GIANGIACOMO FELTRINELLI
Non ricorre l'anniversario della sua morte, né della sua nascita (che io sappia), ma sull'onda dei post dedicati al fascismo vecchio e nuovo, alle repressioni ed ai troppi morti di "Stato", ci sembra giusto pubblicare questo "ricordo". La memoria storica va alimentata, affiché sia di monito per il futuro, ma anche del presente..
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Potere Operaio del Lunedì
26 marzo '72 Lire 50 Settimanale politico Anno I n° 5
Un rivoluzionario è caduto
Lo dipingono ora come un isolato, un avventuriero, come un deficiente o come un crudele terrorista. Noi sappiamo che dopo aver distrutto la vita del compagno Feltrinelli ne vogliono infangare e seppellire la memoria - come si fa con i parti mostruosi. Si, perché Feltrinelli ha tradito i padroni, ha tradito i riformisti. Per questo tradimento è per noi un compagno. Per questo tradimento i nostri militanti, i compagni delle organizzazioni rivoluzionarie, gli operai di avanguardia chinano le bandiere rosse segno di lutto per la sua morte. Un rivoluzionario è caduto.
Giangiacomo Feltrinelli è morto. Da vivo era un compagno dei GAP (Gruppi d'Azione Partigiana) - una organizzazione politico-militare che da tempo si è posta il compito di aprire in Italia la lotta armata come unica via per liberare il nostro paese dallo sfruttamento e dall'ingiustizia. A questa determinazione Feltrinelli era arrivato dopo una bruciante e molteplice attività - dalla partecipazione alla guerra di liberazione, alla milizia nel PCI, all'impegno editoriale, alla collaborazione con i movimenti rivoluzionari dell' America Latina. L'indimenticabile '68, lo aveva spinto ad un ripensamento di tutta la sua milizia politica; la breve ma intensa confidenza con Castro e Guevara gli forniva gli strumenti teorici attraverso cui analizzare il fallimento storico del riformismo e, ad un tempo, la prospettiva da seguire per una ripresa del movimento rivoluzionario in Europa. La forte passione civile, la rivolta ad ogni forma di sopraffazione e di ingiustizia (si pensi all'attenzione con cui ha sempre seguito le rivendicazioni autonomiste delle minoranze linguistiche italiane) lo spingevano a saltare i tempi, a bruciare le mediazioni. E' l'inquietudine di cui parla oggi con disprezzo misto a compatimento il "Corriere della Sera"
Il compagno Feltrinelli è morto. E gli sciacalli si sono scatenati. Chi lo vuole terrorista e chi vittima. Destra e sinistra fanno il loro mestiere di sempre. Noi sappiamo che questo compagno non è né una vittima, né un terrorista. E' un rivoluzionario caduto in questa prima fase della guerra di liberazione dello sfruttamento. E' stato ucciso perché era un militante dei GAP. E carabinieri, polizia, fascisti esteri e nostrani lo sapevano e lo sanno benissimo. E' stato ucciso perché era un rivoluzionario che con pazienza e tenacia, superando abitudini, comportamenti, vizi, ereditati dall'ambiente alto-borghese da cui proveniva, s'era posto sul terreno della lotta armata, costruendo con i suoi compagni i primi nuclei di resistenza proletaria. E' probabilmente vero che la ricerca affannosa che, da mesi, fascisti e servizi segreti vari avevano scatenato per prendere Feltrinelli, si è intensificata dopo il contributo ulteriormente portato dei GAP nello smascheramento dei mandanti e degli esecutori della strage del dicembre del '69. E' probabilmente vero che questo compagno ha commesso, per generosità, errori fatali di imprudenza - cadendo così in un'imboscata nemica la cui meccanica è a tutt'oggi oscura. Quello che è certo è che di questo assassinio si sono fatti complici tutti coloro che cercavano un "mandante ed un finanziatore"
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