"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 7 agosto 2007

Fatima come Hina: da noi si usa così




Forse anche Hina Salem è stata uccisa per il suo bene. La giovane pachistana di 22 anni a cui il padre, lo zio e il cognato hanno tagliato la gola, poteva finire peggio agli occhi dei suoi parenti: poteva innamorarsi di un ragazzo italiano e vivere liberamente la sua vita.

Neppure la madre, Bushra, ha versato un lacrima per lei: “non era una buona pachistana. Mio marito l’ha uccisa, da noi si usa così”, ha detto alla polizia quando è stata interrogata.

Adesso che, a quasi un anno da quell’omicidio che fece inorridire anche i più tenaci tra i relativisti nostrani, la Corte di Cassazione ha aperto la strada al delitto “per il bene” della vittima, i parenti di Hina potrebbero rivedere la loro strategia di difesa. Intanto se ne sono giovati i genitori di Fatima, una giovane maghrebina che vive a Bologna, che sono stati assolti dalle accuse di maltrattamenti, violenze e sequestro di persona per le quali i giudici di primo grado li avevano condannati.

Secondo la Cassazione, i genitori di Fatima la tenevano legata per evitare che si suicidasse e dunque per il suo bene. Ma Fatima cercava la morte perché la famiglia la picchiava e la segregava per impedirle di vivere la vita che aveva scelto, vedere i suoi amici italiani, vestire all’occidentale. Esattamente come Hina. Ma secondo la corte i maltrattamenti “non erano un’abitudine quotidiana” e comunque Fatima veniva punita per “uno stile di vita non conforme alla loro cultura”, dunque ancora per il suo bene.

E’ una sentenza terribile e foriera delle peggiori conseguenze. Non è più la legge, lo stato di diritto, le nostre consuetudini e tradizioni a stabilire quale sia il bene dei cittadini. No, secondo la Corte, c’è un “bene” fatto in casa, appannaggio della famiglia e della comunità di appartenenza che prevale sui diritti personali e sulla propria visione di ciò che è bene per sé.

Nel ghetto delle comunità etniche, gli immigrati sono dunque padroni dei loro destini, fuori dall’imperio della legge e possono infliggere violenza e morte su chi tenta di evadere. Tutto questo con benevolo sigillo dello Stato italiano.

Fatima tornerà a casa con i suoi aguzzini che continueranno a picchiarla e legarla contro la sua voglia di vivere. Perché da loro si usa così, e ora anche da noi.



fonte: http://www.loccidentale.it/node/5227

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6 commenti:

ska ha detto...

...ma stiamo scherzando? E' possibile una cosa del genere?

Anonimo ha detto...

Purtroppo è tutto vero. Siamo in un Paese dave vale tutto e il contrario di tutto. Concedere, dal punto di vista della legge, l'extraterritorietà, manco fosse il Vaticano, allo spazio familiare solo perchè occupato da stranieri con una fede diversa, significa abiurare ad ogni principio di sovranità nazionale. E di buonsenso.
Buonsenso che manca sempre di più a questo Paese dei Pinocchi dove basta gridare più forte per avere ragione.
mauro

ska ha detto...

Ma non si può! E' terribile! Dobbiamo fare qualcosa!
Sarebbe come permettere ad un uomo di qualche famiglia, che so, proveniente da qualche paesino dell'estrema Sicilia di picchaire la propria moglie perché magari in quella realtà è cosa normale!
Mi pare assurdo che una cosa del genere possa essere fondata giuridicamente...allora i parenti d Hina verranno assolti? Ma la civiltà la sappiamo davvero esportare solo con le bombe, allora! Sono assolutamente sconvolta...non possiamo lasciar passare un'atrocità del genere....

elena ha detto...

Fare, temo si possa fare poco... bisognerebbe riuscire a sapere il nome del giudice che ha emesso la sentenza e fargli qualche domanda. Del tipo: perché un insegnante non può tirare uno schiaffo ad un allievo riottoso, visto che anche lui lo fa per il suo bene?
Ma, ovviamente, il discorso non è nemmeno questo. Sono contraria alle botte come sistema educativo (e infatti la Testarossa ancora si ricorda molto bene di una cuscinata che le ho tirato... tutto perché gliel'ho tirata di piatto e, non so proprio come, invece l'ha colpita dal lato cerniera, provocandole un - minuscolo - graffio sul musetto... del tutto involontario. Ed è stata l'unica volta che "l'ho picchiata", senza che per questo sia diventata una delinquente ingestibile...).
Penso che l'esempio sia l'unica cosa che noi genitori possiamo offrire ai nostri figli. Se poi loro non vogliono seguire le nostre orme, che si tratti di politica o di religione, non è certo con le botte o le sevizie che gli faremo cambiare idea! Ma tant'è... è più facile accettare la legge del più forte che usare il cervello... a parte una "cosa" che mi sembra si chiami "dichiarazione dei diritti umani", in cui si parla appunto di pari dignità per qualsiasi individuo... ma forse i figli ne sono esclusi... bah! Bisogna che me la vada a rileggere...
Che tristezza...

ska ha detto...

Davvero Elena: che tristezza! Vorrei sbagliarmi ma questa sentenza, rifelttendoci meglio, mi sa tanto di "che si ammazzino tra di loro". Ancora stento a credere che sia tutto vero...

p.s. almeno mi hai fatto sorridere con la storia della cuscinata..ehehe...:)

elena ha detto...

Be', sono contenta che almeno tu abbia sorriso per la cuscinata! L'interessata ne parla ancora come di un delitto di lesa maestà...
E a pensarci bene, il messaggio che vorrei far passare è proprio questo: sono convinta che la mia Fuoriserie, il giorno che dovessi tirarle un ceffone, se lo ricorderebbe per... qualche secolo. Mentre invece chi viene picchiato quotidianamente, cosa apprende? L'arte della dissimulazione, se tutto va bene. E a fare di nascosto quanto gli viene impedito con i metodi forti, senza neppure più domandarsi se effettivamente vuole farlo e/o è giusto. Per partito preso.
Ma perché non riusciamo ad essere tolleranti???