"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 1 settembre 2007

La marijuana cresce nelle case

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INFORMAZIONE E BALLE DI STATO, QUASI UN BINOMIO INSCINDIBILE: MA DAVVERO GLI APPARATI DI SICUREZZA NON HANNO ALTRO DA FARE CHE "SCOVARE" PIANTINE DI MARIJUANA SUI BALCONI DELLE VECCHIETTE? MAH.. mauro ...

I semi via Internet, più facili da far germogliare. Ma la legge lo vieta

Boom di piante in orti e balconi
Professionisti e studenti: in Italia aumentano i coltivatori insospettabili


MILANO
L’ultima è stata scoperta dalla polizia ieri all’ora di pranzo, a Bologna. Una pianta di marijuana in mezzo ai fiori sul balcone di un’insospettabile (e inconsapevole) signora di 84 anni. L’idea era venuta alla sua badante, che è stata denunciata. Due ore prima la Guardia di finanza, sorvolando in elicottero le campagne vicino a Pordenone, ha trovato 5 piantagioni con centinaia di piante alte due metri e mezzo. La giovane «imprenditrice », scoperta anche con mezzo chilo di roba pronta da vendere, è finita in carcere. Negli anni 70 e 80 arrivava dal Nord Europa, nei 90 è diventata monopolio degli albanesi. Oggi la «gangja» è «made in Italy». Più facile da coltivare, più potente. Al Sud cresce in grandi appezzamenti nascosti tra gli aranceti, e gestiti dalla mafia. Al Nord in orti e giardini, coltivata da consumatori-piccoli spacciatori che spesso non sanno di rischiare il carcere. In tutta Italia in migliaia di cantine e ripostigli di studenti universitari, operai e professionisti che si trovano nei blog per darsi consigli. In fondo bastano 4 elementi: semi, acqua, terra e luce. Nei «grow shop», i negozi specializzati, si vendono lampade ad hoc per meno di 200 euro. Quando ci provavano i figli dei fiori, di ritorno dall’India con dei germogli «introvabili», il risultato era disastroso: troppo caldo o troppa pioggia, la canapa cresceva senza sviluppare la sostanza attiva, il Thc. Adesso i semi che si comprano via Internet e nei grow shop garantiscono sensazioni forti. «Si arriva a un tasso di Thc del 24 per cento—spiega lo psicanalista Claudio Risé, aurore di Cannabis (San Paolo), un saggio sui pericoli delle droghe «leggere» —. Quattro volte tanto la marijuana tradizionale ». Il cambiamento climatico, più umidità nell’aria e meno piogge, le nuove tecniche di coltivazione «fai-da-te» e le microserre da interno fanno il resto.

LA LEGGE E I NUMERI—La giurisprudenza italiana non è chiara sulla coltivazione «casalinga» di marijuana in modiche quantità. Secondo Paolo Iannucci, analista della Direzione antidroga della polizia, «il concetto di uso personale in questo caso non è applicabile: chi viene trovato con una pianta in casa rischia di finire in carcere». Questo in teoria. In pratica, su 1.495.830 piante sequestrate quest’anno, solo una cinquantina sono state trovate in abitazioni private. «Il problema—continua Iannucci — è che la marijuana viene coltivata dalle persone più insospettabili, in abitazioni dove le forze dell’ordine non entrano nemmeno». E poi, in fondo, «è giusto concentrare lo sforzo sui grandi produttori, sulla criminalità organizzata che in Sicilia eCalabria coltiva centinaia di ettari». Anche la Cassazione di recente ha mostrato orientamenti diversi. In una sentenza del 10 maggio, stabilisce che coltivare marijuana «in modiche quantità» sul balcone di casa è «una condotta penalmente irrilevante». Tredici giorni dopo, di fronte a un coltivatore domestico con 14 piante, dichiara invece che «la coltivazione è vietata e sanzionata penalmente anche qualora la finalità dell’agente sia il consumo personale».

I «GROWERS» — Insospettabili. Lo dice la polizia, lo confermano loro, i «growers», i coltivatori di marijuana per hobby. Rigorosamente a uso personale. Il loro guru, che preferisce restare anonimo, li descrive così: «Architetti e musicisti, medici e professori di liceo. Studenti rasta e manager rampanti, anche di destra. Conosco pure uno psichiatra: la sera cura la sua piantina per rilassarsi, per staccare la spina». Ma quanti sono questi growers? «Almeno un paio di milioni». Paolo Cento, oltre alle decine di proposte di legge sulla depenalizzazione delle droghe leggere, ne ha presentata pure una «per legalizzare almeno la coltivazione ». Per due motivi: primo, «dare un colpo mortale alla criminalità organizzata»; secondo, «evitare i contatti tra i giovani e gli spacciatori, vera porta d’ingresso alle droghe pesanti». Risé non è per niente d’accordo: «La marijuana fatta in casa è più pura e quindi più pericolosa. Grazie a Internet oggi anche i ragazzini di 15 anni sono in grado di prodursi autentiche bombe, capaci nel giro di qualche anno di distruggere loro il cervello».

