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mercoledì 15 agosto 2007

Ritratti storici: Simon Bolivar

Le guerre dell'eroe venezuelano (XVIII sec.) contro i dominatori spagnoli portarono ai Paesi latinoamericani l'indipendenza ma non le libertà democratiche

IL VINCITORE DIMEZZATO

di MARIA BELÈN GARCIA


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Simon Bolívar, il condottiero che guidò
i sudamericani alla conquista delle libertà
Nel 1782 un trattato mise fine alla guerra tra la Gran Bretagna e le sue colonie della costa atlantica nordamericana. Nasceva così una repubblica indipendente popolata da europei nel nuovo mondo strappato agli indigeni. Si sarebbero separate dai loro dominatori anche le colonie americane della Spagna e del Portogallo? Nei vicereami iberici niente sembrava presagire tale separazione. Durante il XVIII secolo, i tentativi di modernizzare l'amministrazione e, soprattutto, di sfruttare le risorse economiche, avevano peggiorato il contrasto tra gli europei nati in America, i creoli, e la minoranza di spagnoli e portoghesi. Ma i compromessi tra le elite dominanti erano sempre possibili, soprattutto in società basate sullo sfruttamento, dove si temevano in modo particolare, le rivolte razziali. Tuttavia, le colonie spagnole e portoghesi si resero indipendenti, agli inizi del XIX secolo, approfittando dello scenario politico internazionale. A causa della fine della monarchia spagnola, dopo l'occupazione francese della penisola nel 1807-1808, i creoli assunsero l'autogoverno che desideravano. Nel 1814, tuttavia, con il ritorno in Spagna di Ferdinando VII, si produsse una riconquista legittimista che obblighò i ribelli a fare ricorso a eserciti di professionisti per sconfiggere i realisti. Brasile e Messico avrebbero ottenuto l'indipendenza senza violenza, attraverso un patto con i colonizzatori, e avrebbero conservato un'istituzione monarchica. In questo contesto si inserisce il venezuelano Simon Bolivar, che dedicò la sua vita alla causa dell'indipendenza, e seppe sfruttare le risorse politiche ed economiche che gli permisero di raggiungerla. Non riuscì, comunque, ad imporre nè i suoi modelli costituzionali nè i suoi piani di confederazione. La sua personalità, ricca e complessa, ha ricevuto ogni tipo d'interpretazione, ed è una delle figure chiave nel processo di formazione delle nazioni americane. Nacque a Caracas, capitale del Venezuela, da una ricca famiglia spagnola, il 24 luglio 1783. Aveva appena 9 anni quanto perse sua madre, morta di tubercolosi, malattia che tragicamente lui ereditò, e che lo portò ad una morte precoce. I suoi nonni, nonostante i titoli e i soldi, non appartenevano alla nobiltà, nè erano spagnoli puri come il vicerè, e quindi venivano esclusi da molte attività, soprattutto, dall'occupare posti pubblici. A 19 anni, Bolivar sposò Maria Teresa de Toro, giovane appartenente alla nobiltà venezuela, che però morì pochi mesi dopo per colpa di una malattia tropicale. Bolivar restò, così, completamente solo e giurò di non sposarsi mai più. Simon Bolivar era, anzitutto, uno spirito romantico. Era stato educato secondo le idee dell'Illuminismo, aveva vissuto in Spagna, visitato gli Stati Uniti, percorso Francia, Italia e conosciuto da vicino la Rivoluzione francese e l'ascesa di Napoleone.

