"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 19 settembre 2007

Berlusconi "licenzia" Prodi

19/9/2007

«Dini è nel gioco, è fatta»


Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi
L'autunno caldo del Cavaliere





AUGUSTO MINZOLINI
ROMA


Ieri mattina Silvio Berlusconi era su di giri. Davanti ad un amico extra-politico ha analizzato con soddisfazione i movimenti del quadro politico, i segnali che vengono dagli alleati di oggi e da quelli di domani, un po’ come un generale ispeziona le truppe in una campagna militare. Appunto, la campagna d’autunno contro Romano Prodi e il suo governo. E, inutile dirlo, le ultime nuove da Lamberto Dini gli hanno fatto toccare il cielo con un dito. «E’ fatta - ha spiegato al suo interlocutore più che mai attento -, questione di settimane e cade il governo. Dini è nel gioco. E Mastella credo che alla fine si muoverà per non restare con il cerino in mano. Caduto il governo vedremo. L’epilogo più probabile sono le elezioni e dovrò candidarmi ancora una volta...». E per dimostrare che ci crede Berlusconi si è organizzato un’agenda da campagna elettorale: oggi riunione a Palazzo Grazioli sulla «comunicazione»; domani vertice con i coordinatori regionali.

Qualcuno potrebbe pensare che l’uscita di Lamberto Dini dal Pd abbia reso il Cavaliere troppo ottimista. In realtà il personaggio è dentro tutte queste manovre più di quanto sembri. Sicuramente ne ha una conoscenza diretta. Basta fare uno screening dei suoi ragionamenti di queste settimane per averne una prova: «Ci sono dei movimenti interessanti nella maggioranza - aveva spiegato un mese fa - che non riguardano singoli parlamentari, ma pezzi di partito o nuovi partiti». Ed ancora: «Si creerà un nuovo contenitore - era stata la sua previsione 15 giorni orsono - sulla frontiera dei due poli per raccogliere chi non è contento del governo Prodi nella maggioranza». Discorsi che possono essere tranquillamente coniugati con l’operazione Dini. E ieri più di qualcuno in Transatlantico ricordava la risposta con cui l’ex premier aveva ghiacciato Mastella a Telese, quando quest’ultimo gli aveva spiegato che non poteva essere lui a far cadere il governo: «Non c’è problema, ci penserà qualcun altro».

Al di là dei calcoli del Cavaliere, l’«operazione» Dini ha comunque reso palese il malessere interno alla maggioranza. Per ora non ci sono conseguenze: il presidente della commissione Esteri del Senato ha spiegato che resta in maggioranza e nel centro-sinistra. Ma se si leggono attentamente gli undici punti del suo programma si capisce che sono inconciliabili con quelli del governo Prodi. Come pure Dini rifiuta la collocazione del Pd dentro il Pse. Insomma, il leader di Rinnovamento italiano vuole dimostrare che è stato il Pd a prendere una strada sbagliata, insostenibile per lui, e non il contrario. Solo dopo Dini deciderà la sua collocazione, ma è difficile immaginare che il suo gruppo stia fuori dal Pd e dentro l’Unione: sarebbe una posizione difficile, priva di retroterra elettorale. Tantopiù che in questo momento Dini gode di una forte capacità contrattuale nei confronti del centro-destra che potrebbe aprirgli diversi orizzonti. Proprio per questo l’uscita dell’ex premier ha messo in subbuglio lo scenario politico.

Prodi si è precipitato a sottolineare che il difficile alleato rimane nell’Unione. Mentre Mastella - per scoraggiare le ambizioni di Dini - ha subito detto che caduto Prodi non c’è spazio per un governo istituzionale ma solo per le elezioni.

Dini, Mastella e non solo. La verità è che il parto del Pd sta logorando rapidamente il quadro politico che sostiene il governo Prodi. E il dibattito di domani al Senato sulla nomina di Fabiano Fabiani nel cda Rai rischia di dimostrare la crisi degli attuali equilibri. Certo anche un’eventuale sconfitta della maggioranza non provocherà ripercussioni immediate sul governo. Ma Prodi e il suo ministro dell’Economia che sono stati gli artefici del «blitz» che ha portato alla sostituzione del consigliere del Cda, Angelo Maria Petroni, ne usciranno comunque provati. Rischia, infatti, di ripetersi la commedia degli equivoci che seguì il siluramento dell’ex comandante della Guardia di Finanza, Roberto Speciale. In quell’occasione il vice-ministro Visco perse le deleghe sulla guardia di Finanza, questa volta l’attuale cda vedrà congelato il suo potere di nomina. In altre parole Fabiani avrà le mani legate. Proprio di questo pericolo hanno parlato ieri sera lui e Prodi in una cena lontana da orecchie indiscrete. Una decisione del genere sarebbe uno schiaffo non indifferente per il ministro dell’Economia ma anche per il Professore e Veltroni. «Vogliono i loro uomini a capo delle reti - spiega Cesare Salvi, della sinistra ds - per lanciare il Pd, ma noi glielo impediremo».

E questo, se si va a vedere, è l’epilogo migliore per il governo. Quello peggiore, tutt’altro che campato in aria, è che altri settori della maggioranza - da Bordon e Manzione, all’Udeur - si colleghino con il centro-destra e facciano saltare l’intero cda. Ipotesi che al momento continua ad essere più che probabile.

Quindi l’alternativa per il governo è tra una sconfitta o una disfatta. In ogni caso, dal voto di Palazzo Madama, Prodi non avrà un buon viatico per la campagna d’autunno. Il Professore, infatti, si troverà ad affrontare scadenze importanti come la Finanziaria, il welfare e le pensioni con il fiato del Cavaliere sul collo. E Berlusconi sembra determinato nel suo assedio. Continua a seguire personalmente tutte le manovre che si svolgono nell’aula del Senato. «A me - racconta il senatore mastelliano Stefano Cusumano - mi ha tenuto al telefono una decina di giorni fa per mezz’ora. Cosa penso? Che la situazione per Prodi è difficile. A me Berlusconi è simpatico. Secondo me tutti i partiti che aderiscono al Ppe dovrebbero sciogliersi e fare un partito pensando all’Europa. Comunque in caso di crisi se fossi in lui andrei dritto alle elezioni». Un altro «berlusconiano» in sonno.

fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200709articoli/25887girata.asp

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1 commento:

Franca ha detto...

Ecco cosa succede ad allearsi con questi "signori"