Paolo Beltramin
01 settembre 2007

fonte: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/01/La_marijuana_cresce_nelle_case.shtml

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Boom delle droghe leggere


di: Alessio Mannucci

solid life, of crime
a man of odd circumstance
a victim of ghetto demands
feed me money for [style]
and i'll let you trip for a while

I'm your mamma, I'm your daddy
I'm that nigga in the alley
I'm your doctor, when in need
want some coke, have some weed
you know me, I'm your friend
your man boy, thick and thin
I'm your pusherman

(Curtis Mayfield, “I'm Your Pusherman”, 1974)


Da qualche tempo a questa parte va molto di “moda” fumare la “Salvia divinorum”, una potente erba allucinogena - pianta originaria del Messico usata dagli sciamani Mazatechi, lontana parente della salvia da cucina, che contiene il principio attivo Salvinorin A, inserito nelle tabelle dell'ultimo decreto legge anti droga - che si può acquistare legalmente negli “smart shop”. Per un breve tempo, circa 5 minuti, il corpo si disconnette dal “se”, gli oggetti e le persone appaiono surreali, meravigliosi o terrificanti. Come raccomandato dalla confezione, se proprio si vuole provare è bene farlo con qualcuno altro presente, lucido, che possa intervenire in caso di pericolo.

Il primo occidentale a sperimentare i potenti effetti allucinogeni della salvia è stato Brett Blosser, nei tardi anni Ottanta: fu invitato a prendere parte ad una cerimonia sciamanica mazateca in cui i partecipanti masticavano foglie di salvia. Più tardi, spinto dal resoconto di Blosser, che definì l'esperienza “profondamente psichedelica”, Daniel Siebert, un etnobotanico indipendente di Los Angeles, distillò il succo della pianta per produrre dei cristalli bianchi che chiamò “salvinorum A”. Una sola particella di questi cristalli sulla lingua produceva ciò che Siebert descrisse come la più meravigliosa e terrificante esperienza della sua vita: “Improvvisamente ho perso tutta la consapevolezza fisica. Mi sentivo completamente conscio ma privo di un corpo. Mi sono chiesto se non fossi morto”.

Nel 2002, dopo che l'uso ricreazionale della salvia comincia a diffondersi negli Stati Uniti e altrove, Bryan Roth, direttore del programma di monitoraggio delle droghe psicoattive alla per conto del National Institute of Mental Health, decide di studiare per bene la sostanza. Roth ha scoperto che la salvinorum A è altamente selettiva di un recettore oppioide (kappa) presente nel cervello. Come gli altri due recettori oppioidi conosciuti (mu e delta), kappa è coinvolto nelle sensazioni di dolore. Ma, rispetto agli altri due, provoca reazioni chimiche che possono causare allucinazioni. Non è ancora ben chiaro perché la salvia produca allucinazioni. “Alcune delle esperienze che la gente ha avuto con la salvia sembrano simili alle psicosi che si verificano nei malati di Alzheimer all'ultimo stadio”. Tutti gli studi fatti sinora sulla salvia hanno appurato che non provoca dipendenza. Inoltre, data la sua potenza, non si sono riscontrati casi di abuso o di overdosi.

Eppure, il possesso di salvia è stato recentemente oggetto di un'offensiva in 4 stati americani - Louisiana, Missouri, Tennessee e Delaware - e un bando federale appare inevitabile. Thomas Prisinzano, della University of Iowa, che sta studiando la salvia, ritiene che sia solo una questione di tempo. Fabrizio Schifano, della St George's Medical School di Londra, dice che il problema principale con le sostanze psicoattive - allucinogeni in particolare - è che possono incitare le psicosi. “Quello che mi preoccupa maggiormente”, dice Schifano, “è il fatto che molti consumatori si informano attraverso internet, attingendo perlopiù a opinioni di altri consumatori piuttosto che a ricerche scientifiche”. Tim Kendall, direttore dell'unità di ricerca del Royal College of Psychiatrists, dice: “Farsi la salvia è come giocare col fuoco. Si può andare incontro a seri danni. Si possono verificare, in seguito a delle brutte esperienze, dei flashbacks simili a quelli da stress post-traumatico”.

