Riceviamo questo pezzo dal nostro amico Pino di Brindisi, che pubblichiamo volentieri.
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Siamo seri, facciamoci due risate
La scuola pubblica, quella brutta, attaccata in ogni modo da tutti, invisa alla destra come il covo del “culturame” bolscevico e nullafacente, osannata dalla sinistra come un feticcio sul quale c’è sempre da dire molto e fare molto ma molto meno, luogo reale di serbatoio di voti democratici e cristiani, è rimasto l’unico elemento di socialità trasversale. Dalle scuole materne a quelle superiori, essa raccoglie la gran parte dei giovani uniformati dalla data di nascita.
Naturalmente su di essa si svolge la retorica più smaccata, “qui si allevano le future classi dirigenti”, “qui ci sono i cittadini di domani”, “un tempo si che si studiava” e degradando via via fino alle vicende bullesche, boccaccesche e, talvolta purtroppo tragiche, per le quali cronachisti, esperti e salottieri televisivi rubacchiano il salario giornaliero tormentando le gonadi di lettori ed ascoltatori radiofonici e televisivi con colossali cascate di sciocchezze.
Ma questa volta il boccone è ghiotto e non voglio privare quei pochi o tanti che apprezzano le mie comunicazioni di un fatto realmente accaduto. Lo sottolineo perché molti lo troveranno al limite del paranormale.
Siamo nella città e nella provincia di Brindisi, la più densamente popolata, per dimensione e tipologia, di impianti energetici. In particolare abbiamo un consumo di carbone di circa 8-10 milioni di tonnellate/anno. Secondo le statistiche del Sole24 Ore abbiamo il più alto contributo d’Europa all’effetto serra del Pianeta.
Diciamo che i cittadini di tutta la provincia che sono riusciti a sopravvivere (circa 300000) non sono particolarmente contenti di questa condizione e, negli anni, hanno sviluppato una certa sensibilità ai temi ambientali.
Certo ci sono anche quelli che grazie agli insediamenti energetici hanno cambiato il loro status sociale, molti sono diventati ricchi imprenditori o politici di successo, qualcuno frequentatore di tribunali e celle dei penitenziari, ma la maggioranza ha i polmoni anneriti dalle ceneri e altri organi abbastanza arrossati.
Per i polmoni, diciamolo siamo fortunati: a dieci chilometri dalla Centrale a Carbone Federico II c’è il reparto di pneumologia e, posso garantire, dai tubi dell’ossigeno esce ossigeno, e questo, negli ospedali della nostra Regione, non è scontato.
Per gli altri organi ognuno si arrangia come può.
Torniamo al fatto: Enel, possessore di gran parte degli impianti, e Legambiente, organizzazione ambientalista e fornitrice di molti presidenti Enel, hanno organizzato alcuni corsi per la sensibilizzazione ai temi ambientali nelle scuole di Brindisi e Provincia. Un po’ come chiedere ai lupi di far la guardia agli agnelli. Enel e Legambiente hanno risorse e competenze e quindi molte scuole, private negli anni delle une e delle altre, si sono adagiate a queste iniziative.
Il Notaio Michele Errico, già Capitano di Fregata (vorrà dire qualcosa?), e attuale Presidente della Provincia di Brindisi, a capo di una Amministrazione di Centrosinistra, impegnato da anni, lancia in resta, contro il “partito del carbone”, prende carta e penna e scrive a tutte le scuole diffidandole dall’ascoltare le sirene di Enel e Legambiente e si propone come docente di ambientalismo doc. Un po’ come chiedere agli agnelli di coltivare le patate, loro future compagne di forno.
E qui la gente si schiera, ha ragione l’Enel, ha ragione Errico, la polemica sulla stampa locale è molto succosa e tutti prendono posizione, invocando la par condicio ambientale altrimenti i giovani virgulti assetati di ambientalismo che sono nelle scuole potranno essere influenzati dalla visione futurista pro Enel oppure da quella conservativa anti Enel.
Quale è la parte surreale? Da circa trent’anni, da quando è cominciata la sequenza di installazioni energetiche a Brindisi, gli attori che si dilaniano sono sempre gli stessi, qualcuno grida di più e qualcuno di meno, ma poi siedono in governi e opposizioni sempre dipendenti dall’elettricità, e dalle due milioni di tonnellate di carbone che si usavano all’inizio siamo arrivati alle 8-10 milioni di tonnellate.
Ho chiesto a qualche giovane se gli interessa di più la Legambiente oppure il Presidente Errico. Mi hanno guardato interrogativi, mi hanno detto che loro preferiscono il Basket e se ne sono andati.
Tre cose ponemmo l’unica volta che ci venne chiesto di parlare, sommessamente: “Finanziamento del fotovoltaico civile e delle politiche di risparmio energetico (almeno per gli edifici scolastici visto che li avete deciso di massacrare i marroni), interramento dei cavi dell’alta tensione, finanziamento della riduzione dell’impatto ambientale del trasporto merci.” Senza urlare e senza fare lezioni a nessuno. Ma chi se ne frega, i megafoni ormai sono elettrici e le voci senza amplificazione non le ascolta nessuno.
Non ci resta che ridere, perché siamo persone serie.
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