"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 29 maggio 2007

Se un documentario diventa affare di Stato




Solitamente, non ci piace riportare le lettere scritte ai giornali, ma questa merita la lettura ed eventuali approfondimenti da parte vostra.

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La Repubblica, 29 maggio 2007

Caro Augias, ho ascoltato Vittorio Sgarbi durante "Confronti", RAI2, sono rimasto allibito.
Non credevo a quello che sentivo. Sgarbi ha affermato che la messa in onda del programma della Bbc sui preti pedofili equivaleva "a una dichiarazione di guerra contro uno Stato sovrano". Veneziani condivideva annuendo e il direttore di rete gongolava.
Sono esterrefatto. Io vivo in Inghilterra e la Chiesa d'Inghilterra ha gli stessi problemi della Chiesa Cattolica. Viene da pensare che ci sia qualcosa di inerente alla vita ecclesiale. Giorni fa, Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury, ci ha informato che, in seguito agli abusi verso minori e membri adulti della Chiesa d'Inghilterra, ci sarà a breve una rapida indagine.
Il reverendo Nigel McCulloch, Vescovo di Manchester, ha appena invitato un avvocato indipendente ad investigare su 850 casi avvenuti nella sua diocesi. 850 casi solo nella sua diocesi! Malgrado ciò, l'Arcivescovo di Canterbury non si sognerebbe mai di scatenare una guerra santa contro la Bbc se queste cose venissero evidenziate e messe in onda in un programma. Se ci fosse un tentativo di mettere a tacere queste cose l'opinione pubblica britannica si rivolterebbe come una furia.
Ma ormai siamo a questo. Ho letto che la signora Santaché - che si batte per le donne islamiche umiliate e per non fare staccare la spina nei casi come quello di Welby - ha affermato all'Espresso (24.05.07), "che non è umano che ci sia il papa giusto al momento giusto", che insomma Ratzinger è un dono divino, "perché mette al bando il relativismo e ci restituisce l'identità e i valori adeguati".

Paolo Ricci
devon-ricci@esperia.fsnet.co.uk

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Augias risponde:

Ma che storia umiliante, che disagio, quale differenza ancora una volta dal resto dei paesi europei. Con tanti uomini politici scavalcati a sinistra (per così dire) dal segretario generale della Conferenza episcopale monsignor Giuseppe Betori.
Mentre quelli si prosternavano in recriminazioni e invettive, l'alto prelato, evidentemente più abituato al mondo di tanti tremebondi parlamentari ed esponenti di partio, ha detto più o meno: ma sì che vada in onda questo benedetto documentario, purché con le dovute cautele e gli equilibri del caso.
Non ci sono però soltanto gli uomini politici di pasta frolla. Mentre un monsignore parla così, succede che un uomo dal gran ciuffo ribelle (solo nel ciuffo), discretamente elegante, un esperto d'arte abituato a conversare amabilmente, verre à la main, se ne esca, un pò per dandismo, un pò perché costretto ad una continua ricerca della provocazione per mantenersi visibile, se ne esca dicevo con parole che non potrebbero essere prese sul serio nemmeno in un cabaret.
Lo fa perché conta sul fatto di poterlo fare. L'uomo è furbo, sa che non raccoglierà i cachinni che avrebbe raccolto in una qualunque capitale del continente, sa che nessuno in quello studio gli avrebbe replicato: 'Scusi, si rende conto di cosa sta dicendo?'; conta sul fatto di vivere in una provincia nella quale la difesa della libertà di stampa è sempre stata appannaggio di una ristretta élite.
Credo di capire che alla fine andrà in onda il celebre documentario della Bbc, resta l'amaro di avere vissuto un'altra di quelle storie che ormai possono succedere solo da noi.

Corrado Augias
c.augias@repubblica.it

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non credo che Sgarbi l'abbia detto seriamente. Comunque dice bene Augias.
Ciao.

ska ha detto...

Sì, Edgar...ma sarebbe ora di finirla di trattare Sgarbi come un bambino che non sa quello che dice.
E dire che è una persona colta e un ottimo critico d'arte....ma vedi com'è la vita? A una persona con simili doti, fa più piacere fare da giuria ai reality show e appiccicarsi con la Mussolini.

Comunque, pur volendo prendere sul serio le parole di Sgarbi ed ipoteticamente rispondergli...che dire? Perché "dichiarazione di guerra"? Dire la verità è dichiarare guerra?
Boh, manco se provo a pensare a lui come a una persona normale riesco a capirlo...

Anonimo ha detto...

Hai ragione Ska. Hai ragione.

Anonimo ha detto...

Poi ci si sorprende che la gente è lontana dalla politica. Non è solo lontana da essa, ma anche da questa Rai e dalle gerarchie ecclesiastiche. Solo quando ci sarà da parte di questi soggetti un impegno serio ognuno nel proprio ruolo a favore della tutela dei diritti fondamentali della persona tornerà il consenso della gente. In Italia sono 60 anni che si vive tra stragi e tentativi di colpo di stato, senza che nessuno avvii una riflessione politica e si impegni nel proprio ruolo a tutelare i diritti e la dignità della Persona troppo spesso dal potere calpestati senza alcuna remora. Non è questione di Sgarbi, è questione di un sistema di potere che tradisce sistematicamente e quotidianamente noi come popolo sovrano e la Costituzione. Sgarbi e quello che dice va inserito in questa situazione di sistema politico malato che ci governa e sistema ecclesiatico altrettanto malato che a mio parere tradisce le Scritture e la Parola. Laura

Anonimo ha detto...

"Non è questione di Sgarbi, è questione di un sistema di potere che tradisce sistematicamente e quotidianamente noi come popolo sovrano e la Costituzione."

Parole sante, laura.

mauro

Piper ha detto...

Devo difendere Sgarbi. Diceva sul serio. Ma diceva cosa? Che la messa in onda equivale a una dichiarazione di guerra. Riflettendoci si potrebbe anche giungere alla conclusione che è vero... in effetti come si diceva nell'altro post il fatto che la televisione di stato lo abbia trasmesso è un segno forte.

Per quanto riguarda Sgarbi credo di poter assicurare che la sua non era una posizione di difesa del Vaticano. Ai tempi di Sgarbi Quotidiani lui stesso, più volte, raccontò delle molestie dei preti nei collegi, e disse che poteva fare nomi e cognomi dei preti che da piccolo lo avvicinavano in collegio.