Memorie di un soldato bambino, un libro assolutamente da non perdere .......
Ishmael Beah è nato in Sierra Leone nel 1980. Ha raggiunto gli Stati Uniti nel 1998. Dopo aver terminato gli studi superiori alla United Nations International School di New York, nel 2004 si è laureato in scienze politiche all’Oberlin College. Membro dello Human Rights Watch Children’s Rights Division Advisory Committee, ha parlato numerose volte alle Nazioni Unite, al Council on Foreign Relations e al Center for Emerging Threats and Opportunities.Vive a New York.
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Ishmael Beah
Titolo: Memorie di un soldato bambino
Pagine 256
Euro 15,50
Il 1993 è appena iniziato in Sierra Leone e a Mogbwemo, il piccolo villaggio in cui vive il dodicenne Ishmael, la guerra tra i ribelli e l’esercito regolare, che insanguina la zona del paese più ricca di miniere di diamante, sembra appartenere a una nazione lontana e sconosciuta.
Di tanto in tanto nel villaggio giungono dei profughi che narrano di parenti uccisi e case bruciate, e si trascinano dietro dei bambini che fuggono impauriti al rumore della scure sulla legna o quando i sassi lanciati dalle fionde dei ragazzi a caccia di uccelli risuonano sui tetti di lamiera.
Ma per Ishmael, suo fratello Junior e gli amici Talloi e Mohamed, quei profughi e quei bambini esagerano sicuramente. La guerra non potrà mica essere più terribile di una scena di Rambo!
L’immaginazione di Ishmael e dei tredicenni Junior, Talloi e Mohamed è catturata da una cosa sola: la musica rap. Affascinati dalla «parlata veloce» di un gruppo americano visto su un enorme televisore a colori nella zona dei divertimenti per turisti bianchi di Mobimbi, i ragazzi hanno fondato una band e se ne vanno in giro a esibirsi nei villaggi vicini.
Un giorno, però, in cui sono in uno di questi villaggi, li raggiunge la terribile notizia: i ribelli hanno attaccato e distrutto Mogbwemo.
Ishmael e Junior restano immobili, impietriti per un lungo, doloroso istante, ma poi non esitano a cercare di percorrere velocemente i chilometri che li separano dalla casa dei genitori.
Una volta giunti, però, a Kabati, il villaggio della nonna lungo il cammino, la vista degli uomini, che emergono dalla fitta foresta che circonda le case, li fa presto desistere dal tentativo.
«Un uomo» scrive Beah, «portava in braccio il figlio morto, pensando che fosse ancora vivo. Era zuppo del sangue del ragazzo e, correndo, ripeteva senza tregua: “Ti porto in ospedale, piccolo mio, e tutto si risolverà”».
Ishmael non vedrà piú casa sua e i suoi genitori. Perderà Junior. Fuggirà nella foresta, dormirà di notte sugli alberi, sarà catturato dall’esercito governativo, imbottito di droga, educato all’orrore, all’omicidio, alla devastazione. Il suo migliore amico non sarà piú il tredicenne Talloi ma l’AK-47 e la sua musica non piú l’hip-hop ma quella del suo fucile automatico.
Testimonianza indimenticabile dal cuore dell’Africa, dove milioni di bambini muoiono di malattie curabili in Occidente e centinaia di migliaia sono mutilati o cadono in guerra, Memorie di un soldato bambino ha fatto gridare al miracolo la critica letteraria americana, stupita da «un’opera dallo sguardo così nitido, dal linguaggio così forte e di tale incomparabile tenerezza» (Melissa Fay Greene).
«La prima confessione letteraria di un male atroce dei nostri tempi, quello dell'infanzia armata, drogata, plagiata, e mandata a combattere con la violenza indicibile che in queste pagine, e probabilmente anche nella realtà, appare per contrasto non premeditata e innocente».
Livia Manera, Il Corriere della sera
«La prima volta che un soldato bambino si mostra capace di dar voce letteraria a uno dei più angoscianti fenomeni della fine del XX secolo: la comparsa del guerriero-assassino adolescente (o addirittura pre-adolescente)».
William Boyd
«Una delle più importanti storie di guerra della nostra generazione».
Sebastian Junger
«Un libro destinato a diventare un classico della letteratura di guerra».
