A partire dal 1929, con la firma dei Patti Lateranensi, lo stato italiano si fa carico della dotazione di acqua per lo Stato Vaticano, in virtù dell’articolo n. 6, che al primo comma dice che "L’Italia provvederà, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati alla Città del Vaticano un’adeguata dotazione d’acqua in proprietà".
L’Italia si fa carico da allora dei 5 milioni di metri cubi d’acqua consumati in media dallo Stato Pontificio. Per le acque di scarico, Città del Vaticano si allaccia all’Acea, ma non paga le bollette, perché non riconosce la tassazione imposta da enti appartenenti a stati terzi. In soldoni, non riconosce Acea perché è "straniera".
Quando Acea si quota in borsa nel 1999, chiede un intervento al governo italiano, che ripiana i 44 miliardi di lire di debiti relativi alla fornitura delle acque vaticane. Da quel momento, la Chiesa avrebbe dovuto farsi carico di una spesa di 4 miliardi di lire annui, ma non è andata così. Tutti i salmi finiscono in gloria, e lo Stato italiano si trova di nuovo nel 2004 a pagare il conto: tocca alla finanziaria 2005 stanziare 25 milioni di euro subito e quattro dal 2005 per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprie.
Nel 2001 il Governo Berlusconi istituisce una commissione bilaterale per provare a dirimere la questione delle acque bendette, ma pare che ci sia poco da fare per i debiti che ACEA lamenta, il Vaticano è disponibile a pagare solo una quota di 1.100 euro, per realizzare un depuratore. STOP.
La commissione ha assicurato allo stato pontificio la dotazione d’acqua richiesta (1059 once all’anno) sempre con carattere di gratuità, come disposto dai patti lateranensi, per far fronte alle esigenze sia all’interno delle mura Leonine, che all’esterno, a beneficio delle sedi di dicasteri ed enti centrali della Chiesa, indicati dalla Santa Sede con apposito elenco, che viene aggiornato in via diplomatica. Quali e quanti siano è da scoprire. Il Vaticano comunque corrisponderà un contributo periodico in riconoscimento degli oneri connessi al trasporto dell’acqua.
By Franca Rame at 2007-05-21 16:29
Si tratta, tanto per cambiare, dell'ennesimo risvolto scandaloso. frutto dei Patti Lateranensi. Le finanze vaticane piangono, a detta loro: hanno avuto il crack dello IOR, la potente banca vaticana, e i fedeli non danno più oboli come una volta.. e tuttavia, ancora oggi, questa banca paga ai suoi privilegiati investitori (enti vaticani, ordini religiosi, fondazioni, alcuni privati) più del 12% annui di interesse netto. Un vero miracolo. Estraggo da: http://www.atei.it/finanze_di_dio.htm
...........
| Mario Guarino I MERCANTI DEL VATICANO Pagg. 265 – € 14,46 – ISBN 88-7953-072-0 Un viaggio negli affarismi della Chiesa a partire dagli anni Cinquanta. La banca del papa e i banchieri di Dio, capitali off-shore e bancarottieri massoni, paradisi di beni immobili e paradisi fiscali, business della Divina provvidenza e nuovi mercanti del Tempio, industria delle anime e Giubileo del Duemila. La “modernità” di Santa Romana Chiesa fra business e malaffare. 2ª edizione. |
Nessun commento:
Posta un commento