"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 22 settembre 2007

"Spegnete i motori, andate in bici"

Il fine dell'iniziativa è la sensibilizzazione dei cittadini
Il ministro Pecoraro: "16 milioni per i trasporti ecologici"

40 città invitano a lasciare l'auto



di VALERIO VARESI


BOLOGNA
- Nel giorno in cui quaranta città italiane celebrano la "giornata senz'auto" - astensione volontaria dall'uso dell'automobile - il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio annuncia di voler destinare 16 milioni del fondo triennale per la "mobilità sostenibile" all'uso della bicicletta quale efficace deterrente contro le emissioni di gas serra. Oltre a ciò, arriveranno anche 1,25 milioni per i progetti riguardanti la bici a noleggio ("bike sharing") sull'onda del successo avuto nelle capitali europee.

La "città senz'auto" è un accordo volontario, i cittadini non sono obbligati a non usare la macchina, a cui hanno aderito i sindaci dei principali centri italiani per sensibilizzare i cittadini sui temi dell'inquinamento promuovendo, nel contempo, la cosiddetta "mobilità sostenibile" a basso impatto ambientale. Come la bicicletta, appunto, il cui uso, in Italia è quanto mai difforme: si va dalle percentuali "danesi" di alcune città emiliane e del sud Tirolo, allo zero assoluto del sud.

Fra i centri in cui questo mezzo è più in voga c'è Ferrara che si fa vanto del primato al punto da scrivere sui cartelli "città della bicicletta", mentre Bolzano da vent'anni scommette su chi pedala fino a innalzare la percentuale della due ruote dal 3-4% al 27%-28%.

Pare proprio che alla bicicletta si addicano il freddo e la nebbia. Il popolo dei pedalatori abita nella valli alpine (Trento è terza fra le città più "ciclabili") o nella umida Padania laddove la cultura contadina ha tramandato l'uso del mezzo di trasporto più economico e vantaggioso dal punto di vista energetico.

L'asse della via Emilia, da Piacenza a Modena, da Ferrara a Ravenna e le città della pianura lombardo-veneta come Mantova, Cremona, Rovigo, Verona e Padova, sono il vero nocciolo duro dei pedalatori italiani.

Ma oltre l'Appennino tosco-emiliano, la bicicletta sulle strade urbane diventa rara per scomparire del tutto al sud, salvo qualche timida ma promettente comparsa in Puglia e in Sicilia sotto l'impulso del turismo. Tuttavia anche la media del settentrione, è molto lontana dalle percentuali nordeuropee dove ciascun abitante ha a disposizione dagli 80 metri in su di pista ciclabile.

In Italia, la città più virtuosa, secondo una graduatoria stilata da Legambiente, è Ravenna con 32 metri di ciclabile per abitante. Tutta emiliana la parte alta della classifica con Modena (27), Ferrara (26) e Reggio Emilia (22). Solo una città lombarda si inserisce al terzo posto, Mantova, con la stessa quota di Ferrara.

Scarsissime le dotazioni delle undici città metropolitane: solo Torino, benché capitale dell'automobile, dimostra una tendenza a una crescita significativa di ciclisti raggiungendo il 5%. Più o meno è la quota di Bologna (che tuttavia punta al 7%) ma il capoluogo emiliano non mostra progressi simili a quelli in atto sotto la Mole.

"Torino è fra i grossi centri, quello che ha investito maggiormente, ma il progresso più significativo nel nostro Paese è quello di Bolzano - spiega Gigi Riccardi, direttore della Fiab, la federazione italiana amici della bicicletta - perché, mentre nelle città padane esisteva già la cultura dell'andare in bicicletta, lì è stata creata con investimenti sistematici". E non si tratta solo di costruire piste ciclabili, ma di "realizzare un contesto favorevole alla circolazione di chi pedala". Per esempio consentendo di percorrere le zone a traffico limitato, le corsie preferenziali e persino di viaggiare contromano nelle strade a senso unico. A Bolzano, solo esempio in Italia, è consentito.

