, parlano del cambiamento del nome di Caracas con dovizia di spazi, "La Stampa" mezza pagina, la RAI sveglia Raffaele Fichera nella notte... Ovviamente i toni sono i soliti: "La sai l'ultima di Chávez..."
E' assolutamente straordinario. Sulla stampa latinoamericana la notizia del cambio di nome non esiste (neanche la BBC ne parla minimamente e men che meno se ne parla negli Stati Uniti) ma in compenso tutti hanno un'altra notizia in prima pagina, che stranamente, sospettosamente, alla stampa italiana non interessa. Ne parleremo tra poche righe. La stampa venezuelana, controllare per credere, di fatto non ne parla, quasi non si è accorta del dettaglio che leva il sonno a Raffaele Fichera. "El Universal" di Caracas, il "Corriere della Sera" venezuelano, da sempre oppositore, vi aveva dedicato un articolo critico il 18 agosto, e poi ne ha riscritto il 25, una settimana dopo, con delle interviste ad alcuni intellettuali dell'opposizione. Anche "El Nacional", l'altro grande quotidiano caraqueño, possiamo compararlo a "Il Giornale", ne aveva parlato, ma il giorno 19 agosto. Il mio calendario mi dice che oggi è il 27. I giornali italiani si son dati di gomito (o hanno alzato il gomito...) ieri pomeriggio, e ne scrivono oggi.
Se i due principali giornali venezuelani, entrambi oppositori, "El Universal", che ha tinte più paludate, e perfino "El Nacional" non si preoccupano più di tanto del cambio di nome, converrete che non è proprio il massimo come notizia che svegli gli italiani tra i primi titoli del GR nel primo lunedì dopo le ferie.
La notizia, pur se vecchia di ben dodici giorni ovviamente c'è, ma non è il cambio di nome ma la nascita a Caracas del Distretto Federale, come Washington negli Stati Uniti. Se sarà approvata dal referendum popolare sarà una profonda riforma nella storia e nell'urbanistica della capitale, della quale accennammo qui. Nascondere una notizia importante con la ridicolizzazione della stessa è un gioco conosciuto.
Il nuovo nome, "la Cuna de Bolívar y Reina del Guaraira Repano", accompagnerebbe e non sostituirebbe quello di Caracas, anzi, Santiago de León de Caracas, recuperando anche il nome tradizionale indigeno della valle, un terzo della popolazione venezuelana. Purtroppo chi ne scrive su la stampa italiana è troppo ignorante per saperlo, ma quasi tutte le città latinoamericane hanno nomi ufficiali lunghi un paio di righe. Ci sarebbe spazio per un approfondimento, ma mai e poi mai per una notizia. Eppure proprio così viene presentata: "quel folle di Chávez stamattina s'è svegliato e ha cambiato nome alla capitale". E' giornalismo questo?
Approfondimento, bella parola... bisognerebbe saper spiegare per esempio che capitali come Caracas o Santiago del Cile, vivono da sempre nell'apartheid. Ogni quartiere ha un proprio governo con dei poteri enormi, dalla fiscalità alla polizia, assolutamente incomparabili con quelli europei. Ogni quartiere è una città nella città, uno stato nello stato: i ricchi stanno con i ricchi e i poveri con i poveri. I ricchi hanno servizi per ricchi e i poveri hanno servizi per poveri o non li hanno affatto. Basta attraversare una strada per entrare in un altro mondo. Contro l'apartheid, va la profonda riforma della città di Caracas e la nascita del Distretto Federale. Altro che cambio di nome... e ce ne sarebbero di cose interessanti da dibattere!
Ma al di là dell'ignoranza e della profonda malafede (vendo questo articolo solo se faccio folklore, e parlo male di Chávez, altrimenti, se scrivessi la verità non me lo comprerebbero) di chi scrive su la stampa e parla alla radio o in TV oramai in Italia si va ben oltre. La pervicace volontà di far passare Chávez come un pazzo pericolo e i democratici partecipativi venezuelani come dei burattini nelle sue mani, si affianca all'incompetenza, la malafede e la mancanza di professionalità.
