"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 27 settembre 2007

"Bush, Prodi e Berlusconi: sono tutti assassini"




di Emiliano Sbaraglia, 27 settembre 2007

Parla Mario D'Auria, il padre di Lorenzo, il militare italiano che dopo il blitz in Afghanistan rimane ancora in vita soltanto grazie a un respiratore. "Bush, Prodi e Berlusconi sono tutti assassini", dice l'uomo davanti alle telecamere, convinto che per il giovane sottoufficiale non ci sia più speranza


Il figlio non può parlare, perché sta ancora lottando tra la vita e la morte. Ma al suo posto ha deciso di parlare Mario D'Auria, il padre di Lorenzo, il militare italiano di 33 anni gravemente ferito nei giorni scorsi in Afghanistan, e ora in vita solo grazie a un respiratore.
Come si ricorderà, Lorenzo D'Auria è stato rapito sabato scorso e liberato due giorni dopo in un blitz condotto dalle forze italo-britanniche. Ma nel corso dell'operazione è stato ferito gravemente. Il suo compagno è fuori pericolo, un accompagnatore afghano è morto. E anche la sua battaglia per la vita sembra oramai essere perduta. Forse anche per questo, il padre ha rotto quel silenzio che troppe volte ha accompagnato le tragedie vissute da molti militari italiani in missione.


Uno sfogo durissimo, quello del signor Mario D'Auria: "Mio figlio aveva un senso del dovere totale, ma è morto per Bush. Sono tutti assassini, e io so che non c'è speranza, perché lui è solo un soldato. Intervistato dai microfoni di Sky Tg24, alla domanda se è andato a visitare il figlio, all'ospedale Celio di Roma, il padre risponde senza nessun tipo di "deferenza" nei confronti delle istituzioni, secondo lui vere responsabili di quanto accaduto: "Mi hanno chiamato, sono venuti a prendermi per portarmi a Roma, ma non sono andato perchè altrimenti lì mi arrestano. Mio figlio è soltanto un ragazzo. Lui ha scelto di partire militare, ma io sono sempre stato contrario. Non sappiamo neanche cosa facevano, per il senso del dovere non diceva mai niente, neanche agli amici più cari. Andavano a fare incursioni alla frontiera, perché i servizi segreti dovevano scoprire se le armi passavano di là, per fare contento Bush che commercia le armi. I suoi generali mandano un ragazzo a morire, ma come si fa a mandarlo lì, a fare un'incursione, per capire come funzionava il traffico delle armi?". Oltre a questo, Mario rivela anche un particolare che rende ancora più angosciante l'intera vicenda: "Lorenzo non voleva andare, poi si è convinto: ha solo obbedito agli ordini. Domenica sarebbe tornato a casa". Poi aggiunge: "Chi gli ha sparato? Non lo sapremo mai. Ripeto, ultimamente non voleva più andare, ed era triste. O aveva avuto minacce prima, o sapeva dove andava. Mio figlio è morto, anzi è vivo ma non c'è speranza, con colpi così non si sopravvive. Avrei delle denunce da fare: è tutto uno schifo. Sono tutti assassini, Prodi e Berlusconi".


Bisogna ricordare che, per il modo in cui grazie soprattutto alle nuove tecnologie vengono organizzati i rapporti internazionali di natura diplomatica e militare, oggi i cosiddetti "agenti sul campo" diventano mediatori, e niente di più che "ufficiali pagatori". Ma anche questa stagione sembra finita, e il sottile filo che tiene in vita un uomo di poco più di trent'anni in un ospedale militare ricorda l'oscuro e misconosciuto lavoro dei Nessuno che un'intelligence obliquamente ambiziosa aveva messo da parte.


Intanto, il sottufficiale del Sismi Lorenzo D'Auria, tre figli piccoli, lotta contro la morte. Originario della Campania, viveva a Livorno con la famiglia, ed era un esperto di Afghanistan.
L'agente Nessuno ora ha un nome. E il padre Mario gli ha anche reso una dignità che qualcuno ha ostinatamente provato a togliergli. Oltre la sua stessa esistenza.




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4 commenti:

Antonio Candeliere ha detto...

Fa riflettere la sua testimonianza.

ska ha detto...

Rispetto il dolore del padre....ma il punto è che nessuno dovrebbe partire, nessuno, e che quest'uomo l'ha fatto in piena coscienza. Lqa guerra non è una partita a briscola.
Se il padre del ragazzo ha delle denunce da fare, perché non le fa, invece di limitarsi a dire "è tutto uno schifo", cosa che tutti sappaimo? A me interessa ciò che avrebbe da dire. Ma se si ferma qui non lo ascolta nessuno.

Anonimo ha detto...

Esprimo solidiarietà alla famiglia della vittima e posso capirne la rabbia nascente dalla disperazione. Occorre però fare una riflessione. Il figlio era un soldato, non un infermiere e per di più apparteneva ai corpi speciali, dunque faceva il suo mestiere con passione.
Non credo che il figlio, se potesse parlare, concordi con quello che dice il padre, se non altro per coerenza e coraggio.
Le forze dell'ordine, vittime in italia per servizio, loro si che possono lamentarsi, sia perchè carenti nell'addestramento, sia perchè carente la giustizia che libera criminali pericolosi o li scarcera per vizi processuali.
Mi rincresce, ma lo sfogo di quest'uomo non è giusto verso le istituzioni.
Anche chi ha partecipato al bliz per la liberazione degli ostaggi ha rischiato la vita.

by Mat

Franca ha detto...

Massimo rispetto per il dolore del padre di questo ragazzo.
Ma come ricorda giustamente Skakkina, i nostri sono militari professionisti che "scelgono" di partire come volontari per queste missioni di guerra (non di pace come le vogliono spacciare) e dovrebbero essere consapevoli dei rischi che si corrono.
Le missioni umanitarie le fanno associazioni come Emergency, non gli eserciti