Vita segretissima di un terrorista antiterrorista
Ieri, a protestare contro la presunta "islamizzazione d'Europa" davanti all'ufficio del Parlamento europeo a Milano, c'era un gruppetto di estremisti di destra, guidato dalla nostra amica cartomante e tenutaria di sedute medianiche, Adriana Bolchini Gaigher, e da un certo Roberto Maria Severini.
Roberto Maria Severini, antiterrorista
Roberto Maria Severini, che dice vagamente di lavorare nel campo della "sicurezza", è un militante di un gruppetto che adopera il melodrammatico nome di SOS Italia, è membro della "Associazione nazionale Alpini Cristiani" e attivissimo nei tentativi di chiudere o di impedire la costruzione di luoghi di preghiera per musulmani.
Su un volantino che porta come firma il suo indirizzo di posta elettronica e il suo cellulare, leggiamo "SMASCHERARE e ISOLARE i COLLABORAZIONISTI ITALIANI (COMUNISTI ITALIANI PCd'I e VARI) del Terrorismo di Hamas e Hezbollah!"
Probabilmente, i lettori resteranno sorpresi nell'apprendere che questo Alpino Cristiano che vede ovunque i "terroristi" è lui stesso uno dei più noti "terroristi" (nell'accezione mediatica) della storia italiana. Infatti, il suo vero nome è Roberto Sandalo.
Roberto Sandalo, terrorista
Roberto Sandalo, militante di Prima Linea dove era noto come "Roby il Pazzo" per la sua propensione per le attività violente, che ha scioccato anche diverse persone che militavano assieme a lui.
Pentitosi a gran velocità, Roberto Sandalo/Roberto Maria Severini ha fatto finire in carcere ben 150 dei suoi compagni, e
"si è visto abbuonare dalla giustizia italiana ben 110 reati tra cui tre omicidi: quello del vigile urbano Bartolomeo Mana (13/7/1979) a Druento, durante una rapina di Prima Linea, quello del barista Carmine Civitate (18/7/1979), (colpevole secondo la logica dei terroristi di avere effettuato la telefonata anonima che permise ai carabinieri di irrompere nel bar in cui Matteo Caggeggi e Barbara Azzaroni persero la vita), e infine quello del dirigente Fiat Carlo Ghiglieno (21/9/1979)."
Dalla sua veloce liberazione a oggi, si trovano poche tracce in rete: c'è chi scrive che "cambiò nome e si trasferì all'estero, quasi certamente in Kenya" , riferimenti a una sua intervista al Giornale, in cui ha coinvolto Sergio D'Elia in una vecchia storia di rapine: "Sandalo è nel salotto di casa sua, a Torino. E’ un uomo libero, si è sposato e, come si dice in questi casi, si è rifatto una vita."
E invece, come questo blog aveva scoperto otto mesi fa, Roberto Sandalo ne stava nascosto nel comune di Cesano Boscone sotto le vesti di un militante di "SOS Italia", gruppo che "definisce come il proprio manifesto ideologico gli scritti di Papa Benedetto XVI, dell'ex-Presidente del Senato Marcello Pera, del giornalista Magdi Allam e della scrittrice Oriana Fallaci."
Ognuno è libero di cambiare vita e idee, ovviamente.
Ma se ti chiami Roberto Sandalo, non hai il diritto morale di chiedere la chiusura di una moschea perché, a tuo infallibile avviso, il cugino dell'imam avrebbe un amico che una volta avrebbe salutato per strada uno che forse sarebbe il suocero di qualcuno che tu hai deciso è un "terrorista".
Come ci siamo arrivati a smascherare Roberto Sandalo il Neocon - una divertente impresa collettiva - ve lo raccontiamo con calma domani. Ma intanto, leggetevi oggi Repubblica, pagina 15.
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"Non ha mai sparato un colpo"
Mentre cerco di scrivere in breve la storia di come abbiamo smascherato Roberto Sandalo, il "terrorista rosso" pluriomicida riciclatosi in islamofobo, giro l'articolo uscito ieri su Repubblica che parla del caso.
Oggi Repubblica ci presenta anche un'intervista con l'ineffabile appassionato di armi, in cui risponde a Joe Fallisi, il cantante anarchico che ha reso pubblico il suo nome: "io non accetto critiche da lui perché non ha mai sparato un colpo".
Visto che Sandalo, per tutti i morti che ha provocato, si è fatto appena due anni di carcere, non può dire che la galera sia stata una tragedia per lui.
No, per Roberto Sandalo esiste solo "la tragedia di aver provocato la morte di qualcuno", e questo - lui precisa - lo rende migliore e più importante di Joe Fallisi.
E' un punto di vista, insomma.
Per vedere ingrandita l'immagine, fare clic qui.
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PRONTI A SPARARE SUI CARABINIERI
Alessandro Trocino per il “Corriere Della Sera” - 7 Maggio 2006
È una Lega pericolosamente sull’ orlo della violenza quella di cui parla Corinto Marchini, ex di Autonomia operaia, fondatore delle Camicie verdi ed ex senatore del Carroccio. Una storia che ha quasi dell’ incredibile, nella quale le metafore belliche e le spacconate verbali degli anni del secessionismo sembra siano state sul punto di superare i confini della legalità. C’ è Umberto Bossi che chiede al capo delle Camicie verdi di «tenersi pronto a sparare ai carabinieri», c’ è un oscuro complotto per uccidere Borghezio, ci sono ex terroristi e uomini dei Servizi infiltrati. Marchini affida la sua testimonianza al giornalista Claudio Lazzaro, che lo intervista a lungo per Camicie verdi - un film di 78 minuti distribuito dalla Dolmen, in uscita il 16 maggio - che racconta «Misteri e segreti della Lega nord, dal celodurismo alla devolution».