Bolívar riuniva in sè il pragmatismo dei ricchi creoli di Caracas e il patriottismo idealista e lo sforzo illuministico, al fine di conoscere la realtà americana e progettare un futuro politico indipendente. Durante un lungo viaggio in Europa, a Parigi, incontrò lo scienziato tedesco Alexander von Humboldt, che era appena tornato da un viaggio in America. Dalla loro conversazione emerse in Bolivar la consapevolezza che le colonie americane potevano e dovevano essere libere. I tempi erano maturi e Bolivar cominciava a vedere chiaramente nella sua anima lo scopo della sua vita: impiantare in America le nuove idee, mettere in prattica quelle di Rousseau e Washington, lottare per l'indipendenza e la libertà. Così, a 20 anni, sotto la guida di Rousseau, Napoleone e Humboldt, Bolivar cominciò a incamminarsi verso la gloria. Continuando il suo viaggio in Europa, Bolivar arrivò a Roma in compagnia del suo maestro e amico, Simon Rodriguez. Un giorno salirono insieme al Monte Aventino, dove il giovane giurò " per il Dio dei miei genitori, giuro per loro; giuro per il mio onore e giuro per la Patria, che non darò pace al mio braccio, nè riposo alla mia anima, finchè non avrò spezzato le catene che ci opprimono!" Bolivar trasse ispirazione, per la costruzione del suo modello, anche dalla nuova repubblica americana, gli Stati Uniti. I fatti di Filadelfia del 1776 furono imitati a Caracas una generazione dopo, addirittura con somiglianze nel testo dell'Atto di Costituzione. Tuttavia, c'erano differenze fondamentali tra le due regioni. Le colonie inglese avevano strappato il potere ai bianchi per passarlo agli stessi bianchi. In Sudamerica, invece, la minoranza bianca cercava l'indipendenza senza l'appoggio della gente di colore e degli indios, che formavano la grande maggioranza della popolazione. Tuttavia, fu un successo d'origine europea ad accendere la miccia della ribellione. Nel luglio del 1808, Napoleone invase la Spagna, deponendo il re Ferdinando VII e mettendo sul trono suo fratello, Giuseppe Bonaparte. In tutte le provincie non occupate della penisola si formarono Giunte Autonome di Governo, e lo stesso accadde nelle colonie americane.

Caracas fu la prima città a ricevere le notizie. Il 19 aprile 1810 una riunione del Comune depose il capitano generale Vicente Emparán, ed elesse una Giunta, che rifiutò l'autorità del Consiglio di Reggenza, e, sotto la maschera del riconoscimento di Ferdinando VII, adottò misure radicali come la riduzione della pressione fiscale, l'apertura commerciale e la tolleranza razziale. Non riuscì, tuttavia, a trasmettere la rivoluzione ad altre città della capitanía. Nel giugno del 1811 si riunì a Caracas un Congresso di Notabili che, il 5 luglio, proclamò l'indipendenza e in dicembre adottò una Costituzione federalista, basata su quella americana, che manteneva l'egemonia politica e i privilegi dell'oligarchia, anche se con certe pretese liberali. L'esperienza rivoluzionaria di Caracas non ebbe supporto regionale. Nei Llanos, regione di endemiche agitazioni, contrapposta all'oligarchia di Caracas, si ribellarono i gruppi di llaneros di José Tomás Boves, che appoggiarono la contraoffensiva o riconquista delle truppe realiste del generale Monteverde. Questi ottenne, nel 1812, la capitolazione di Puerto Cabello, difesa da Bolívar, e poi la resa di Miranda, indipendentista che fu consegnato alle autorità spagnole. Così finì la prima esperienza repubblicana del Venezuela. Bolívar si diresse a Cartagena per mettersi al servizio della Giunta e della rivoluzione di quella città.

Scoprì in sè un soldato. Sapeva già che con piccoli eserciti in America, senza strade, attraverso pianure e montagne, l'arte militare non poteva essere imparata dai libri, dal momento che non è una scienza, ma un complesso di audacia e previsione. La sua tenacia e capacità di imparare dai suoi errori riempirono in quegli anni il vuoto della sua scarsa preparazione militare e politica. Con la caduta di Napoleone e il ritorno di Ferdinando VII in Spagna, cominciarono le campagne di riconquista spagnola. Bolivar si diresse a liberare Caracas dalla Nueva Granada (attuale Colombia). Nel gennaio 1813, Santiago Mariño, indipendentista che aveva trovato rifugio nell'isola britannica di Trinidad, invase la zona orientale del Venezuela. In agosto Bolívar arrivò a Caracas, dove abbandonò la prima Costituzione venezuelana, fondò una nuova repubblica con un forte potere esecutivo, e assunse poteri dittatoriali. Ma questa esperienza durò appena un anno, perchè le truppe di Boves sconfissero Bolívar e Mariño alla battaglia della Puerta, nel giugno 1814.
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Il filosofo Jean Jacques Rousseau:
Bolívar si ispirò al suo pensiero
Bolívar decise di abbandonare la resistenza e si imbarcò verso Cartagena delle Indie, dove, dopo un tentativo fallito di liberare le città di Santa Marta e Maracaibo, si ritirò ancora, questa volta con destinazione le Antille inglesi. Il principale porto di Nueva Granada, Cartagena, cadde in mani spagnole il 6 dicembre 1815; in giugno 1816, tutta la Nueva Granada era stata riconquistata. Bolívar aveva trovato rifugio in Giamaica, dove potè riflettere sugli errori delle esperienze rivoluzionarie precedenti. La Carta di Giamaica, che lì scrisse, è un modello di programma politico. Fa un salto di un secolo sulle questioni del Venezuela, circoscritte nel tempo e nello spazio, e concepisce una Società delle Nazioni, come cento anni dopo Woodrow Wilson cercherà di creare. Di lì passò ad Haiti, dove ricevette l'appoggio del presidente Pétion, al quale aveva promesso che la libertà degli schiavi sarebbe stata parte del programma indipendentista. Dopo avere stabilito contatti con i guerriglieri all'interno del paese, quelli delle Guyane (Piar) e quelli dei Llanos (Páez), Bolívar tentò uno sbarco a Ocumare, nel maggio 1816, che fallì, e un altro alla fine di quell'anno, a Nueva Barcelona, che finalmente riuscì. Istallò il suo quartiere generale, e l'embrione del nuovo stato, nella città di Angostura, sull'Orinoco. Quasi tutto il territorio era sotto il controllo degli spagnoli. I ribelli, uniti o separati, mantenevano appena una guerriglia. L'anno 1817 fu favorevole alle armate del re, mentre Bolívar continuava ad arruolare uomini per le sue truppe, compresi molte mercenari. In Angostura gli sforzi si dedicarono alla preparazione delle campagne militari e alla creazione della nazione.