Publisher’s Weekly
3 commenti:
Brutta storia... bruttissima. Ma ancora più brutto è, come ha detto Gianni Minà sabato sera da Fazio, che nessuno è disposto a dire cosa c'era dietro, alla guerra tra governativi e ribelli: noi. Noi paesi ricchi europei, ghiotti dei diamanti della Sierra Leone, disposti per questo a far scannare un popolo: perché le nostre dame si possano beare del bagliore dei diamanti. Forse non erano italiani, forse dietro c'erano gli olandesi, o i belgi... ma forse anche gli italiani hanno venduto armi... non lo so. So che non ci possiamo chiamare fuori... per quello che è successo e per quello che continua a succedere nel mondo.
Elena il mondo è diviso a metà: c'è chi sta di "qua" e c'è chi sta di "là"... Noi stiamo di "qua" e siamo gli aguzzini. Certo che le abbiamo vendute le armi; un po' ovunque in Africa ci sono mezzi distrutti marchiati IVECO e FIAT. Ma anche se non ci fosse un "appoggio" diretto saremmo colpevoli allo stesso modo perchè in qualche maniera godiamo dei "vantaggi" che provengono dalla gente morta ammazzata. Basti vedere la guerra in Iraq dove tutti sono corsi (anche con eserciti in numeri ridottissimi) per accapparrarsi gli appalti sulla ricostruzione. Siamo degli avvoltoi. Ogni nostra piccola comodità ha un prezzo sulla pelle di qualcuno. Ovviamente non so come si fa a cambiare il sistema delle cose... Prima si andava nei paesi poveri e si mettevano su le colonie adesso il colonialismo nella sua forma tradizionale ha cambiato aspetto: è più facile in fondo prendere qualche fantoccio e far sì che i popoli più poveri si ammazzino tra loro.
"Memorie di un soldato bambino ha fatto gridare al miracolo la critica letteraria americana, stupita da «un’opera dallo sguardo così nitido, dal linguaggio così forte e di tale incomparabile tenerezza»"
Ma ci rendiamo conto o no di quanto siamo dei cani rognosi? La nostra mostruosità sta tutta racchiusa in quella frase là in alto. Perchè questo libro a noi non ci serve a niente. La critica americana "grida al miracolo". Ma che vuol dire? Magari ci fanno anche un film che incassa miliardi di dollari al botteghino, ma poi tutto passa. La percezione della realtà è distorta e questo libro ci viene fornito sul menu insieme al DVD rimasterizzato di Guerre Stellari. Capirai gli americani o gli italiani che leggono il libro... cosa succede dopo che l'hanno (l'abbiamo) letto? E' il frutto delle nostre colpe e pretendiamo di osservare certe realtà dando per scontato che i colpevoli siano "gli altri".
I bambini soldato? Sono gli stessi che entrano in accademia militare a 15-16-17 anni in tanti paesi, compresi i nostri... facciamo la stessa cosa, solo che le nostre armi sono più potenti. Questa è la differenza.
Secondo me il libro (questo genere di libri) devono essere letti dalle popolazioni che vivono queste catastrofi immani, che vivono nell'ignoranza, che non sanno, che vengono spinte ad essere delle bestie. E' qui la prova della nostra colpevolezza: non ci preoccupiamo di portare a questa gente la conoscienza, la testimonianza. Dovremmo andare lì e dire "ehi ascoltate la storia di questo bambino che è vostro figlio, vostro fratello, vostro nipote...". Invece facciamo finta di interessarci al problema leggendo noi la testimonianza di questo ragazzo; e nel frattempo altri bambini vengono drogati, siglati, mandati a combattere...
Eh si, brutta storia piper, quella dei bambini stuprati, drogati, avvelenati dalla politica e dall'egoismo di noi grandi.. bambini che saranno grandi (se lo saranno) e diventeranno aguzzini a loro volta.
Film? Ma l'hanno già fatto! E prima dell'uscita del libro, sui diamanti insanguinati. Molto politically correct. Osannato dalla critica. Amato dal pubblico. E che ha fatto vendere ancora più diamanti..
Ma sui bambini soldato non abbiamo ancora finito di parlare: nel prossimo post ci sarà qualcosa di altrettanto terrificante, anche se all'apparenza meno sanguinario, sull'uso strumentale dell'infanzia.. L'infanzia sembra ormai l'obiettivo di una guerra su scala mondiale. Dove gli sconfitti saranno sempre i poveri di una certa parte del mondo (una grossa parte), mentre i vincitori indovina dove sono?
mauro
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