"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 19 maggio 2007

E Pinelli?




Omaggio a Calabresi..

E Pinelli?

Che l’assassinio del commissario Calabresi sia stato uno dei crimini più assurdi degli anni settanta per molti versi anch’essi assurdi, siamo tutti d’accordo. Che lo Stato ritenga di onorare Calabresi con medaglie, cippi ed intitolazione di vie ci può stare. Che gli eredi, la vedova e gli orfani raccontino sui media la loro esperienza è umano ed accettabile. Che chi all’epoca sbatté Calabresi come il mostro in prima pagina, e non si dispiacque allora della sua morte ora faccia robusta autocritica è nell’ordine delle cose. Così come può anche avere una sua logica perversa che i tre presunti mandanti ed esecutori siano stati condannati, anche se la sequela di nove processi avrebbe suggerito che un’assoluzione potesse essere una soluzione più saggia.

Quello che invece stupisce ed un po’ disgusta è il silenzio tombale caduto sulla morte di Pino Pinelli, uomo giusto e pacifico, caduto dalla finestra della questura di Milano; nessuno che ricordi come all’epoca la cattiva coscienza delle istituzioni impedì fisicamente che i colpevoli del fatto che un libero cittadino, dopo essere stato illegittimamente trattenuto in questura, precipitasse nel cortile della questura, fossero individuati.

Nessuno che ricorda come il dott. D’Ambrosio andò a cozzare, nel corso della sua istruttoria, nella omertosa reticenza di questurini e carabinieri: e comunque Calabresi, che forse non aveva una responsabilità diretta nei fatti, sapeva ma tacque: sapeva perché non poteva non sapere, perché si stava montando in quel momento quella che venne in seguito giustamente qualificata come provocazione poliziesca cioè la presunta pista anarchica delle bombe in Milano, in piazza Fontana, ma anche alla Fiera il 25 aprile 1969 .

E Calabresi, che non era un semplice questurino, ma il capo della squadra cosiddetta "politica" anche se forse non era partecipe dell’inganno, non poteva non sapere. Ed il suo dovere da poliziotto della Repubblica era di parlare, denunziare e ricercare la verità o di tacere come hanno fatti i suoi superiori?

E’ certo e non si può discutere che comunque l’assassinio di Calabresi fu atroce, ma non si può neppure rimuovere gli eventi dalla storia, come accade in "1984" di Orwell; la Storia non è una lavagna dove si scrive o si cancella a seconda delle stagioni; è vero ed è un fatto storicamente provato che apparati dello Stato depistarono le indagini sulla strage di Piazza Fontana dirigendole verso gli anarchici; è vero ed è un fatto storicamente provato che il depistaggio iniziò dalla questura di Milano, nella quale Calabresi era un funzionario di peso; è vero ed è un fatto storicamente certo che Valpreda è rimasto in carcere anni da innocente.

E’ vero ed è un fatto storicamente provato che Pinelli, un cittadino italiano come me che scrivo, voi che leggete, come Calabresi che è stato ucciso, è entrato vivo in questura, è stato trattenuto illegittimamente, ed è morto come un cane cadendo dalla finestra della questura stessa.



Di : buster brown
giovedì 17 Maggio 2007

fonte:
http://bellaciao.org/it/article.php3?id_article=16713


1 commento:

ska ha detto...

Ma sapete che l'altra sera stavo facendo le stesse riflessioni davanti a "Matrix"? C'era ospite il figlio di Calabresi, mi pare si chiamasse Mario, che è un giornalista. E' stata praticamente una santificazione del defunto commissario, non una parola su Pinelli. E lì mi sono confusa, perché da quel che avevo letto, o visto a "La storia siamo noi", mi ero fatta una certa idea, mentre nella trasmissione si ribadiva che il commissario non era presente al momento della "caduta" di Pinelli.
Insomma, il dramma di un uomo "suicidato" (nel senso transitivo della parola) è stato archiviato così. In fin dei conti era solo un ferroviere anarchico. Ma non si può, non si può raccontare certe favole alla gente! "Malore attivo"...ma chi ci crede?
Non