L’ ex capo delle Camicie verdi racconta: «Lo dico ufficialmente per la prima volta. Bossi mi chiamò all’una e mezza di notte e credo che il magistrato Papalia abbia la registrazione. Mi disse di sparare ai carabinieri, che le Camicie verdi dovevano essere pronte a sparare. Io gli dissi che era pazzo, che cosa stava dicendo. Non era sua intenzione sparare ai carabinieri, però sperava che rispondessi di sì, così finivo in galera e lui si giocava la mia figura nelle piazze».
Parole forti, che Marchini precisa al Corriere: «Le parole esatte furono: “Le Camicie verdi devono essere pronte a sparare ai carabinieri”». Uno scenario sorprendenti: «In vista della dichiarazione d’ indipendenza, Bossi mi chiese manifestazioni eclatanti, gesti estremi. Voleva che si bruciassero il tricolore, le effigi dei carabinieri». Poi il capitolo Borghezio. «Una sera - racconta - alcuni della Lega mi dissero che avevano ricevuto un ordine, a nome mio, di uccidere Borghezio. Serviva per farne un martire da usare nelle piazze. Una settimana prima del giorno fatidico fu revocato».
Borghezio, intervistato da Lazzaro, commenta: «Era un momento di forte tensione e ci possono essere stati tentativi di provocazione: non escludo niente». Al Corriere conferma: «Se lo dice Marchini, che era esponente di spicco, sarà vero: non capisco perché se la debba inventare. Del resto, in quel periodo era pieno di agenti provocatori, di uomini dei servizi». Come Roberto Sandalo, terrorista di Prima linea: «A un certo punto, sotto lo pseudonimo di Signorini - dice Marchini - divenne uno dei responsabili delle Camicie verdi». Conferma Borghezio: «Lo smascherai io. Non mi piacque dal principio. Non capii la rapidità della sua carriera». Sandalo, all’ epoca, accusò Marchini dell’ omicidio D’ Antona: «E non solo me. Millantava cose assurde». Giochi pericolosi a cui Marchini pose fine nel ‘97: «L’ episodio culmine fu un progetto berlusconiano per devastare il verde a Pioltello. Mi opposi e Bossi me ne chiese conto. Evidentemente stava già facendo affari sottobanco con Berlusconi».
Ora Marchini si candida con gli Autonomisti per l’ Europa di Gnutti, insieme a Di Pietro. Una casualità? Viene il dubbio di una strumentalizzazione politica: «Ma no, sono cose che ho più o meno sempre detto. Solo che mi liquidavano con cheschì l’ è matt». A ottobre rischia, con molti altri, il rinvio a giudizio chiesto da Papalia, che definisce le guardie padane «un’ organizzazione paramilitare»: «Ma se finisco in cella, voglio starci insieme a Bossi» dice. Borghezio Papalia lo conosce bene. Insulti ed epiteti sono ben documentati nel film. Così come il suo carisma tra i militanti e l’ azione con i volontari verdi. «Ora li guida Max Bastoni - spiega -. Abbiamo scelto lo slogan: “A Milano ci vogliono i Bastoni”». Tempi difficili, sospira: «Sono sotto scorta. Oggi sono andato al mercato, mancava solo l’ aviazione per proteggermi». Ma «Obelix» Borghezio - scampato a un presunto complotto, a un tentativo di defenestramento dal treno e alle minacce islamiche - non si tira indietro: «Eccomi qui, sempre con l’ elmetto».
Alessandro Trocino
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5 commenti:
!!!!!!!!!!!!!!!
sei passibile di denuncia, non sei un giornalista, sei un giornalaio, se le tue fonti sono i blog di merda come quello di kelebeck che si è già beccato delle denunce, puoi anche spararti da solo che ti fai un favore, altro che mettere insieme pezzi copincollati fra loro di cose che non c'entrano nulla e di cui tu non sai assolutamente nulla.
Vergognati della tua insipienza e ignoranza.
Grazie, ANONIMO, per i preziosi consigli. (!) Purtroppo non è mio costume vergognarmi solo perché arriva qualcuno che nemmeno si identifica a dirmi che devo farlo.
Visto che tu ne sai tanto, perché non ci illumini e ci togli dall'abisso di ignoranza, invece di insultare e basta?
non ci provo nemmeno, non lavoro a cause perse, preferisco vincerle se decido di affrontarne qualcuna.
Firmare con uno come te che sa scrivere solo idiozie copincollate scrivendo falsità a non finire su Severini per esempio, in che film li hai visti i reati che hai scritto? O sono usciti dalla santa tastiera del fascistoide kelebeck?
Arivergognati... ma, già è impossibile
"uno come me" che si chiama elena - come si evince facilmente dai commenti che firmo - non si diverte se l'interlocutore si limita a sparare insulti dall'alto della sua superiorità, saggezza e conoscenza.
Ti ho invitato a spiegarti e hai risposto picche? Bene, ne prendo atto. Fatti tuoi. Ma se non sei pronto alla discussione - o non vuoi "abbassarti a tanto" - evita pure le tue visite qui. Io non censuro alcuno, e cerco di non insultare il prossimo, e sicuramente non al riparo dell'anonimato. Ma queso non significa che sia disposta a subire, nel MIO blog, interventi che non dànno alcun valore aggiunto. A me come a tutti i miei lettori.
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