"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 30 settembre 2007

Birmania: Negati i viveri al popolo





Programma alimentare
(nella foto: Yangon: tracce degli scontri nelle strade della capitale birmana (Epa))




SANGUE e fame. Repressione e taglio dei viveri. La giunta militare birmana continua a infierire con ogni mezzo sulla popolazione, per stroncare la rivolta di monaci e laici. Nelle ultime ore ha prima bloccato la distribuzione di aiuti alimentari dal parte del Pam (Programma alimentare mondiale dell’Onu) a oltre 500mila persone e poi l’ha ripristinata: «Un appello alle autorità per avere accesso a Paese - ha commentato ieri mattina la direttrice del Pam Sheeran - La nostra preoccupazione è Mandalay, centro logistico e di smistamento», ha aggiunto Risley, portavoce del Pam per l’Italia. Qualche ora più tardi le autorità militari hanno dato il permesso di trasportare e consegnare a Lashio (centro-est) 195 tonnellate di cibo.


Nella poverissima Birmania, attualmente mezzo milione di persone dipendono da un piano triennale del Pam. In totale i beneficiari dovrebbero essere 1,6 milioni, per un investimento totale di oltre 51,7 milioni di dollari ma l’organizzazione è riuscita finora a raccoglierne dai donatori solo 12,5 milioni. In alcune zone del Paese la malnutrizione riguarda fino al 70% dei bambini. Sono oltre 10mila - denuncia l’Unicef - le donne affette da Hiv che ogni anno danno alla luce tra i 3000 e i 4000 neonati portatori del virus.


È proprio la fame a creare una triste quanto forte saldatura tra i monaci e i più poveri tra i poveri. I monaci - secondo i precetti buddisti - non possiedono nulla. Ma quando, all’alba, centinaia di tuniche rosse percorrono le strade polverose di villaggi e città, la ciotola delle elemosine si riempie di riso. Quando i monaci mangiano, la svuotano solo in parte. In fila, la gente attende la fine del pasto: nelle ciotole rimane sempre un po’ di riso. Così i monaci, lo versano fino all’ultimo chicco in buste di plastica, poi si avviano verso i lavatoi comuni.


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Birmania, l'inviato Onu con Aung San Suu Kyi



Dopo l'incontro con i generali, Gambari si è visto oggi con la leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la pace


RANGOON - L’inviato speciale dell’Onu per la Birmania, Ibrahim Gambari, ha incontrato oggi a Rangoon la leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi. L'incontro si è svolto nella residenza di University Avenue, la stessa strada dove abita si trova la San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, costretta da anni agli arresti domiciliari. Soldati e agenti di polizia in tenuta antisommossa hanno circondato la struttura residenziale, bloccando ogni accesso alla strada con filo spinato e barriere di legno. L’incontro tra l’inviato Onu e San Suu Kyi è durato circa 90 minuti. Dopodiché è ripartito alla volta della capitale Naypyitaw, da cui era rientrato questa mattina dopo aver incontrato esponenti della giunta militare, ma non il suo leader, generale Than Shwe, né il suo vice, Maung Aye. E’ stato un diplomatico asiatico a riferire del nuovo viaggio del rappresentante Onu. Non è escluso che l’inviato delle Nazioni Unite oggi porti con sè un messaggio di San Suu Kyi alla giunta.


MISSIONE ONU - La missione Onu si è resa urgente dopo la violenta repressione messa in atto dai militari contro i manifestanti birmani scesi in piazza dal 19 agosto scorso per protestare contro il rincaro del prezzo del carburante. La mobilitazione ha suscitato l’interesse della comunità internazionale quando la guida delle proteste è stata assunta da migliaia di monaci buddisti, al fianco della gente per denunciare la brutalità del regime e chiedere negoziati di riconciliazione nazionale. I generali hanno risposto anche questa volta con la forza, aprendo il fuoco sulla folla e causando almeno 10 morti, anche se fonti dell’opposizione parlano di un bilancio molto più sanguinoso. Almeno mille le persone arrestate, tra cui centinaia di monaci. Nei giorni scorsi, i militari hanno occupato e isolato i principali monasteri di Rangoon e Mandalay per impedire ai religiosi di scendere di nuovo in piazza. Con la prigione ormai piena, gli arrestati vengono detenuti negli edifici universitari e in altre strutture scolastiche.

30 settembre 2007

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