Prima l'assessore Graziano Cioni per respingere il nomignolo di sceriffo ha scomodato Ugo Pecchioli - ed è stato rimbrottato dalla figlia Laura dello storico dirigente del Pci - oggi il sindaco Leonardo Domenici, sempre per difendere la contestata ordinanza contro i lavavetri, tira fuori dall'armadio addirittura Lenin. Intervistato da alcuni quotidiani a larga tiratura il sindaco, che è anche presidente dell'Anci, si difende dalle accuse di razzismo dicendo che per togliere i lavavetri dai semafori ha applicato «la lezione di Lenin». «Lenin diceva: il problema è l'analisi concreta di una situazione concreta. Questo stiamo facendo e lo faccio osservare a chi da sinistra critica questa situazione». Domenici non torna indietro e anzi promette ora di continuare nella politica per il decoro cittadino con altri pattuglioni contro prostitute e graffitari. Quanto alle dure critiche che gli vengono da sinistra, Domenici rifiuta l'accusa di non saper integrare e ricorda le giornate del Social Forum del 2002. «È logico che se sento parlare i tolleranza zeropenso a Voltaire o a Beccaria, non a Rudolph Giuliani», dice scomodando altri riferimenti illustri. «Ci servono nuovi strumenti per la legalità. E penso ai graffitari, agli abusivi che vendono merce contraffatta, ai rumori dei locali notturni, all'ubriachezza molesta. E penso anche alla prostituzione: non si può pensare - spiega il sindaco - che la clientela sia esclusa da provvedimenti di sanzione».
La guerra alle illegalità è partita e proseguirà, assicura Domenici. Sempre mettendo in pratica la lezione di Vladimir Ilic Ulianovic, buona anche per respingere le critiche. «Lenin diceva che l'estremismo è la malattia infantile del comunismo».
E si sa com'è finita.
Nel frattempo la sinistra fiorentina sta organizzando una risposta all'ordinanza sui lavavetri. Lunedì ai semafori sarà distribuito un volantino con la riproduzione dell'Urlo di Edvard Munch, nel corso di un presidio organizzato da alcuni movimenti e associazioni antirazziste. Nel testo, dopo aver difeso i lavavetri, «per 30 euro non si sta un'intera giornata sotto il sole», gli organizzatori del presidio, in programma nel pomeriggio in piazza della Libertà, chiedono tra l'altro il ritiro dell'ordinanza «e la ridiscussione delle politiche di inclusione sociale: lavoro, diritti, casa». E questo perché, spiegano, «riteniamo pericoloso e demagogico coltivare nelle persone la convinzione che la vera sicurezza non si basi sui diritti fondamentali (lavoro, casa, salute, pace), ma sulla emarginazione dell'ultimo, sull'estirpazione del diverso». Nel manifestino dato agli automobilisti c'è poi una frase in prima persona: «Io non ho paura dei lavavetri: qualche volta sono gentili (come me), qualche volta sono aggressivi (come me). Ma non mi fanno paura - si legge nel volantino, firmato "X una sinistra unita e plurale" -. Io ho paura di amministratori che scelgono sempre le soluzioni più banali, più alla moda, più arretrate. Questo mi fa paura».
Finora il sostituto procuratore Ettore Squillace Greco ha provveduto ad altri tre sequestri degli arnesi dei lavavetri. I sequestri erano stati fatti il 28 agosto scorso dagli agenti della polizia municipale dopo l'ordinanza emessa dal sindaco di Firenze. Lo stesso pm, però, nonostante la convalida, secondo quanto si è appreso, avrebbe accompagnato il provvedimento con una nota nella quale sosterrebbe la necessità di approfondire l'applicabilità dell'articolo 650 del codice penale - che prevede multe e arresti fino a tre mesi per contravvenzioni alle ordinanze delle autorità in materia di igiene pubblica e decoro -a cui si appoggia l'ordinanza della discordia. Della questione si occuperà personalmente il procuratore capo di Firenze Ubaldo Nannucci a cui saranno trasmessi tutti i fascicoli delle denunce per i lavavetri. Nei giorni scorsi un altro pm, Luciana Siglitico, aveva convalidato altri 20 sequestri di secchi, spugne e tergivetri.
Pubblicato il: 03.09.07
Modificato il: 03.09.07 alle ore 10.04
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=68572
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