OVVERO, LO STRANO CASO DEL SIGNOR FANTIN
Il negoziante Arturo Fantin davanti al suo negozio di Stresa |
Vuole sedersi davanti al suo negozio, lo multano ogni giorno
GIOVANNI CERRUTI
Anche questa mattina l’Arturo avrà aperto il suo negozietto accalappia turisti, il primo sulla destra salendo dal lungolago, e li sta aspettando. Sistemati i Pinocchi da vendere, le magliette della Juve, i cappellini Ferrari, avrà attraversato la strada pedonale, aperto la sua sedia bianca e sarà lì accanto all’aiuola con le ortensie. L’Arturo ha 80 anni, i capelli bianchi e una gamba che lo fa zoppicare. Ma è un duro, e se c’è da combattere contro la burocrazia va in prima linea: lì, sulla sedia, ad aspettare la multa numero 6: occupazione di suolo pubblico. La sua sedia vale già più di una chaise-longue di Le Corbusier. «Chi vi manda? Perchè questo accanimento?». Ai vigili di Stresa l’ha chiesto invano, tanto mica possono rispondere. E poi Arturo Fantin sa bene di non essere in possesso di tutte le ragioni. «Ma saranno quarant’anni che quando fa caldo esco dal negozio e mi metto qui a prendere aria!». Al momento si è preso cinque multe. Non è mai piacevole anche se la lettura del verbale fa quasi ridere per l’ebbrezza da burocratese: «Il signor Fantin occupava mq.0,20 (m.0,50 x 0,40) circa di suolo pubblico antistante il proprio esercizio commerciale con una sedia senza aver chiesto la prescritta autorizzazione prevista dagli art. 3 c.1 e 5 c.1».
La sfida infinita
Sarebbe, questa, una storia di provincia e di paese. Ma quel che colpisce, appunto, è che sembra una sfida tra il Cittadino e la Multa. Dove, nel difendersi, pure l’Arturo dalla sedia bianca invoca altre multe. In base al principio, come ha scritto al Prefetto di Verbania, «che il Comando di Polizia Municipale si accanisce contro di me (sia pure perchè mandato) per la pagliuzza della sedia e non si accorge, stranamente di grosse travi che sono sotto gli occhi di tutti». La puzza dagli scarichi di un albergo, il violinista zingaro abusivo, gli ambulanti extracomunitari, perfino il vigile che lascia sempre la moto sul marciapiede.
Stresa è chiamata la Perla del Lago Maggiore, vive da sempre di turismo e villeggianti. Ovvio che questa storia della sedia multata non entusiasmerà amministratori e albergatori, soprattutto questi ultimi. Però il signor Arturo, che dev’essere uno che non ha in antipatia le beghe di paese, insomma uno che se c’è da litigare litiga, dopo la quarta multa ha deciso di far conoscere le disavventure della sua sedia: che è pieghevole, ma non si spezzerà sotto il peso delle multe. «Quando mi metto a spiegare cosa mi sta succedendo non ci crede nessuno». E tutti a raccontargli di cosa avviene in Riviera, o in Romagna, o dovunque.
«Io non so se applicando o interpretando con il lanternino questo regolamento (che non ho mai visto) esista o meno la violazione che mi viene contestata -dice lui- So che è consuetudine sedersi davanti o vicino al proprio negozio quando la merce viene esposta sul suolo pubblico. Anche per vigilare su possibili furti...». Le sue ragioni sarebbero anche nelle tasse versate. «Sono autorizzato ad occupare suolo pubblico per 6,72 metri quadri e pago per 7. E’ una superficie che contiene anche i 0,20 metri quadri della sedia, o no?». Il regolamento dice no, caro signor Arturo. Gli articoli 3 e 5, comma 1, sono spietati.
La multa è dai 100 ai 300 euro al colpo. Arturo potrebbe cavarsela con 115. Moltiplicato per tre fanno già 575 euro, una vecchia milionata. Fino alla settimana scorsa protestava, «perchè solo a me le multe?». Forse per accontentarlo, i vigili e gli articoli 3 e 5 del regolamento comunale l’altro giorno hanno preso spunto da una delle sue lettere. «la titolare del negozio di fronte al mio, "Mastro Geppetto", si siede con la sua sedia vicino a noi». Ah sì? Multata pure lei, che era uscita dal negozio per prendere aria, perchè «dentro c’era un caldo bestiale, sudava pure il vigile e io ero lì dal mattino e non ce la facevo più».
In Comune che possono dire? Che la legge è legge, il regolamento è il regolamento e i vigili urbani fanno il loro bravo mestiere. Canio Di Milia, giovane sindaco di una giunta civica, fa sapere che se arrivano segnalazioni è doveroso prenderle in considerazione. Dunque, come il signor Arturo sospetta, c’è qualcuno che segnala, qualcuno che magari ce l’ha con lui, la sua sedia bianca e i due pezzi di plastica che sistema sull’aiuola delle ortensie per far sedere la moglie e qualche amico di passaggio. Poi il paese è piccolo e la gente mormora: Arturo sta lì seduto tutto il giorno, e si taglia anche le unghie.
La sedia più cara del Lago Maggiore sarebbe piaciuta a Piero Chiara, appassionato raccontatore di vizi e personaggi della zona. Arturo Fantin sarebbe uno di questi, un personaggio come se ne trovano in provincia, uno che «vivo e lavoro da una vita, onestamente e in assoluta modestia, pago le tasse e rispetto l’autorità di qualunque ordine e grado e all’età di 80 anni mi trovo ad essere multato e umiliato perchè di tanto in tanto nel corso della giornata riposo le mie stanche membra su una sedia». Uno che «non ho mai pensato di occupare il suolo pubblico o di non pagare la tassa. Lo occupo da una vita, lo pago da una vita».
La ronda dei vigili
Per la sua sedia da 575 euro di multa (finora) Arturo è pronto all’eroica resistenza. Anche a nome e per conto di tutti i cittadini multati per una questione di venti centimetri, o per un comma o un cavillo. O perchè, come si dice da queste parti, hanno rubato l’acqua del Lago. «Mia moglie è andata dal Difensore Civico, ma non so come è andata a finire», dice. Non è che faccia molto affidamento sul Comune, per la verità: i vigili arrivano da lì, e ad ogni multa un vigile diverso, e mai che gli dicano perchè ce l’hanno con lui. «Chi li manda? Io vorrei sapere chi diavolo li manda. Perchè non me lo vogliono dire?». Perchè li manda l’Italia della multa, quella tentata di regolare tutto, proprio tutto, pure la sedia di via Principe Tomaso, con i codicilli e il comma 1: fino a quando non incontra, e si scontra, con i signor Arturo, quelli che a 80 anni decidono di mettersi in prima fila per vedere come andrà a finire. Pagherà, l’Arturo di Stresa, altrimenti scatta un altro comma e ci vuole l’avvocato. E la sua storia avrà successo: le piccole beghe che diventano proteste solitarie, le sfide accese dal furore di chi è convinto di essere nel giusto (anche se proprio nel giusto non lo è) in fondo hanno un nemico detestato da tutti. La multa.
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200708articoli/24502girata.asp
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1 commento:
Sarebbe stato bello se i vigili del quartiere dove abitavo pirma fossero stati solerti solo la metà di quelli del signor Fantin: quelli del ristorante sotto casa d'estate mettevano i tavoli sulle strisce blu, nei posti riservati alle auto, arrivando anche a minacciarmi di bucarmi le gomme se continuavo a mettere la macchina lì. Mah....è sempre interessante vedere le diverse, diversissime misure di legalità applicate a diverse categorie in questo paese, no?
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