"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 22 maggio 2007

Diliberto ed il tesoretto



Tesoretto: Diliberto, subito riunione su politica economica

Roma 21 maggio 2007

Si incontrano i ministri e i sottosegretari del neonato Partito Democratico, D’Alema, Rutelli, Letta - unico invitato “indipendente” è il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa - e decidono delle sorti del “tesoretto”; cioè decidono quello che va o non va nelle tasche di persone in carne ed ossa. A poche ore dall’appello lanciato dal segretario del Pdci a Prodi, “prendere in mano la situazione prima di andare a sbattere contro gli scogli”, avviene l’incontro a palazzo Chigi, lasciando fuori alla porta il Pdci, Prc, Verdi, Socialisti, Radicali, Udeur, insomma una buona parte della coalizione. Per il “tesoretto” vengono individuate cinque priorità: sostegno alle pensioni basse e ammortizzatori sociali; infrastrutture; innovazione e ricerca; piano per la casa; politiche di sostegno alla famiglia. Alcune, forse tutte, condivisibili, ma tutti coloro che hanno concorso alla vittoria del centrosinistra dovrebbero avere l’occasione di dire la propria su come migliorare le sorti del Paese, considerato poi che alcuni assoli di Padoa-Schioppa non hanno fatto aumentare consensi alla coalizione né nei sondaggi né nelle recenti – seppur parziali – elezioni. Oliviero Diliberto commenta senza mezzi termini il vertice di palazzo: “Grande delusione per il metodo inaccettabile. E' come se il 25-30 per cento della coalizione possa decidere tutto”. Ma precisa il suo pensiero: “insisto, prima del Dpef è indispensabile una riunione politica di merito sulla politica economica del governo senza la quale il Pdci è indisponibile a votare alcunché”.



Diliberto a Repubblica: Chi lavora si aspettava grandi miglioramenti da questo governo

di Umberto Rosso

Roma 20 maggio 2007

“Non conosco metodi più sicuri per vincere le elezioni, ma c’è un sistema infallibile per perderle: quello di Tommaso Padoa-Schioppa”.

Segretario Diliberto, un giudizio molto duro.

“A pochi giorni dal voto il ministro dell’Economia di un governo di centrosinistra dichiara guerra ai sindacati e nega il contratto agli statali. Padoa-Schioppa è un uomo intelligente. Io credo allora che dentro il governo vi sia chi lavora, insieme a forze politiche ed economiche, per cambiare il quadro politico”.

Sta accusando il ministro dell’Economia d’essere il terminale di un ribaltone?

“I casi sono due. O è totalmente incapace di fare politica, oppure è in malafede. Non ci sono alternative. Siccome io voglio bene a questo governo suggerisco a Prodi, anzi gli chiedo, di esercitare il ruolo che gli compete e di prendere in mano la situazione. Prima di andare a sbattere contro gli scogli. Scioperi a Mirafiori. Scioperi a Taranto. La protesta del pubblico impiego. E il rischio concretissimo di uno sciopero generale”.

Ma il ministro dell’Economia lamenta problemi di cassa.

“E fa saltare l’accordo con gli statali per 6 euro? Alla scuola, che in stragrande maggioranza ha votato per il centrosinistra, non diamo nulla? Il ministro dell’Economia non è uno che passava per caso, sta al governo anche per rappresentare me. Invece non mi rappresenta”.

Non è entrato come tecnico sganciato dai partiti?

“Ma una volta nell’esecutivo, assume responsabilità politiche. Dietro le cifre ci sono presone in carne ed ossa, che stanno male per i salari e le pensioni troppo basse. Nei dodici punti della fiducia di Prodi, c’era il portavoce unico. Io mi sono sempre attenuto a quel principio. Lui ha minacciato apertamente i sindacati: o fate come dico io oppure vi tenete lo scalone”.

Padoa-Schioppa non rappresenta le posizioni di tutto Palazzo Chigi?

“Non è la linea del governo. Prodi vedrà il ministro dell’Economia e i due vicepremier sulla politica economica. Bene, chiedo di poterne discutere al più presto tutti quanti in un vertice, con i ministri e i segretari dei partiti. Per affrontare l’emergenza sociale”.

