35 anni fa la tragedia. E' il 5 maggio del '72. Un DC8 in procinto di atterrare a Punta Raisi, precipita su Montagna Longa, nei pressi di Palermo. Diversi testimoni raccontano di avere sentito un boato ed avere visto l'aereo in fiamme andarsi a schiantare contro la montagna.
Eppure, nonostante le testimonianze e diversi dati oggettivi che farebbero pensare ad una esplosione, ad un attentato, la tragedia è stata archiviata come "incidente", dovuto ad "errore umano", i cui unici responsabili sarebbero morti nell'incidente.
Alcuni familiari delle vittime chiedono la riapertura del caso, convinti che una perizia balistica sui corpi delle vittime e diverse perizie di parte potrebbero dare una diversa lettura dell'evento, e far parlare di "strage". Ma questa possibilità gli è negata...
Non sappiamo se di strage si tratti, o di incidente. Ma il loro diritto a ricevere risposte alle loro domande non dovrebbe essere loro negato. Per questo abbiamo deciso di ricordare quella tragedia, che, anche noi nel dubbio, preferiamo non definire strage, ma neanche chiamare incidente.
E per farlo ne abbiamo parlato con Maurizio Macaluso, giornalista di Quarto Potere... uno dei pochi giornalisti che si sia occupato di questa storia. Uno dei pochi che abbia voglia di ricordarla.
Maria Genovese
Babylon. Oggi ricorre il 35 anniversario di Montagna Longa…. Incidente o strage?
Maurizio Macaluso. Io faccio il giornalista: non do opinioni, ma ne raccolgo… posso solo dire che è una storia poco chiara inserita in un contesto difficile su cui andrebbe fatta luce. E l’atteggiamento di chi ha condotto le indagini e quello delle istituzioni, questa ostinazione nel voler negare l’ipotesi di attentato fanno avanzare molti dubbi. Non è detto che non si tratti di un incidente come è stato stabilito, ma esistono comunque dei dati obiettivi: l’assenza delle scarpe, per esempio , procedura che si adotta in caso di atterraggio di emergenza…
B. Ma proprio questo dato non potrebbe fare pensare effettivamente ad un incidente? Magari il pilota aveva avvisato del rischio di impatto…
M. Il problema è che se ci fosse stata una scatola nera a registrare l’evento oggi sapremmo con più certezza cosa è successo, ma purtroppo proprio in quel momento non ha registrato. Quello che ci resta è solo la registrazione di quei pochi minuti tra l’ultima registrazione, che appare piuttosto rassicurante, e l’impatto: sicuramente sarà successo qualcosa a bordo, ma il nastro incompleto non ha concesso di fare luce. La domanda da porsi in realtà è perché si è deciso fin dall’inizio che si trattasse di incidente!
B. In effetti, come sostiene nel suo rapporto il vicequestore di Trapani, Peri, le circostanze obiettive, le prove testimoniali secondo cui l’aereo era già in fiamme quando è andato a schiantarsi contro la Montagna, le condizioni dei corpi alcuni dei quali risultano disintegrati, la presenza di una borsa che presenta segni di deflagrazione dall’interno, farebbero pensare ad un’esplosione. Ma, nonostante l’esistenza anche di perizie di parte che avvalorano tale ipotesi, questa non è mai stata presa in considerazione dai magistrati, che hanno concluso per un incidente, ed ancora oggi non ritengono di tornare a parlarne.
M. Il rapporto del vicequestore è stato inviato a 7 procure, tra cui quella di Catania che stava indagando sulla tragedia. E il giudice istruttore, Sebastiano Cacciatore riceve il rapporto, che però non è mai stato allegato agli atti, neanche dopo tempo, su richiesta dei familiari delle vittime. Si può pensare che fossero fortemente convinti che fosse un incidente, o che si trattasse semplicemente di incapacità o forse di altro…
B. Nell’ipotesi di un attentato, solo strategia della tensione o anche l’intenzione di eliminare qualcuno di preciso? Ricordiamo che su quell’aereo volavano alcuni personaggi piuttosto particolari, come il giudice Ignazio Alcamo, o la giornalista Angela Fais, che con Giovanni Spampanato, morto anche lui in quello stesso anno per mano nera, seguiva l’escalation della strategia della tensione…
M. Alcamo era un giudice in prima linea, con dei provvedimenti importanti all’attivo, ma si muoveva liberamente da solo per cui era facile bersaglio: in virtù di questo è piuttosto improponibile l’idea di una simile strage per colpire chi poteva essere colpito con facilità in altro contesto. E lo stesso vale per la Fais e altri personaggi. Ha più senso pensare alla strategia della tensione, visto anche il periodo storico in cui avvenne la tragedia.