Un Congresso, nel 1819, proclamò la Terza Repubblica, un'adattamento delle istituzioni democratiche al caso americano, evitando le velleità federaliste della prima esperienza, accentuando i tratti conservatori, creando un esecutivo con grandi poteri, un senato ereditario, e un quarto potere o "potere morale". Bolívar propose, inoltre, una grande nazione che unisse i territori dell'antico vicereame di Nueva Granada (Venezuela, Colombia ed Ecuador), chiamata Gran Colombia, e un sistema parlamentare avanzato, e accettò di diventare il suo presidente provvisorio fino al termine delle guerre d'indipendenza. Nel 1819 iniziò un'altra campagna attraverso le Ande, ma questa volta in senso opposto, cioè, dal Venezuela verso la Colombia. Sconfisse gli spagnoli nella battaglia di Boyacá, il 7 agosto, spianandosi la strada verso Bogotá e la successiva liberazione della Nueva Granada. A Santa Fé de Bogotá fu proclamato Libertador, e, pochi giorni dopo, fondò il nuovo Stato di Colombia. L'applicazione delle riforme liberali del 1820 obbligò il generale spagnolo Morillo, in Venezuela, a iniziare delle trattative con Bolívar. In novembre entrambi firmarono un armisitizio che, sebbene fosse durato solo pochi mesi, riconoscendo i ribelli come belligeranti, dava loro di fatto un trattamento di uguaglianza. I patrioti sapevano che l'occasione era propizia per tentare il colpo finale e, il 24 giugno 1821, la vittoria nella battaglia di Carabobo, al sud di Valencia, consentì di occupare Caracas. Il Venezuela era libero. Da lì, Bolívar si avviò di nuovo verso ovest per prendere alcune città ancora realiste della Nueva Granada, e poi si diresse verso Quito. Antonio José de Sucre, generale di Bolívar, arrivò per primo a Guayaquil, liberata nel 1820, e cercò di incorporarla alla nuova repubblica, e poi proseguì verso Quito: furono le sue truppe a sconfiggere gli spagnoli nella battaglia di Pichincha, nel maggio del 1822, e a liberare l'antica capitale degli Inca. Ottenuta l'indipendenza di Quito e Lima (liberata da San Martín, il generale argentino che liberò anche Cile e Argentina), restava comunque il bastione realista dell'Alto Perù (l'attuale Bolivia) e la zona andina peruviana.

San Martín, che non riuscì a trovare appoggio tra la borghesia peruviana, si rivolse a Bolívar in cerca di aiuto, e i due si trovarono a Guayaquil, nel luglio del 1822, per coordinare i loro sforzi. Tuttavia, dopo l'incontro, del quale non esistono testimoni affidabili, San Martín abbandonò le campagne indipendentiste e si esiliò volontariamente in Europa. Anche Argentina e Cile abbandonarono l'impresa, che dovette essere conclusa da Bolívar e dalle sue truppe venezuelane e neogranadine. Per preparare la vittoria definitiva, e porre fine alla presenza spagnola in America, Bolívar pose il suo quartier generale sulla costa peruviana, dove assunse anche tutti i poteri con carattere dittatoriale, con l'approvazione del Congresso. Nel maggio del 1824 iniziò l'avanzata verso sud, che fu accompagnata dalle vittorie di Junín (6 agosto) e Ayacucho (9 dicembre), quest'ultima ottenuta dal generale Sucre, che, agli inizi del 1825, eliminò gli ultimi nuclei di resistenza in Charcas. A quel punto si dovette dare statuto giuridico all'Alto Perú, un territorio che era stato prima soggetto al vicereame del Perú, e poi a quello del Río de la Plata, e che ora si presentava come repubblica indipendente, per la quale l'Assemblea di Chuquisaca propose il nome di Bolívar (cambiato poi in Bolivia). Simón Bolívar elaborò personalmente la Costituzione della repubblica che avrebbe portato il suo nome, un curioso regime presidenzialista, aristocratico e conservatore.

