"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 29 maggio 2007

Tbc - casi in aumento e farmaco scomparso





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Vigevano, settimana scorsa


Muore un cittadino romeno 40enne, domiciliato in una roulotte di un campeggio nei pressi di Vigevano, affetto da tubercolosi: viene colto da crisi di dispnea e tosse convulsiva, i suoi ultimi istanti lo vedono cercare di raggiungere una fontanella, presumibilmente nell'intento di bere dell'acqua per ovviare in qualche modo al senso di soffocamento. Un vicino accorre ma prima di poterlo soccorrere lo vede espettorare sangue ed accasciarsi a terra ormai senza più vita.
Segnalato il decesso sospetto alle autorità sanitarie di zona competenti, viene isolato il campeggio e le persone a più stretto contatto col deceduto vengono invitate a ricorrere alle cure preventive previste dal caso.

Beh, direte voi, poveraccio, certo che ha avuto una bella sfiga.. Avete ragione, ma l'unica sfiga che ha avuto è stata quella di incappare in un sistema medico o incompetente o negligente: egli era, a detta dei sanitari, "monitorato" dal 2005! ma che non erano intervenuti ad isolarlo (prestandogli le cure del caso) perché sussisteva il "dubbio clinico" che il suo malessere fosse causato da un carcinoma polmonare. Dopo due anni non erano in grado di distinguere un tumore da un'affezione tubercolare? Dire che è scandaloso è dir nulla. Ma si può dire che un povero cristo è morto per INCOMPETENZA e NEGLIGENZA.
O il caso non era importante perché si trattava di un immigrato? Non è facile ironia, la mia. Statisticamente la Tbc colpisce per la maggior parte gli immigrati, o almeno quella frangia (cospicua) che si arrabatta a tirare a campare, sottonutrita e trascurata dal punto di vista sanitario.

Il preambolo serve a dare una piccola idea, a tutto tondo, del problema dal punto di vista umano.
Dobbiamo considerare che in Italia i malati di tubercolosi (una malattia infettiva che pareva debellata ma che è tornata in questi, ultimi anni, prepotentemente alla ribalta) sono circa (secondo dati recenti) 6000, di cui 1200 solo a Milano. Includendo i familiari dei malati, che, ricordiamo, devono essere curati con gli stessi medicinali a scopo preventivo, si arriva ad un calcolo ipotetico di 10/12.000 individui. Fra questi anziani, vecchi, bambini.
E bisogna ricordare come di Tbc ancora oggi si muore.

Il risvolto drammatico, però, è un'altro. La Nicizina è un farmaco considerato dagli specialisti come il rimedio di prima scelta per la profilassi della malattia. Esistono altri farmaci, ma di dubbia o scarsa efficacia.
La casa produttrice della Nicizina è la Pfizer (famosa per aver commercializzato il Viagra). Dal 24 aprile tale farmaco è scomparso improvvisamente dagli scaffali di tutte le farmacie d'Italia. Perché? Perché la Pfizer ne ha cessato la produzione, essendo la Nicizina poco renumerante: infatti, una confezione da 30 compresse veniva venduta al prezzo di 5,60 euro. Per pochi spiccioli si può morire come cani.
Io ho avuto la malasorte, da giovane, di dover frequentare i sanatori (per un "sospetto", rivelatosi poi errato) e assicuro chiunque che si ha solo una pallida idea di ciò che aspetta una malato di tubercolosi, specialmente se non ben curato.

Il professore Luigi Codecasa, esperto in pneumologia e direttore del Centro Villa Marelli di Milano, è praticamente alla disperazione. Ha contattato i vertici della Pfizer cercando spiegazioni di un fatto così grave, come il ritiro dal commercio della Nicizina, ottenendo null'altro che uno spregevole, a mio modo di vedere, silenzio. Ora ha lanciato un vero SOS all'Assessorato alla sanità della Regione Lombardia ed anche alla ministra Livia Turco. Ci auguriamo che vengano presto presi provvedimenti.

Ammesso che rispondano.

mauro


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