"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 25 settembre 2007

Non esiste il 'diritto di amplesso'..


(fonte immagine: zattereperlemamme.blogspot.com/)

DUE NOTIZIE, APPARENTEMENTE SCOLLEGATE. MA CON UN TEMA UNICO.
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LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

..neanche tra coniugi

I supremi giudici hanno rigettato il ricorso di un 45enne palermitano condannato a 4 anni di carcere per aver obbligato la moglie ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà

Roma, 25 settembre 2007 - Non esiste il 'diritto all'amplesso. Lo mette nero su bianco la Cassazione ricordando che nemmeno all'interno della coppia si può rivendicarlo. In questo modo la Terza sezione penale ha respinto il ricorso di Giuseppe Z., un 45enne palermitano che era stato già condannato in appello a 4 anni di reclusione per una serie di reati commessi nei confronti della moglie Donatella, costretta «più volte a subire rapporti sessuali» contro la sua volontà.


Per la Suprema corte, «in tema di reati contro la libertà sessuale», scatta la condanna per il reato di violenza sessuale nei casi di «qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idonea ad incidere sull'altri libertà di autodeterminazione, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale tra le parti», dal momento che, scrive il relatore Giovanni Amoroso, «non esiste all'interno di un tale rapporto un 'diritto all'amplesso', né conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale».


Una esistenza piena di vessazioni, quella di Donatella L.C. costretta a subire una «convivenza coniugale intollerabile» in Bagheria dal '93 fino al dicembre '99. Sei anni durante i quali il marito Giuseppe Z. la maltrattava, «colpendola con pugni e calci, costringendola a subire rapporti sessuali, minacciandola di morte, costringendola ad assistere alle percosse nei vonfronti del figlio Walter di tre mesi».


Poi la donna ha chiesto la separazione (arrivata nell'aprile del 2004 con addebito al marito) e nel '99 la donna, stanca delle continue vessazioni, aveva abbandonato la casa coniugale. Fino al 2001 quando l'ex marito l'aveva intercettata e l'aveva sequestrata, costringendola a seguirlo contro la sua volontà da Palermo a Villa San Giovanni, nella casa del cognato.


Qui c'era stata l'ultima richiesta di rapporto sessuale che la ex consorte, ricostruisce la sentenza della Cassazione,aveva dovuto accettare solo per evitare «ulteriori conseguenze» e per convincere l'ex a riportarla a Palermo. Proprio su questo consenso «putativo», Giuseppe Z. ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere una pena più mite (il Tribunale di Reggio Calabria, dicembre 2004, lo aveva condannato a cinque anni di reclusione per vari reati dai maltrattamenti alle minacce alla violenza sessuale. La pena era stata ridotta in appello, maggio 2006, a quattro anni con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni), lamentando che l'ex moglie, pur potendo andarsene, era rimasta nell'abitazione e il rapporto «in fase di consumazione era proseguito con il consenso» della ex.


La Suprema Corte ha respinto il ricorso e ha sottolineato che giustamente era stato evidenziato dai colleghi di merito che la donna era stata costretta a vivere «in un clima di tensione e di latente soggezione, anche per le pregresse esperienze di maltrattamenti ed abusi».


Per cui l'apparente assenso al rapporto, evidenzia piazza Cavour, era giustificato dal fatto che la donna «non aveva altra scelta che tentare di assecondarlo volta per volta, evitando di suscitare in lui ulteriori occasioni di ira già avutesi in passato».
In particolare, ricordano gli 'ermellini' che i colleghi del merito avevano già «escluso che la donna avesse mai potuto scegliere liberamente di avere un rapporto sessuale» con il marito.


In conclusione, «nessuna volontà favorevole al rapporto è stata provata in giudizio, nè nella fase iniziale e neanche nel corso del rapporto stesso». E poi, rimarca la Suprema Corte,. «il diritto all'amplesso» non esiste «nè nel rapporto di coppia coniugale» nè in quello «paraconiugale».


fonte: http://qn.quotidiano.net/2007/09/25/38169-esiste_diritto_amplesso_neanche_coniugi.shtml

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Sacerdote tenta di violentare una donna: arrestato

Il prelato è entrato in casa dalla sua vittima che è riuscita a sfuggire al suo aggressore e chiedere l'intervento dei carabinieri. I militari hanno trovato il parroco nascosto in un ripostiglio dell'abitazione della donna

PAVIA, 25 SETTEMBRE 2007 - I carabinieri lo hanno trovato rinchiuso nel ripostiglio dell'abitazione della donna che aveva appena tentato di stuprare. Così per lui, un sacerdote pavese e' scattato l'arrestato da parte dei militari con l'accusa di violenza sessuale.

L'arresto e' avvenuto nella notte tra domenica e lunedi' a Certosa (Pavia). E' finito in carcere il parroco, Don Michele Mosa, 44 anni. E' accusato da una donna. E' stata lei a chiedere l'intervento dei carabinieri telefonando al 112. Secondo quanto riferito dalla donna ai carabinieri, Don Mosa avrebbe tentato di aggredirla e i militari avrebbero trovato il prete in un ripostiglio al piano terra dell'abitazione della vittima. Li' si sarebbe rifugiato dopo la reazione della donna che si era messa a urlare per chiedere aiuto.

Il parroco, che insegna religione al liceo classico di Pavia, e' stato portato al carcere di Torre del Gallo.

fonte: http://qn.quotidiano.net/2007/09/25/38179-sacerdote_tenta_violentare_donna_arrestato.shtml

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1 commento:

Franca ha detto...

E ci voleva una sentenza della Cassazione per considerare violenza un atto sessuale non consensuale?