Se si investe, i risultati arrivano, ma l'Italia, in questo senso, è molto carente. La prima legge sulla "mobilità ciclabile" è la "Galletti" del '98 che stanziò 11 miliardi di lire. A questo primo finanziamento, che incentivava la costruzione di una pista ciclabile per ogni strada ristrutturata o costruita ex novo ed erogava soldi a progetto pagando un terzo dell'opera, ne è seguito un altro di 20 miliardi nel 2001. Poi, durante il governo Berlusconi, solo due milioni di euro. Ora la promessa è quella di mettere a disposizione 90 milioni all'anno per un triennio di cui il 5% destinato alla mobilità ciclabile.

Eppure la bicicletta potrebbe essere la via più semplice per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica responsabile dell'effetto serra. Una pubblicità spiritosa della città di Ferrara mostrava il numero di chilometri che si potevano percorrere con una bustina di zucchero. In Emilia Romagna, regione con il maggior numero di pedalatori, ogni giorno per andare al lavoro o a scuola, una buona fetta di cittadini si sposta in bicicletta con percentuali che vanno da un minimo del 7% di Modena al 15,1% di Ferrara. Si tratta di migliaia di persone che, se motorizzate, provocherebbero ingorghi e inquinerebbero ancor più un territorio dove le polveri sono oltre la media per 60 o 70 giorni all'anno, al punto da provocare una procedura di infrazione per mancato rispetto della direttiva europea.

(22 settembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/citta-no-auto/citta-no-auto/citta-no-auto.html

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3 commenti:

Val ha detto...

Sicuramente Pecoraro Scanio rappresenta quel che dice di voler rappresentare.
Ironie a parte sulla Campania e affini (dove la camorra non esiste noooooo),come ministro porta avanti un buon lavoro e se non ci credete chiedete ad Andrea P.(lo invito a farlo).
Anche tra noi in SD,ci sono veri ambientalisti ed ecologisti :non però quello che ho descritto nel post "quelli che" di lupo sordo.
Spero siano pochi a dire che il traffico e i ticket funzionano solo se si eliminano le corsie preferenziali,i crocevia con i jumbo tram,gli stessi che dovranno essere sostituiti con piccoli bus che alla fine costeranno come i taxi e altre cagate del genere.
L'ambiente comunale,m'imponeva moderazione e lasciar parlare altri compagni,però lo sfizio di chiedergli qualcosa sugli anziani me lo sono tolto e la risposta è stata la seguente:quelli(si proprio così)sono già protetti
...compagni avanti il gran partito :D)
Suerte
Val

Franca ha detto...

Io sono una convinta sostenitrice della mobilità alternativa, ma ragazzi è facile prendere la bicicletta per chi vive in pianura!
Per le altre situazioni bisognerebbe investire su un servizio di trasporto pubblico veramente efficiente, con automezzi a metano (la Regione Marche un po' lo sta facendo), con parcheggi scambiatori in periferia. Allora sì che potremmo ampliare le isole pedonali!
So che non sto dicendo niente di nuovo, ma credo che la ricetta, anche se vecchia, sia buona

Anonimo ha detto...

E' vero quel che dice Franca, in pianura è facile (e doveroso) usare la bicicletta. A parte che andare in bici fa bene, a tutte le età, per il resto dell'Italia è auspicabile un trasposto alternativo a metano.
Io attualmente lavoro a Crema, una deliziosa città, secondo me l'unica eccezione nel panorama caotico-lombardo, dove un sacco di gente viaggia in bicicletta, dove ancora ti sorridono se chiedi un'informazione e te la danno volentieri, dove gli automobilisti non hanno la faccia di sadici assassini in agguato, dove l'amministrazione comunale ha permesso un'iniziativa privata (che funziona benissimo!) che ha iutituito un minibus a metano che gira per la città ed è disponibile "a chiamata": avete capito bene, si può chiamarlo attraverso un numero verde dal fisso o con un numero di cellulare, una vera benedizione per gli anziani e le persone che non posseggono mezzi propri (o che hanno la convenienza, perchè l'hanno capito, di lasciarli a casa). L'amministrazione comunale è di sinistra, ma non è questo il punto. Il punto è che si è agito per il bene della collettività, senza badare agli interessi particolari. Punto.
mauro