26 aprile 1937. Sul cielo di Guernica, improvvisamente, compaiono i bombardieri dell'aviazione tedesca. Sono decine, non incontrano resistenza (manca la contraerea), nell'area non ci sono obiettivi militari o strategici rilevanti: in poche ore scaricano sulla cittadina del nord della Spagna centinaia di tonnellate di bombe, uccidendo circa 1600 persone e terrorizzando la popolazione. Dopo 70 anni, Guernica e la Spagna intera ricordano quel giorno, reso immortale dal dipinto di Picasso, non senza polemiche fra Regione basca e Madrid.
La questione basca
I baschi avevano chiesto di ospitare il capolavoro, esposto a Madrid. Il prestito del Guernica, definito "un grido per la pace e la libertà" sarebbe peraltro coinciso con il decimo anniversario del museo Guggenheim di Bilbao dove, dopo essere esposto nella 'città martire', avrebbe potuto trovare collocazione "temporanea o definitiva'.
Patrimonio della nazione
Madrid, però, ha opposto un 'no' deciso: il trasferimento della tela (3,4x7,8 metri) custodita al museo Regina Sofia e in precarie condizioni, è problematico. "Il quadro - ha ribadito il ministro della cultura Carmen Calvo - non si muoverà perché è un rischio che non possiamo correre". E lo stesso Picasso, che non aveva voluto esporre il quadro in Spagna sino a quando rimase al potere Franco, aveva manifestato la volontà che l'opera fosse "di tutto il popolo spagnolo" in quanto "simbolo di una tragedia della guerra e delle libertà del suo paese". In cambio, Madrid ha offerto a Guernica i 30 disegni preparatori della famosa opera. Non bastasse, i baschi chiedono al governo spagnolo anche le "scuse" per le distruzioni compiute dall'aviazione tedesca agli ordini di Franco. Scuse che nel 1997 sono state presentate dalla Germania.
Test di distruzione dal cielo
La 'Legione Condor' fu mandata da Adolf Hitler a Guernica ufficialmente per garantire i rifornimenti di materie prime (piombo, ferro, rame) verso la Germania impegnata nel riarmo: in realtà fu il primo bombardamento a tappeto di una città europea e per l'aviazione tedesca rappresentò una sorta di test della propria devastante capacità distruttiva.
In questi giorni, numerose iniziative
E' stata inaugurata a Berlino una mostra al Checkpoint Charlie; a Osnabrueck, nella Germania nord-occidentale, è in mostra una replica a grandezza naturale del 'Guernica', di proprietà di Bodo Schwalm.
Mentre la stampa spagnola ricorda oggi l'anniversario con interviste ai superstiti del bombardamento e gallerie fotografiche, a Guernica alla cerimonia ufficiale insieme alle autorità locali saranno presenti il premio Nobel per la pace nel 1980, l'argentino Adolfo Perez Esquivel, ed i sindaci di Hiroshima, Volgograd (l'ex Stalingrado) e Varsavia, città distrutte nell'ultima Guerra mondiale.
C'erano anche italiani
Al bombardamento di Guernica parteciparono anche tre bombardieri Savoia-79 al comando del Capitano Gori Cartillani, una squadriglia di caccia al comando del Tenente Ricci ed un'altra al comando del Capitano Viola: in tutto 40 aerei, come ricorda un documentario che History Channel trasmetterà stasera alle 22.00.
Il dipinto
L'opera è immensa, con un'infinità di grigi. Durante la Guerra civile spagnola (1936-1939), il governo repubblicano spagnolo nel gennaio 1937 incaricò Picasso di dipingere un grande murales per il padiglione spagnolo dell'Esposizione internazionale di Parigi. Sotto l'impressione lasciata dalla distruzione della città basca, in 35 giorni il pittore spagnolo realizzò la sua monumentale opera.
En muerte del torero Joselito
Il dipinto, in realtà, in un primo tempo non rappresentava il bombardamento della cittadina spagnola: Picasso lo aveva pensato per commemorare la morte di un famoso torero dell'epoca. Si intitolava infatti En muerte del torero Joselito. L'incarico del governo spagnolo spinse il pittore ad apportate alcune modifiche per accentuare l'orrore di una nazione e il dolore di un popolo di fronte alla disumanità della guerra.
Nella tela sono assenti elementi che richiamano Guernica e lo specifico evento del bombardamento nazista: anche per questo il dipinto ha assunto valore universale di 'no' alla guerra. A sinistra, un toro: forse quello che uccise il torero Joselito. Ma anche simbolo della violenza bestiale, evocazione del terrore degli antichi per la figura mitologica del Minotauro. Al centro, una lampada ad olio: dopo il bombardamento la vita regredisce ad un'epoca povera. Tutto è distrutto, tutto emana dolore: a sinistra una madre grida disperata con il cadavere del figlio fra le braccia. A destra un cavallo agonizzante simboleggia il popolo spagnolo: imbizzarrito, fuori controllo. In basso, un altro cadavere, con in mano un fiore reciso. Le figure sono deformate, aggrediscono lo spazio con linee spezzate che aumentano, insieme ai toni di grigio, la drammaticità dell'insieme.
Una donna con la fiaccola, scampata al massacro, esprime la speranza della storia che continua. Picasso ritrae gli effetti del bombardamento in piena notte, anche se avvenuto, in realtà, di giorno: "Guernica - spiegò - sarà soltanto ombra e sole. La luce sono io: io rischiarerò la notte fonda dell'uomo e la mia".
Un lungo esilio
Dopo l'esposizione a Parigi, quando il governo repubblicano era caduto, Picasso non permise che la tela venisse esposta in Spagna, sotto il regime franchista. Venne quindi ospitata per molti anni al Moma di New York e tornò in patria soltanto dopo la morte del generale Franco, diventando simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime franchista che del nazionalismo basco, così come lo era stato prima, per tutta l'Europa, della resistenza al nazi-fascismo.
http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=69389
1 commento:
E' proprio vero: questa stupenda opera ha valore universale.
Interessante storia: grazie di averla pubblicata.
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