Il 26 settembre scorso, le cronache italiane hanno riportato la notizia di un ragazzo di Bari ventenne che, dopo aver ingerito dei semi allucinogeni acquistati in uno smart shop, si è gettato dalla finestra, credendo di poter volare. È subito scattato il sequestro su tutto il territorio dei semi in questione, semi essiccati dell'Ipomea Violacea, venduti anche via internet: masticati per alcune ore, i semi di questa comune pianta d'appartamento dalle campanule viola producono effetti allucinogeni molto simili all'LSD, grazie all'acido lisergico in essi contenuto.

Per il proprietario dell' “Oxi-Bar” nel rione Carrassi di Bari, dove il giovane aveva acquistato i semi, è scattato il fermo da parte della squadra mobile di Bari. L'accusa per Sandro Barbieri, 42 anni, originario di Torino, è di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e per morte come conseguenza di altro delitto. È questo il mondo del “legal high”, dello sballo legale e “intelligente” (smart), grazie a tutta una serie di potenzi sostanze psicotrope che stanno diventando molto popolari in tutto il mondo, mentre il monitoraggio da parte delle autorità competenti latita. La proliferazione dei distributori on-line e dei negozi in strada suggerisce che trattasi di un business altamente lucrativo (una compagnia americana specializzata in droghe legali ha recentemente riportato un fatturato annuale di circa 16 milioni di dollari). Con le centinaia di droghe sintetiche legali, senza menzionare le erbe più tradizionali che stanno per essere introdotte legalmente ai consumatori occidentali per la prima volta, la questione comincia a farsi piuttosto seria.

Paul Anand, manager di Shiva, uno smart shop di Greenwich, a Londra, vende questi prodotti da circa 15 anni, dopo aver cominciato la prima volta al festival hippie di Glastonbury. “Vendevo guarana, damiana e lattuga selvatica”, dice Paul, “in pratica delle mal riuscite imitazioni della cannabis”. Questa roba era guardata dai consumatori di droga come uno scherzo, non c'era un grande mercato. Tutto è cambiato con l'arrivo di nuove, più affidabili e più efficaci sostanze, come ad esempio i “magic mushrooms” (funghetti allucinogeni). Alla fine degli anni Novanta, i venditori hanno cominciato a trarre vantaggio della legalizzazione che ha permesso la vendita di funghetti freschi e non trattati in alcun modo, e il business dello sballo legale conobbe il suo primo boom.

Nell'aprile del 2004, il numero di negozi che vendevano magic mushrooms in Inghilterra arrivò fino a 400, secondo il British Crime Survey. Nello stesso periodo, circa 260.000 persone acquistarono funghetti (facendo registrare un incremento del 40% rispetto ai precedenti 12 mesi). Nel luglio del 2005, il governo dichiarò illegale la vendita di funghetti freschi contenenti psilocibina e psilocina. Ma la domanda di “legal high” era ormai troppo pressante. Così, i venditori si affrettarono a colmare il vuoto con diverse alternative: un altro tipo di magic mushrooms, il famigerato fungo agarico (Amanita Muscaria) che non contiene psilocibina o psilocina ma è pur sempre un allucinogeno (contenente muscimol) e la Salvia, più tutto un assortimento di erbe più o meno psicoattive, pillole, pillolette e pozioni varie, che imitano gli effetti delle droghe illegali.

All'interno del negozio, una cornucopia di offerte “stupefacenti”: fiale e bottiglie piene di estratti di erbe, tinture, semi e pacchetti contenenti “pillole da festa”. Ci sono allucinogeni, rilassanti, afrodisiaci, trip, pillole dell'amore e euforizzanti. Tutta roba del tutto legale, almeno in Inghilterra. Anand dice che i suoi clienti sono attratti dalla sicurezza e dalla qualità dei suoi prodotti. “La gente è a suo agio con ciò che acquista, gli piace venire al negozio piuttosto che dovere avere a che fare con pushers che magari gli rifilano un'aspirina”. La maggior parte dei clienti di Anand hanno un'età compresa tra i 20 e i 30 anni. Molti di essi hanno provato droghe di strada e cercano qualcosa di più sicuro, legale e affidabile. Sono parte di un movimento in crescita. Un venditore leader di droghe legali in Nuova Zelanda, Stargate of Auckland, recentemente ha riportato un fatturato annuale di circa 16 milioni di dollari.