Istituì un complesso potere legislativo formato di tre Camere: tribuni, senatori e censori, e un presidente vitalizio che nominava il suo successore. Questa stessa Costituzione fu adottata più tardi dal Perú, senza molto entusiasmo e con scarsi risultati. Simón Bolívar aveva sognato, sin dalle prime sconfitte, la possibilità che i paesi appena resi indipendenti coordinassero i loro sforzi e costituissero una vera forza nel panorama politico internazionale. Al suo progetto di formare la nazione chiamata "Gran Colombia" nella parte settentrionale del Sudamerica, aggiungerà poi quello di formare una Confederazione delle Ande, composta da Colombia, Bolivia e Perú. Un altro suo progetto era quello di riunire nell'istmo di Panama tutti i neonati paesi ispanici, di fare un "Congreso Anfictiónico", i cui punti principali comprendessero la neutralità perpetua, l'inclusione del diritto internazionale nella legislazione di ogni paese, l'abolizione della schiavitù, un'organizazzione democratica interna, sanzioni contro i violatori di questi principi, e la creazione di
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Una famiglia di Indios
all'ingresso della propria capanna
un esercito e di un flotta federali. Furono invitati anche rappresentanti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna che, però, non arrivarono in tempo. Il Congresso si riunì, in effetti, a giugno e luglio del 1826, ma non fu stabilito alcun tipo di cooperazione. Queste iniziative, così moderne e attuali (si pensi alla Società delle Nazioni, citata in precedenza, e all'evoluzione che ha portato all'attuale Comunità Europea), non erano in sintonia con gli interessi e le aspirazioni delle nuove repubbliche. Come poteva sorgere una unione economica, politica e sociale tra nazioni, in cui permaneva un rigido sistema di caste, che nessuno, nell'elite di governo voleva cambiare? Infatti, l'indipendenza non fu una vera rivoluzione sociale, bensì il passaggio di consegne dai peninsulari ai creoli. Nel 1830, si poteva leggere su un muro nella Piazza Grande di Quito una scritta che recitava: "Ultimo día del despotismo y primero de lo mismo" (Ultimo giorno del dispotismo, e primo giorno della stessa cosa). Bolívar, dunque, era un eroe romantico, un idealista che lottò non solo per la libertà, ma anche per modernizzare e sviluppare la politica sociale dell'America Latina. Intanto continuava a peggiorare la situazione della Gran Colombia: le oligarchie locali non vedevano i vantaggi della cooperazione delle tre unità regionali, con pochi legami comuni, e non accettavano neanche il nuovo ruolo sociale e politico degli ufficiali degli eserciti vincitori. Nel dicembre del 1829, Juan Antonio Páez, che comandava il movimento secessionista in Venezuela, ritirò definitivamente il suo paese dalla Gran Colombia. Juan José Flores fece lo stesso con l'Ecuador. Il nome "Colombia" lo conservò la Nueva Granada, con capitale a Bogotá. In questo paese Bolívar perse popolarità. A gennaio di 1830 confessava ai suoi concittadini: "Mi vergogno a dirlo, ma l'indipendenza è l'unico bene che abbiamo ottenuto a spese degli altri." A marzo di quell'anno, il Libertador, malato, si dimise e si ritirò verso la costa con l'intenzione di imbarcarsi verso l'Europa. Tuttavia, morì in breve tempo, nel dicembre del 1830, nell'isola di Santa Marta, tormentato anche dalla depressione nel vedere resi vani tutti i suoi sforzi. In una delle sue ultime lettere scrisse: "Ho governato per venti anni e in questi non ho ottenuto che pochi risultati certi; primo, l'America è ingovernabile per noi (nativi); secondo, colui che serve una rivoluzione sta arando nel mare; terzo, l'unica cosa che si può fare in America è emigrare; quarto, questo paese cadrà inevitabilmente nelle mani della folla scatenata, per passare poi a quelle di tiranni quasi impercettibili, di tutti i colori e razze..." La lettura di qualunque testo di storia Latinoamericana del XX secolo può dare l'idea di quanto fossero profetiche le parole di Bolívar...

fonte: http://www.storiain.net/arret/num40/artic5.htm

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