"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 27 settembre 2007

Una maglietta rossa per la Birmania



"In tutto il mondo, venerdì 28"

ROMA - Una maglietta o un nastro rosso in sostegno della Birmania. E' la parola d'ordine che corre sui blog e sui cellulari, una catena di sms per un gesto di solidarietà a favore dei monaci buddisti e del popolo birmano.

Questo è l'invito che sta circolando in queste ore via sms: "In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people around the world wear a red shirt on Friday, September 28. Please forward!" (a sostegno dei nostri amici incredibilmente coraggiosi in Birmania: venerdì 28 settembre indossiamo tutti quanti, in tutto il mondo, una maglietta rossa).

Un testo analogo
in lingua italiana circola anche nei blog: "Venerdì 28 settembre indossiamo una maglia rossa. Chiunque legga questo messaggio lo trasmetta a quante più persone sensibili a questo gravissimo prolema gli sarà possibile. GRAZIE DI CUORE".

(27 settembre 2007)

fonte: www.repubblica.it
NEL BLOG DI LADYTUX TROVATE ALCUNE INIZIATIVE IN CORSO:
e questi sono i dati dell'ambasciata del Myanmar in Italia:
- indirizzo: Via della Camilluccia 551 - 00198
- fax: 06 36 04 056
- email: meroma@tiscali.it

...



Myanmar: militari a caccia di giornalisti, fotografi e monaci

Uccisi almeno due cronisti stranieri


I soldati birmani
hanno fatto irruzione oggi nell'Hotel Traders, nei pressi della pagoda Sule, nel centro di Rangoon, e stanno facendo perquisizioni stanza per stanza. Lo riferiscono fonti citate dal sito web del magazine indipendente "The Irrawaddy". I militari starebbero dando la caccia ai giornalisti stranieri che coprono le manifestazioni anti-governative in corso nel Paese.

Almeno due giornalisti stranieri sarebbero rimasti uccisi negli scontri di oggi. Uno è giapponese, come risulta dal suo passaporto. Sulla nazionalità dell'altro non si hanno certezze, scrive il sito web del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung.

«I militari hanno aperto il fuoco sui manifestanti, stavolta ad altezza d'uomo. Non sappiamo quanti siano rimasti a terra, ma chi ha potuto vedere dall'alto di alcuni palazzi del centro parla di decine e decine di persone colpite». Lo dice un cooperante italiano a Yangon, capitale del Myanmar, citato dall'agenzia Agi. «Dai megafoni i militari hanno aggiunto che sarà aperto il fuoco contro qualsiasi assembramento».

Migliaia di manifestanti sono scesi di nuovo in piazza nella città Birmana di Rangoon (oggi Yangon) dopo gli scontri di mercoledì e i raid lanciati la scorsa notte dalle forze di sicurezza in due monasteri, che hanno portato all'arresto di oltre 100 monaci.

Un fotografo giapponese è stato ucciso durante la manifestazione antigovernativa a Yangon.

Circa 70mila persone si sono radunate nel centro della città, affrontando i militari schierati nei pressi della pagoda Sule, che hanno risposto con gas lacrimogeni e spari di avvertimento. Almeno una persona sarebbe rimasta ferita.

I manifestanti si sono diretti verso i militari cantando l'inno nazionale inneggiando al generale Aung San, eroe dell'indipendenza e padre della leader della Lega nazionale per la democrazia, Aung San Suu Kyi, da anni agli arresti domiciliari. «Dateci la libertà, dateci la libertà», hanno urlato alcuni dimostranti, arrabbiati per i raid condotti nei monasteri, in cui i religiosi sono stati picchiati e arrestati. Il confronto alla pagoda di Sule ha portato all'arresto di almeno 100 persone, costrette a salire a bordo di camion militari.

La scorsa notte, le forze di sicurezza birmane hanno anche arrestato il portavoce della leader della Lega nazionale per la democrazia, Aung San Suu Kyi, e un membro dello stesso partito. Si tratta di Myint Thein e Hla Pe. Fermato anche un ex parlamentare, esponente della minoranza Chin, Pu Yin Shin. Suu Kyi si troverebbe invece ancora nella sua casa, agli arresti domiciliari, dove sono state rafforzate le misure di sicurezza, stando a quanto affermato da un diplomatico asiatico, che ha smentito così le voci di un suo trasferimento al famigerato carcere di Insein.