Anche il Pdci adesso vuole la verifica?

“Niente a che vedere con poltrone o cose del genere. Ma una riunione specifica, sul tema degli interventi a favore dei lavoratori. Il Governo sta rischiando l’osso del collo. Non siamo noi a metterlo in discussione, è il governo stesso che si mette in discussione se non cambia rotta. Basta andare in giro per rendersene conto. E io, che non sto chiuso nei salotti, mi rendo conto di quanti consensi abbiamo perso”.

La vostra ricetta?

“Quella di Prodi: due terzi degli introiti fiscali per aumentare pensioni e salari. E l’abolizione dello scalone, come da programma”.

I soci di maggioranza del governo Rutelli e Fassino, che ne dicono?

“Con Rutelli possiamo portare avanti insieme la battaglia per la riduzione dell’ICI. Anche se non va bene l’abolizione completa, ma sotto una certa fascia di reddito. Perché c’è anche chi potrebbe permettersi di pagare di più di quanto versa oggi. Io, per esempio, con il mio stipendio da parlamentare, potrei farlo”.

E i rapporti con Fassino?

“Non conosco le scelte di politica sociale dei Ds. Sento proposte l’una molto diversa dall’altra. Quando saranno più chiare, ci confronteremo. Spero che non dimentichino di essere di sinistra. Il rischio vero è che la nostra gente non percepisca più la differenza tra questo governo e quello precedente”.

Sta dicendo che il governo Prodi è uguale a Berlusconi?

“No. Parlo di condizioni materiali delle persone. Naturalmente, noi non facciamo leggi ad personam e condoni. Ma chi ha lavorato si aspettava grandi miglioramenti rispetto al vecchio governo, e che non ha ancora visto”.

http://www.comunisti-italiani.it/

…………

Condivido quanto afferma Diliberto (e sicuramente questo gli farà piacere… vista la mia importanza capitale!!!). E’ ridicolo parlare di sinistra radicale che “scompagina la compagine”, quando poi sistematicamente gli attacchi più furibondi arrivano da qualche altra parte… ma… avete visto Report, domenica sera? Ecco.

Non voglio fare discorsi qualunquisti e/o generalizzare, ritengo assolutamente fondamentale che la scuola e i tanti insegnanti che con passione ed impegno cercano di inculcare nella testa dei nostri pargoli concetti più o meno facili, più o meno immediatamente riconducibili alla vita “concreta” (e questo è solo uno dei campi in cui agire, intendiamoci!)… vengano incentivati e premiati. Ma quelli però, non la classe insegnante tout-court! Al professore (ma non si vergogna?) del Moreschi trasferito per assenteismo (ops! Scusate, malattia) un bel licenziamento starebbe solo bene. Perché se la malattia si chiama “studio commercialista”, allora che se ne stia là e faccia danni solo ai suoi clienti. Maggiorenni e con possibilità di scegliersene un altro. Esistono poi altre categorie che vengono sfruttate a tempo pieno ma senza riconoscimenti tangibili: penso solo ai Vigili del Fuoco…

Il problema è questo, secondo me: solo i mediocri temono la meritocrazia (quella vera, non quella di partito e/o di simpatia personale). Quindi, i dipendenti della pubblica amministrazione – i cui stipendi, correggetemi se sbaglio, paghiamo noi tutti – devono lavorare. Esattamente come lavoro io, che sono “nata e cresciuta” nel privato, gigantesco o microscopico, che a volte non ho fatto carriera per colpa di contingenze ridicole, ma che ho sempre pagato tutte le mie “intemperanze”. Altro che promozione per demerito!

Non si tratta, beninteso, di abbassare la soglia di sopravvivenza al minimo. Si tratta di una parola che non è di moda e che è pure scomoda: responsabilità. Abolire i privilegi di determinate categorie non vuol dire, non deve voler dire impoverire i lavoratori onesti: vuol dire lotta agli sprechi, vuol dire giustizia, vuole anche dire finirla con un sistema clientelare iniziato in era democristiana ed ampliato in era craxiana e posteriore…

elena


POST SCRIPTUM: stasera DILIBERTO è a Ballarò!


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