Qualche giorno fa l'intera stampa italiana fu ridicolizzata all'estero per avere dato uno spazio abnorme alla prevedibilmente falsa notizia della liberazione di Ingrid Betancourt, tra centinaia di sequestrati dalle FARC l'unico ostaggio pregiato. Ne riferimmo qui.
La notizia non esisteva e la fonte era giudicata di infima credibilità. Ne parlammo solo noi. In Francia ne hanno riso a lungo. Chi aveva diffuso la notizia falsa e tendenziosa era infatti la rampolla di una prominente famiglia venezuelana, Patricia Poleo, accusata di aver fatto assassinare il giudice Danilo Anderson. Ci furono grandi quotidiani italiani che pur di spacciare paginate improbabili, arrivarono a trasformare il pensiero della madre di Ingrid Betancourt da "speriamo che la Poleo sia credibile" in "la Poleo è credibile". E' triste ammettere che la Poleo, per la stampa italiana, era credibile "in quanto antichavista" e perché in maniera falsa e tendenziosa collegava Chávez alle FARC colombiane.
Ebbene la notizia di prima pagina di ieri e di oggi su tutta la stampa latinoamericana è che le FARC hanno rifiutato la mediazione di Chávez per la questione del cambio degli ostaggi. Chávez, da sempre scettico sulla possibilità di fare da mediatore tra governo colombiano e FARC, si era infine speso offrendo il territorio venezuelano come luogo dello scambio. Ma ieri si è visto bocciare la sua proposta di scambio, che avrebbe incluso la Betancourt, dal portavoce delle FARC, Raúl Reyes. E' una concreta sconfitta politica per Chávez, ed è una notizia da prima pagina in America. Ma ovviamente, al contrario che per la bufala della Poleo, questa notizia è tergiversata dalla stampa italiana che la nasconde e preferisce riciclare il cambio di nome di Caracas.
Interessa o non interessa la Betancourt? Decidetevi! Scrivete paginate per una bufala e neanche una riga per una notizia vera e importante sulla sorte della Betancourt? Ma a chi vi affidate per coprire un continente dove vivono 550 milioni di persone? Siete sicuri che non vi stia ingannando?
Oramai ogni settimana va trovata una balla per battere il ferro caldo della demonizzazione di Hugo Chávez. La settimana scorsa una misura tecnica come il cambio di fuso orario è stata in malafede comparata addirittura al calcolo dell'era fascista in Italia. Oggi si spara questa del cambio di nome di Caracas, slegandola completamente dalla nascita del Distretto Federale. Intanto notizie importanti sul Venezuela e l'America latina vengono negate ai lettori. Ma non vi vergognate?
fonte: http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=1278
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di Raúl Isaías Baduel (traduzione di Irene Caporale)
[Mentre continuano a ritmo quasi quotidiano le diffamazioni del presidente del Venezuela Hugo Chávez, e mentre Il Corriere della Sera giunge a dedicare un’intera pagina all’ “idea balorda” di spostare di mezz’ora l’ora ufficiale venezuelana, dimostrando la più crassa ignoranza (condivisa dalla totalità dei nostri media) (1), conviene interrogarsi su cosa sia quel “socialismo del XXI secolo” di cui parla Chávez. Proponiamo a questo fine il discorso pronunciato dal generale Raúl Isaías Baduel, già ministro della difesa e capo delle forze armate, il 18 luglio 2007, alla fine del suo mandato. Alcuni giornali lo hanno menzionato, interpretandolo – convinti come sono che Chávez intenda imporre un modello castrista – nel senso che Baduel avesse intenzione di prendere le distanze dal suo presidente. In realtà Chávez la pensa esattamente alla stessa maniera, come dimostra la sua intervista alla giornalista uruguaiana Raquel Daruech, visibile qui.
(continua a leggere "Chávez e il socialismo del XXI secolo")
1 commento:
Ennesima dimostrazione della competenza e della equidistanza dei giornalisti italiani
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