"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 11 maggio 2007

Anche se il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio



Canzone Del Maggio

Fabrizio De Andrè Storia Di Un Impiegato (1973)

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

...



4 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande De Andrè.

Equo ha detto...

Ci hanno chiamati reduci della Rivoluzione,
ci hanno chiamati orfani senza più convinzione,
abbiamo conservato brandelli di bandiera
per piangerci un po’ sopra quando ritorna sera…

Abbiamo conservato le briciole di rabbia,
ultimi granelli dell’infinita sabbia
su cui lasciamo un giorno impronte disperate
che il vento ci confuse in una sola estate…

Rimorsi e rimpianti ci fanno compagnia
e l’amarezza , in fondo, ci provoca allegria,
riusciamo ancora a irridere sconfitte e successi,
a far dell’ironia sul mondo e su noi stessi…

E i sogni sono un vizio, come il tabacco o il vino,
ma per qualcuno i sogni diventano un destino:
chi se l’inietta in corpo, nel cavo di una vena,
non riesce a suscitarci che una rabbiosa pena…

Noi preferiam gli specchi che abbiamo deformati
Perché ci riflettessero come non siamo stati,
gli occhi fedeli e complici di un’amante cortese
in cui possiam rifletterci senza temer sorprese…

O i versi di un amico che, riempendo il foglio,
in fondo all’amarezza ci mette un po’ d’orgoglio,
perché avere dubbi, nutrire dei rancori,
c’illude d’esser uomini, ci fa sentir migliori…

Chiamiamo realismo, maturità, coscienza,
le creature sterili della nostra impotenza,
gustiamo goccia a goccia la nostra delusione:
ci dà il senso storico… di una generazione.

Anonimo ha detto...

Maestro, leggendo il tuo commento la mente mi si affolla di parole.. ma tutto quel vociare impone dentro me il silenzio. Tant'è che solo una ne esce: RESISTENZA!
mauro

Equo ha detto...

Ora e sempre...