L'INTERVISTA. "Il 20 ottobre una manifestazione contro il governo Prodi? No, è contro le ingiustizie di questo Paese"
"Massimo, con la piazza si dialoga"
di GIOVANNA CASADIO
Pietro Ingrao
ROMA - "Massimo, con la piazza si dialoga. Non sono proprio d'accordo con D'Alema, non ne comprendo le paure". Pietro Ingrao, lo storico leader comunista, è stato tra i primi a sottoscrivere l'appello per la manifestazione del 20 ottobre. Una "sveglia" al governo per "dare risposte ai problemi fondamentali che abbiamo di fronte. Non è una mobilitazione contro Prodi. Almeno a me non pare". Con i suoi 92 anni, Ingrao è un pezzo di storia vivente delle lotte dei lavoratori. "Non mi convince quello che si sta dicendo in questi giorni sull'appuntamento del 20 ottobre...", ragiona. E a proposito di chi sarebbe stato bene ascoltare su questa questione, gli piace ricordare Bruno Trentin al quale il "compagno Pietro" ha reso l'ultimo saluto lunedì scorso, accompagnandolo con il pugno chiuso.
Ingrao, Massimo D'Alema chiede ai ministri della sinistra di fare un passo indietro e giudica la loro presenza in piazza "una contraddizione insostenibile". Lei condivide?
"No, io non sono d'accordo. Fossi al posto di D'Alema mi preoccuperei piuttosto di come il governo risponde alle domande che vengono evocate dalla manifestazione del 20 ottobre".
Il corteo chiederà al governo Prodi una svolta?
"Chiede un mutamento nella vita del paese. Non penso che sia una manifestazione indirizzata specificamente contro il governo Prodi. Chiama invece a intervenire contro una società ingiusta e pesante. Molto dura per ciò che riguarda le condizioni di vita dei lavoratori. Perché deve essere intesa come una manifestazione contro il governo? Penso che sia contro una situazione di questo paese, in cui ci sono grandi masse le quali vivono in una condizione aspra e difficile. Allora portano in piazza le loro rivendicazioni".
La polemica in particolare è sugli esponenti di governo che vanno anche loro a protestare. Non è effettivamente comprensibile, non crede?
"Oddio, ma bisogna discutere di questo? Il problema con cui abbiamo a che fare mi pare siano le condizioni sociali della gente. Chiedo a mia volta: perché le masse organizzate che sono presenti in Italia non dovrebbero fare sentire la loro voce e chiedere, non solo al governo ma alla società tutta, una svolta".
D'Alema è troppo riformista?
"Vuole scherzare! Dico una cosa forse paradossale, ma se venisse avanti e si affermasse un movimento di massa e di popolo attorno ad alcune rivendicazioni di cui c'è grande bisogno tra i lavoratori, allora anche D'Alema sarebbe più sorretto. Vado a ricordi molto lontani, agli anni in cui le masse erano attive, le piazze rappresentavano la consapevolezza dei propri bisogni. Le forze di sinistra e più in generale quelle di orientamento democratico, dovrebbero rallegrarsi, non preoccuparsi delle manifestazioni. Io ad esempio, mi inquieterei se le piazze il 20 fossero vuote, deboli, con poca gente. Bene invece se saranno dense e affollate di lavoratori e cittadini. Con la piazza si dialoga, D'Alema non lo dimentichi".
C'è il rischio che la sinistra massimalista mandi in crisi il governo?
"La domanda da porsi è: questa sinistra promuove cose sbagliate? E così fosse, perché lo sono? Il governo per prima cosa parli alla gente, la chiama allora ad altri obiettivi. Un governo democratico come quello attuale non deve spaventarsi dove ci sono masse attive. Nella mia vita, io ho desiderato sempre che i lavoratori non stessero inerti, fermi e muti".
Con il Partito democratico teme si vada verso una asse centrista?
"C'era già un certo orientamento centrista nei Ds... ma questo non cambia il discorso. Bruno Trentin è stato uno dei grandi che in Italia ha cercato e ragionato sui diritti e il potere dei lavoratori e su questo ha fatto lotte memorabili".
(2 settembre 2007)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/politica/partito-democratico-9/inte-ingrao/inte-ingrao.html
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1 commento:
In politica molti hanno la memoria corta...
Nel 1997, con Prodi al Governo, D'Alema andò ad una manifestazione organizzata dai sindacati per l'occupazione. E' vero, allora D'Alema non era ministro, ma semplicemente il capo del Pds, che nel governo aveva otto ministri e un vicepresidente del Consiglio.
E oggi? ...
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