Era il 7 di maggio, giorno delle elezioni,/i primi risultati vengon dalle prigioni……
Così recita una bella e canzone che ricorda l’agonia di Franco Serantini, anarchico ventenne, figlio di nessuno, colpito a morte dalla polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista.
Il 5 di maggio 1972 Pisa fu sconvolta da ripetute cariche della polizia contro una manifestazione antifascista. Quel giorno parlava in Largo Ciro Menotti l’ex gerarca fascista Niccolai, passato nelle file dell’allora MSI, partito nel quale militava anche Fini e i suoi pari.
Il MSI era un rigurgito del regime mussoliniano, sopravvissuto nelle pieghe di un sistema democratico che non ha mai allontanato dai gangli del potere migliaia di ex fascisti, rintanatisi in vari partiti, nei ministeri, tra le forze dell’ordine e nelle strutture golpiste all’opera nelle stragi della “strategia della tensione”, addestrati ed armati per questo a camp Darby e nelle altre basi USA presenti in Italia.
Quel giorno di maggio a pagare con la vita la militanza antifascista fu Franco, lasciato per due giorni agonizzare nel carcere di Don Bosco. Quando il 7 di maggio la direzione del penitenziario si rese conto del decesso, tentò addirittura un interramento clandestino della salma. Chi avrebbe reclamato le spoglie di un figlio di nessuno?
Nel caso di Franco si sbagliavano, perché migliaia di antifascisti chiesero con forza informazioni sulla sua salute. La notizia della morte destò un moto di rabbia che turbò profondamente il paese. Centinaia furono le manifestazioni.
L’inchiesta sull’omicidio di Franco è stata archiviata. Nessun colpevole, così come per le vittime delle stragi di Stato – Piazza Fontana, Brescia, Bologna, Italicus….- e per gli oltre 450 uccisi dalle forze dell’ordine nelle piazze del nostro paese dal 1945 sino al 2001, quando a Genova le strade si macchiarono del sangue di Carlo Giuliani.
Il fascismo, ieri come oggi, si rintana nelle pieghe del potere costituito e vive attraverso organizzazioni nazifasciste lasciate libere di operare sui nostri territori, nonostante la Costituzione nata dalla Resistenza partigiana impedisca ogni tipo di espressione che faccia riferimento a quel lugubre regime.
Per questo Franco Serantini e le altre centinaia di antifascisti morti nelle piazze del nostro paese in 62 anni di claudicante democrazia vivono in noi, nelle battaglie di tutti i giorni verso un mondo emancipato dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Pisa, 4 maggio 2007
Il Direttivo del circolo ARCI agora’ Pisa
fonte: agorapi@officinaweb.it
Nessun commento:
Posta un commento