Tra le droghe legali più popolari, le “pillole da festa”, fatte da composti chiamati piperazine, chimicamente simili al Viagra ma con un'azione anfetaminica. Sono conosciute con vari nomi come PEP e Bliss, il loro principale ingrediente attivo è il BZP (benzylpiperazine). Originalmente sviluppate come farmaci per trattare i parassiti del bestiame, le piperazine sono state usate sporadicamente nella scena discotecara per molti anni, prima di conoscere, circa 3 anni fa, un vero e proprio boom (mentre negli Stati Uniti sono rimaste illegali fino al 2002). Anand ha cominciato a venderle nel gennaio di quest'anno, e man mano sono diventate sempre più popolari.

La storia del BZP è cominciata nei tardi anni Novanta, quando la droga è stata “scoperta” in Nuova Zelanda da Matt Bowden. L'ex-musicista e consumatore occasionale di droga ad uso ricreazionale ha cominciato a farsi di anfetamine illegali negli anni Novanta, quando nel paese si faceva largo uso di metaanfetamine come il “crystal meth”, tristemente conosciuta anche come “cocaina dei poveri” perché provoca forte dipendenza, bruschi cambiamenti di umore, paranoia, e distrugge i neuroni. A metà degli anni Novanta fu testimone di un terribile atto suicida da parte di un suo amico che si fece a pezzi con una spada da samurai ad una festa.

A quel punto decise di farla finita. I suoi sforzi lo portarono a sperimentare le droghe legali con l'ausilio di un “tutore”, un professore di neurofarmacologia. Cercando nella letteratura scientifica si imbattè in una piperazina occasionalmente venduta come una ecstasy alternativa chiamata A2. “Guardando a degli studi americani”, racconta Bowden, “scoprimmo che una parte della molecola aveva causato seri danni in topi da laboratorio, mentre l'altra parte appariva perfettamente sicura. Quella parte era il BZP”.

NEL 2000, Bowden usò il composto per uscire dalla sua dipendenza alle metaanfetamine e cominciò anche a farla provare ai suoi amici. A partire dal 2002, diverse compagnie hanno cominciato a produrre e vendere BZP. Bowden decise allora di fondare una sua compagnia, la Stargate, per vendere alternative legali alle droghe da strada. La Stargate oggi produce e vende varie pillole basate su miscele di piperazine. Il BZP è spesso combinato con un altra piperazina, il TFMPP (trifluorophenylmethylpiperazine), che dà alla pillola un effetto rilassante-euforico simile a quello dell'ecstasy.

Entrambe le droghe attivano il recettore di serotonina 5HT nel cervello, lo stesso recettore attivato da da molte anfetamine e dall'MDMA (alla base dell'ecstasy) che causa il rilascio di dopamina, responsabile dell'effetto euforizzante, ma anche di effetti collaterali come ansietà, aumento della temperatura corporea e disidratazione. Secondo uno studio, solo la metà delle persone che hanno usato BZP hanno descritto l'effetto come “buono”; il 16% ha detto che era “buono all'inizio e cattivo in seguito”, il 10% ha detto “cattivo” e il 14% “né buono né cattivo”. Nella maggior parte dei casi, l'effetto piacevole si accompagna a senso di di paranoia, insonnia e ad uno stato confusionale per il resto della giornata.

Bowden vende un milione di queste pillole in tutto il mondo ogni anno. L'industria neozelandese delle pillole da festa legali fattura circa 50 milioni di dollari neozelandesi all'anno. Molti neozelandesi dunque consumano BZP. Lo scorso giugno, ricercatori della Massey University, Auckland, hanno pubblicato i risultati di un sondaggio riguardante più di 2000 persone commissionato dal governo neozelandese: il 20% delle persone intervistate ha dichiarato di aver provato il BZP, 1 su 7, dai 15 ai 45 anni, durante lo scorso anno.

Chris Wilkins, a capo dello studio, ha detto che il maggior uso è stato rilevato tra i ventenni, come era prevedibile, ma anche tra le persone con età compresa tra i 30 e i 40 anni. Lo stesso studio, svolto su un campione di 1000 persone a Hamilton, la settima città più grande della Nuova Zelanda, ha ottenuto risultati simili: il 12% della popolazione totale. di cui il 30% con età compresa tra i 14 e i 25 anni, ha fatto uso di BZP.