Sul fronte diplomatico, la scorsa notte il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha invitato la giunta militare «alla moderazione» e ha deciso di inviare sul posto Ibrahim Gambari, inviato speciale nel paese del Segretario generale Ban Ki-moon.

Anche da Pechino, alleato dei militari, è giunto un analogo appello alla moderazione alla giunta e ai manifestanti. Forte monito arriva di nuovo oggi da Londra, che ieri aveva chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza: il premier Gordon Brown ha infatti intimato alla giunta di ritirare le truppe, sottolineando che «l'età dell'impunità è finita».

A Bruxelles si è riunito il Comitato dei rappresentanti permanenti dell'Ue (Coreper) per discutere una posizione dell'Unione sulla crisi in atto nel paese. Nei giorni scorsi, l'Ue si è detta pronta a inasprire le sanzioni in caso di ricorso alla violenza per reprimere le manifestazioni.

Pubblicato il: 27.09.07
Modificato il: 27.09.07 alle ore 15.23

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=69197
...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma perchè non lo capite.
Come la rivoluzione arancione e le altre nell'Est Europa, questa in Birmania è una rivolta programmata ad alti livelli.
Sappiamo tutti che dal 1988 dura questo regime totalitario e non si è mai fatto niente e nessuno mai ha riportato niente o quasi.

Oggi "qualcuno" ha deciso di intervenire per ricavarne qualcosa (chissà cosa bolle in pentola) e quindi OGNI GIORNO SIAMO BOMBARDATI DI NOTIZIE E PARTICOLARI SULLA VICENDA AFFINCHE' SI CREI IN NOI LA CONVIZIONE DI ATTACCARE O COMUNQUE DI SPODESTARE IL CATTIVO.

Non interveniamo ora e non così.

elena ha detto...

Edgar, Edgar... a volte mi domando se lo fai apposta, a provocare... Posto che comunque dove c'è un regime la gente ha il diritto/dovere di opporsi, ma che ne sappiamo se fino a ieri se ne son stati tutti tranquilli? Ci basiamo sul fatto che a noi nessuno ha detto niente? Non mi sembra un atteggiamento molto obiettivo... del resto, la storia insegna che la maggior parte dei misfatti si è consumata nel silenzio e solo dopo se ne è parlato.
Certo, può benissimo essere che a qualcuno faccia comodo parlarne adesso - e non prima, quando era meglio che ci occupassimo, chessò, delle armi nucleari dell'Iraq o altro. Ma può benissimo essere che i monaci e la gente non fossero "entusiasti" del regime che hanno sul collo neppure prima... ma la tecnologia che permette ad un cellulare di mandare filmati e/o foto fino a poco fa non c'era... come dire che fino a poco tempo fa, eravamo davvero vittime dell'informazione del potere. Adesso esiste pure la rete... e forse la differenza sta lì.

Anonimo ha detto...

Ele Ele ;)
non lo faccio apposta (almeno adesso).
Sono convinto che si stia strumentalizzando il tutto attraverso l'immaginario collettivo che verte sulla figura dei monaci orientali (tutti saggi e santi, ma che in realtà come ha anche affermato il TG1, ci sono bonzi al servizio del regime... proprio come da noi).
Quindi io vedo una manovra politica "non sana" che abbia convinto o strumentalizzato (non potremo saperlo subito) l'altra parte dei bonzi.
Non ti stupisci che alla TV stanno già "dipingendo" attraverso servizi datati la "malvagità" del tiranno DI TURNO?
Ciao.

Anonimo ha detto...

Mia riflessione non assolutamente provocatoria: :))

Pensavo... qualsiasi tiranno oggigiorno sa che se usa la violenza, gli si ritorcerà contro.
Non capisco perchè "certi" capi tiranni e certi terroristi usino poco l'astuzia e si lasciano "fregare" così ingenuamente... vorrei stare dietro tutto e sapere la verità fin nei minimi particolari.
Il cattivo non è cattivo e basta, ci sono "intrallazzi", "amicizie", "inimicizie", "storie" e "storia", "condizioni", "costrizioni"... ecc. ecc... vorrei sapere.
Ariciao. :)

Franca ha detto...

Queste sono iniziative che sicuramente producono poco, ma siccome danni non ne fanno stamattina esco con un fiocchetto rosso sul taschino