B. Il rapporto Peri ha di recente rivisto la luce: ritiene che quanto descritto potrebbe contribuire alla riapertura del caso?
M. Il rapporto non è mai stato perduto. E’ stato solo archiviato, sommerso, nessuno lo ha mai cercato. Il rapporto attraversa quegli anni bui, analizza vari episodi (tra cui i sequestri). Secondo me non poteva consentire di arrivare all’individuazione di precise responsabilità, ma sarebbe stato quanto meno un buon punto di partenza
B. Le conclusioni del vicequestore Peri sono poi tanto fantasiose?
M. No, sicuramente. Lui ha avuto un grande merito: in anni molto diversi da quelli di oggi, in cui l’informazione gira, viaggia veloce grazie anche agli strumenti che abbiamo, a internet. All’epoca, invece, non c’era interscambio di informazioni, si lavorava isolati: molti indagavano nel loro paesello su determinati fatti non avendo elementi fondamentali che potevano essere in possesso di altri inquirenti, e quindi era difficile confrontare i dati, analizzarli, metterli in collegamento. Peri ebbe il grosso merito di analizzare gli eventi con visione più ampia, di avere unito episodi diversi e lontani , di averli messi uno di fianco all’altro mettendoli in comunicazione, creando dei collegamenti. Marcelli Forghino figlio di un ex questore di Trapani che lo ha conosciuto, ritiene che probabilmente il problema di Peri sia stato il suo volontario isolamento. La strategia mafiosa è da sempre quella dell’isolamento: se questo isolamento lo crei da solo, neutralizzarti diventa più facile.
B. Dopo aver consegnato il suo rapporto, Peri è stato totalmente snobbato, trattato come pazzo ed il suo rapporto totalmente archiviato: quanto conta il fatto che siano stati due personaggi risultati poi iscritti nelle liste della P2 ad archiviare il rapporto ed a trasferire il vicequestore? In fondo il rapporto parlava dei legami tra mafia, gruppi di estrema destra e “personaggi insospettabili”
M. Sicuramente molto ha inciso anche il fatto che non si fosse ancora pronti a recepire quel tipo di informazioni… o forse non si voleva essere pronti a tanto! Il rapporto al di la se probante o meno, era un rapporto scomodo, con verità scomode…
B. Il fatto che Peri abbia in qualche modo anticipato i tempi, tracciando le linee di quello che si è poi riconosciuto nella struttura di Gladio, non porterebbe a buon titolo ad una rivalutazione della figura del questore? Perché tanta nebbia? In fondo non ci sono nomi importanti o compromettenti, solo ipotesi e brillanti collegamenti.
M. L’unico nome risultante da quel rapporto è quello di Concutelli, che rappresenta un po’ il filo conduttore di tutto il lavoro, su cui Peri chiede di fare accertamenti, che però non verranno mai fatti. Neanche oggi, ad oltre 30 di distanza… forse qualcosa di buono c’era!
B. E così per le vittime di Montagna Longa, né colpevoli né certezze…. I familiari riusciranno mai a vedere fatta giustizia?
M. Ci sarebbero i mezzi per accertare i fatti, che potrebbero anche essere quelli fino ad oggi sostenuti. E’ però certo che sia giusto che i familiari abbiano una certezza: basterebbe una semplice perizia balistica, che non è mai stata fatta… ma ci vorrebbe una simile volontà.
B. Ma perché? Sono passati ormai 35 anni, ed anche la recente richiesta di riapertura del caso è stata respinta!
M. Questo probabilmente perché sono coinvolte persone che erano importanti all’epoca… e continuano ad esserlo oggi.
foto tratte da http://montagna-longa.noblogs.org/
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