La popolarità del BZP, insieme con resoconti di reazioni avverse ed episodi piscotici, ha spinto alcuni politici e dottori ad iniziare una campagna per la messa al bando. Bowden continua a dire che i suoi prodotti sono “innocuo divertimento” e riducono la richiesta di droghe da strada e il danno che causano. Esiste un accordo che consente di vendere questi prodotti solo ad adulti e in luoghi dove non sia reperibile alcol. “Se accettiamo il diritto di ogni persona a sperimentare con la propria mente, allora è responsabilità del governo assicurare a queste persone un accesso a droghe sicure e di qualità”, dice Bowden.

Sono poi emerse anche serie preoccupazioni riguardo agli effetti del BZP sulla salute. Tra l'aprile e il settembre del 2005, il team del dottor Paul Gee, addetto al Pronto Soccorso del Christchurch Hospital, ha avuto a che fare con ben 80 casi di consumatori di BZP con problemi di nausea, vomito, ansietà e palpitazioni. Sebbene non si siano registrati decessi direttamente attribuibili all'uso di BZP, nel 2001, una donna è morta a Zurigo dopo aver assunto BZP e MDMA.

La maggiore preoccupazione è che, essendo pubblicizzato come una “alternativa sicura”, il BZP possa far credere a chi ne fa uso di essere completamente innocuo e quindi incoraggiare l'assunzione di overdosi (superiori ai 200 milligrammi). In un altro studio, circa un terzo dei 14-25 anni che hanno preso BZP hanno detto di non aver neanche letto le istruzioni all'uso presenti nella confezione. Almeno la metà hanno ammesso di aver assunto dosi superiori alla normalità, e il 66% di aver bevuto alcol allo stesso tempo, cosa da evitare dato che l'alcol esaspera gli effetti disidratanti del BZP.

Tutti questi dati non certo tranquillizzanti hanno spinto mel 2002 il governo statunitense a inserire il BZP nella stessa categoria di MDMA e eroina. Recentemente, il BZP è stato dichiarato illegale da Giappone, Danimarca, Grecia, Svezia e Australia. In Inghilterra, il BZP rimane legale anche se è prevista una discussione in merito. Tornando alla Nuova Zelanda, nel 2001 Bowden ha chiesto al governo di aiutarlo a regolare la nuova industria. In risposta, il governo ha introdotto una nuova classe di droghe chiamata “sostanze sintetiche non-tradizionali”, conosciuta anche come classe D. Si tratta di droghe legali ma sottoposte ad alcune restrizioni. Nel caso del BZP, questo significa una messa al bando delle vendite per minori di 18 anni e in posti dove si vende alcol.

A parte il BZP, comunque, quel che è certo che le nuove droghe legali, sia naturali che sintetiche, continueranno ad entrare nel mercato. Già si parla molto, ad esempio, di un “legal high” chiamato kratom. Questo estratto di una pianta nativa del sud-est asiatico è stata soprannominato “herbal speedball” per le sue proprietà energetiche ed euforizzanti. Il principale ingrediente attivo del kratom, la mitraginina, si lega allo stesso recettore, così come l'oppio, l'eroina e la cocaina.

Il kratom è legale quasi dovunque, eccetto che in Tailandia e in Australia. In alte dosi, si suppone che produca effetti allucinogeni. Secondo un rapporto dell' US National Drug Intelligence Center, pubblicato nel 2005, il kratom è ampiamente reperibile negli Stati Uniti, a prezzi moderati, e dunque ad alto rischio di abuso. Se la sua popolarità crescerà, c'è da star sicuri che attirerà anche l'attenzione dei legislatori in materia, come è successo in Inghilterra per i magic mushrooms.

“Le persone hanno un impulso naturale a sperimentare stati si coscienza alterati”, dice Richard Boire, del Center for Cognitive Liberty and Ethics di Davis, in California, “il ruolo del governo dovrebbe essere quello di prevenire la società dal pericolo di abusi di droga. Non di impedire alla gente di sballarsi”. Il leggendario farmacologo Alexander Shulgin, famoso per aver sintetizzato l'ecstasy, nella sua carriera ha sintetizzato più di 230 nuove droghe. Per ogni sostanza psicoattiva bandita, ve ne sono dozzine che rimangono legali, ampiamente reperibili attraverso internet, e che diventano sempre più popolari.

Fonte: New Scientist / ottobre 2006


E-mail: Alessio Mannucci

fonte: http://www.ecplanet.com/canale/salute-7/tossicologia-94/0/0/27225/it/ecplanet.rxdf

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Umberto Veronesi

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