"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 28 settembre 2007

Due libri per capire le tragedie della Birmania e dell'anoressia

di ALBERTO SINIGAGLIA
Due libri preziosi per chi desideri capire meglio le ragioni della tragedia della Birmania e orientarsi davanti al riacceso dibattito su una tragedia più intima, l’anoressia, e sul dibattito riacceso da una drammatica pubblicità ideata da Oliviero Toscani, che sbatte sulle pagine dei giornali una giovane modella francese pericolosamente smagrita e invecchiata, un’immagine che ricorda quelle degli ebrei nel Lager di Hitler.



I MACELLAI DI RANGOON

«Il Pavone e i generali» di Cecilia Brighi è il solo libro pubblicato in Italia che affronta la drammatica questione della Birmania e del suo simbolo di sempre, Aung San Suu Kyi, la donna che ha pagato il suo impegno nella resistenza non violenta al regime dittatoriale con il carcere e l’esilio. La Birmania non è soltanto un affascinante paese dell’Estremo Oriente: templi, arte, tradizioni millenarie, magie. E’anche il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è oppresso da una sanguinosa dittatura militare, che schiaccia il popolo con il lavoro forzato, con violenze, stupri e deportazioni. Un regime dittatoriale che, da oltre dieci anni- come ha ricordato Enzo Bettiza sulla «Stampa» - tiene sequestrata agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta. Cecilia Brighi, da ventinove anni impegnata nell’attività sindacale (attualmente responsabile per la Cisl dei rapporti con le istituzioni internazionali e con i Paesi asiatici) racconta nel libro le vicissitudini e la fuga rocambolesca all’estero di alcuni protagonisti politici e sindacali dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice con alcuni di loro,«Il Pavone e i generali» dipana un intreccio di vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione della dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono gli occhi.

È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e donne che, per uno scherzo amaro del destino, sono stati costretti a trasformare la loro vita, ad abbandonare i loro amori, i figli, le famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti della resistenza democratica e dell'opposizione al regime dei cosiddetti «macellai di Rangoon».Racconta momenti che sembrano cronaca di oggi: «E Aung San Suu Kyi scese dalla sua auto per salutare la sua gente. Purtroppo non ci fu tempo, né per i saluti, né tanto meno per un breve comizio. La gioia e l'eccitazione d'improvviso si trasformarono in terrore e paura. Oltre un migliaio di soldati, polizia, gentaglia e criminali fatti arrivare dalla prigione di Mandalay, armati di fucili, di spranghe di ferro e di bambù, si riversò sulla folla. Molti di loro si erano addirittura travestiti da monaci. La violenza fu indiscriminata. I malviventi e i militari in combutta erano armati fino ai denti e pestarono senza tregua i contadini e l'ampia delegazione del partito. Alcune ragazze furono spogliate e lasciate nude. Alcuni furono picchiati a morte. Nella notte di quel terribile venerdì nero, la giovane leader birmana sparì nel nulla. Non si ebbero più notizie di lei per giorni e giorni. La giunta non era riuscita a farla fuori, ma l'aveva rapita».

Autore: Cecilia Brighi
Titolo: Il Pavone e i generali.
Birmania: storie da un Paese in gabbia
Edizioni: Baldini Castoldi Dalai
Pagine: 320 Prezzo: 16,50 euro




L’ANORESSIA, LE DOMANDE FONDAMENTALI
Due psicoanalisti, che da anni studiano i «disturbi alimentari» rispondono, in un linguaggio chiaro e accessibile, ai quesiti fondamentali che l’anorressia-bulimia e l’obesità pongono non solo al clinico ma anche al soggetto che ne soffre e ai suoi familiari. Quale rapporto c'è tra anoressia, bulimia e obesità? Quali sono i problemi sottesi alla loro diagnosi differenziale? Quali sono le cause dei disturbi dell'alimentazione? Perchè essi si manifestano prevalentemente nell'adolescenza e nei paesi del benessere? Perchè l'anoressia bulimia è una patologia femminile? Vi sono dei segnali che possono annunciare il rischio della malattia? Qual è la cura e come orientarsi nelle sue difficoltà? Che cosa fare con i familiari e la loro angoscia? Ne risulta una «conversazione» che aiuta a sgombrare il campo da molte approssimazioni che ancora circolano intorno a queste malattie, che sono sicuramente tra le forme più diffuse e più scabrose del disagio contemporaneo.Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti lacaniani, è fondatore di Jonas: Centro di ricerca psicoanalitica per i nuovi sintomi. Insegna all'Università di Bergamo. Tra le sue pubblicazioni: «L’ultima cena: anoressia e bulimia» (Bruno Mondadori, 1997); «Il corpo in ostaggio: teoria e clinica dell'anoressia-bulimia» (Borla, 1998); «Clinica del vuoto: anoressie, dipendenze e psicosi» (Angeli, 2002).Umberto Zuccardi Merli, psicoanalista, è membro dell’Associazione mondiale di psicoanalisi e di Jonas. Collabora con l’Università di Bergamo. Ha pubblicato diversi articoli sulle dipendenze patologiche e curato «Il soggetto alla deriva. Panico e depressioni» (Franco Angeli, 2005).


Autore: Massimo Recalcati e Uberto Zuccardi Merli
Titolo: Anoressia, bulimia e obesità
Edizioni: Bollati Boringhieri (collana Temi)
Pagine: 116
Prezzo: 10euro


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Pienamente daccordo per salvare Birmani dall'oppressione.
Ma ci troviamo, secondo il mio modo di vedere, tra l'incudine e il martello.
Vogliamo liberarli per salvaguardare la loro arte e cultura millenaria per trasformarla, dopo la liberazione, in un Mc Donalds in stile pop-art? Con una modella-cantante pop che ne auguri l'apertura e qualche politico occidentale che dichiari superiore la nostra civiltà??
Ecco il mio dilemma sull'attuale intervento pro-Birmania: LA CEDIAMO IN TOTO ALL'OCCIDENTE O RESTERA' SOTTO UNA CRUDELE TIRANNIA?
Non sarebbe meglio intervenire politicamente lontano dai riflettori?

E per gli altri popoli? Non facciamo nulla? Aspettiamo che qualcuno abbia intenzione di strumentalizzare qualche gruppo pacifista o qualche religione o qualche premio nobel?

Ciao.

Anonimo ha detto...

Per quanto rigurada Oliviero Toscani, a volte mi sono trovato concorde con le sue iniziative, altre no.
Questo è un caso che mi trova concorde.